lunedì 30 novembre 2009

In anteprima mondiale: Ecco la bozza della nuova bandiera italiana proposta dalla Lega.

Sarà presto portata in CDM e subito dopo in aula nei due rami del Perlamento che legifereranno in seduta comune.

Noi che siamo riusciti a intrufolarci nella sede della Lega, siamo riusciti a copiare la bozza della Bandiera Leghiana (si chiamera' così infatti la bandiera della nuova Repubblica Leghiana) e ve la sottoponiamo così non sarà una sorpresa quando la vedrete sostituire in tutti i palazzi istituzionali.
Eccola!




venerdì 27 novembre 2009

Libri sul cancro del cattolicesimo

LIBRI SUL CANCRO DEL CATTOLICESIMO

«La Chiesa Cattolica è la più grande associazione a delinquere della storia.»

Luigi Tosti, magistrato

«Il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica sono nemici dell'Umanità.»

Ennio Montesi

La censura sui libri esiste ancora. Entrando in libreria, i libri sembrano traboccare dagli scaffali. Di solito i libri importanti - tranne rare eccezioni - difficilmente sono in bella vista. A volte sono relegati in qualche angolo oscuro della libreria, forse dimenticati da anni dentro uno scatolone polveroso. Oppure si possono trovare con le pagine ingiallite e le copertine sgualcite ad ali di rondine in qualche negozio remainder di libri vecchi e usati. Oppure, grazie ad internet, i libri importanti, nei casi fortunati, sono reperibili online in qualche sito sconosciuto o residente all'estero. Esiste anche un altro tipo di censura definita "a ritroso" che consiste nel non ripubblicare i "libri fastidiosi o pericolosi" benché essi siano importanti o venduti con successo. Se "libri indesiderati" vengono pubblicati "per errore" da editori importanti e poi si scopre che tali libri infastidiscono o vanno ad intaccare gli interessi di una certa comunità o gruppi di potere, allora i libri non vengono rieditati ed alcuni addirittura vengono eliminati dal catalogo. Anzi, il fatto che un libro fastidioso sia sotto contratto editoriale, benché introvabile, garantisce che tale libro resti interdetto per molti anni e blindato contro il rischio di pubblicazione da parte di altri editori che potrebbero pubblicarlo di nuovo. Ciò significa che resterà interdetto anche per la Fiera internazionale del Libro di Francoforte, per quella di Londra e per altre. Di conseguenza il libro resterà bloccato e vietato anche per altre nazioni che potrebbero pubblicarlo liberamente nella propria lingua. La redazione di Axteismo segnala alcuni di questi libri molto importanti per la mente e per la crescita intellettuale. Sono libri straordinari che dovrebbero essere custoditi con cura nelle case di tutti gli italiani, libri da tramandarsi di generazione in generazione affinché si sia consapevoli e bene informati della più grande piaga dell'Umanità: il cristianesimo, nella fattispecie della setta cattolica e dei molteplici tragici aspetti, orrende sfaccettature e nefandezze correlate che hanno avvelenato e avvelenano ancora la società contemporanea e la vita dell'uomo.

STORIA CRIMINALE DEL CRISTIANESIMO

di Karlheinz Deschner

a cura di Carlo Modesti Pauer

Traduzione dal tedesco:

Cristina Colotto, Valentina Daniele, Luciano Franceschetti, Costante Mulas, Gianni Bertocchini

Edizioni Ariele

Opera completa n. 10 volumi dei quali n. 8 già pubblicati, il nono in uscita a fine gennaio 2010.

Dettagli:

www.edizioniariele.it/ilviandante_03.htm

Mentre la Chiesa cattolica celebra l'ingresso nel suo terzo millennio, una voce fuori dal coro ne ripercorre minuziosamente la storia, finalmente anche per il pubblico italiano, partendo da un punto di vista inedito e provocatorio. L'opera di Deschner, prevista in dieci volumi, offre al lettore, credente o non credente, gli elementi per una conoscenza, lontano dall'agiografia più o meno esplicita e dal timor reverentialis che troppo spesso traspare in molti autori, dell'evento culturale che maggiormente ha caratterizzato la storia dell'Occidente e poi del mondo: il cristianesimo. Comprenderlo profondamente per allontanarsene definitivamente o viverlo con una fede rinnovata? E in ogni caso rivendicare con forza, in tali problematiche, l'autonomia personale e la libertà di scelta contro qualsiasi autorità clericale che si pretende unica depositaria della verità!

SOPRA DI NOI... NIENTE. PER UN CIELO SENZA DEI E UN MONDO SENZA PRETI

di Karlheinz Deschner

Traduzione dal tedesco Gianni Bertocchini

Edizioni Ariele

Dettagli:

www.edizioniariele.it/cogito_01.htm

Diciotto saggi, tre interviste, un solo scopo: denunciare le nefandezze compiute dalle cosiddette chiese cristiane, in primis quella cattolica. Un impegno che Deschner persegue da più di quarant'anni con numerose opere, senza mai farsi fermare o addomesticare. Perché combattere il potere e la prepotenza dei preti è un impegno umano e civile. Ciò valga come risposta ai laici "devoti" italiani, con la loro falsa distinzione tra una laicità aperta, al passo coi tempi, e un laicismo intollerante, da pattumiera. Un imbroglio che vuole impedire la giusta e dura critica contro l'invadenza clericale cattolica nella vita civile e in quella privata dei singoli, anche dei non cattolici. Imbroglio tuttavia riuscito, visto che i politici italiani cosiddetti laici, per viltà e convenienza politica, si sono fatti intimidire da questi devoti e hanno abbassato i toni della protesta rinunciando a ogni difesa, col risultato che il paese è sempre più uno stato confessionale cattolico, prono al volere vaticano. Non è la "deriva laicista" il problema, bensì la "deriva clericale"; non il laicismo, ma il clericalismo è la minaccia letale per la democrazia, la libertà e il progresso di questo paese. I preti non perdonano e non dimenticano nulla. Vagheggiano ancora l'Ancien régime, precedente la Rivoluzione francese, quando spadroneggiavano nel modo più spudorato e violento in tutta Europa. Non per nulla i papi cattolici, compresi quello polacco e quello bavarese, hanno sempre attaccato l'Illuminismo: non sopportano che da allora il loro potere sia dimezzato. Prima la batosta della Riforma protestante, poi l'Illuminismo (molto odiato guarda caso anche dai laici "devoti"): troppo per la pelle delicata di questa gente. Perciò i laici italiani, non sostenuti da una classe politica genuflessa, sono costretti a resistere da soli; devono rafforzare le loro convinzioni, usare la ragione, l'informazione, lo studio, per conoscere la violenza clericale, mai spenta e sempre pronta a risorgere. Se non lo fanno, fra non molto avremo uno stato soggetto alla sha'ria cattolica, dove il papa tornerà ad essere re. Un pensiero, quello di essere comandato da preti, francamente insopportabile e ripugnante.

LA POLITICA DEI PAPI NEL XX SECOLO

di Karlheinz Deschner

Tomo I: Da Leone XIII 1878 fino a Pio XI 1939

Traduzione dal tedesco Gianni Bertocchini

N. 2 tomi

Tomo II: Da Pio XII 1939 fino a Giovanni Paolo II 1991 (in preparazione)

Edizioni Ariele

Dettagli:

www.edizioniariele.it/cogito_02.htm

Perché in Italia Perché non possiamo NON ESSERE cattolici? Perché ce lo impediscono. Chi? I politici, cattolici e non. I primi per settarismo, i secondi per convenienza elettorale. E negano, anche ai non cattolici, dei diritti legittimi. Perché le coppie di fatto non sono riconosciute? Perché il testamento biologico è negato, l'eutanasia criminalizzata, l'omosessualità discriminata, la libera ricerca impedita? Perché così vuole il Vaticano, che si ritiene in diritto di imporre la sua morale a tutti. Benché essa dovrebbe valere solo per chi crede cattolicamente. E i nostri politici, gente onesta, proba e laica, lasciano fare. Essi dicono che si può essere laici, ma non si deve essere laicisti. C'è differenza? Per loro sì. E chi insegna agli italiani ad essere laici in modo sano? Ovvio, sottintendono, il papa. Se questo non è essere spudorati! Un intero paese, unico in Europa, costretto sotto il giogo papale, sempre più teocratico, reso una sorta di immenso oratorio a cielo aperto, dove giorno dopo giorno la libera coscienza di moltissimi suoi cittadini viene umiliata! Quando la gente comincerà a ribellarsi a questi imbelli servitori di una chiesa che sa solo essere arrogante?

LA FAVOLA DI CRISTO

INCONFUTABILE DIMOSTRAZIONE DELLA NON ESISTENZA DI GESU'

di Luigi Cascioli

Tradotto e pubblicato in Slovenia

Editore sloveno Ciceron www.ciceron.si

Dettagli edizione in italiano:

www.luigicascioli.eu

Il libro denuncia "LA FAVOLA DI CRISTO - Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù" di Luigi Cascioli è stato tradotto e pubblicato in Slovenia dalla Casa Editrice Ciceron e risulta che il libro stia ottenendo grande successo da parte dei lettori e della critica. Il libro demolisce le testimonianze testamentarie ed extratestamentarie alle quali la Chiesa cattolica si è finora fraudolentemente aggrappata per sostenere l'esistenza storica di Gesù detto il Cristo.

VATICANO S.P.A.

di Gianluigi Nuzzi

Casa Editrice Chiarelettere

Dettagli:

www.chiarelettere.it/dettaglio/64896/vaticano_spa

Per la prima volta dagli archivi di Monsignor Dardozzi la verità sugli scandali finanziari e politici della Chiesa Cattolica. Spericolate operazioni finanziarie mascherate da opere di carità e fondazioni di beneficenza. La storia raccontata in questo libro è totalmente inedita. Parte da un archivio immenso, custodito in Svizzera e da oggi accessibile a tutti. Circa cinquemila documenti. Lettere, relazioni riservate, bilanci, verbali, bonifici. La finanza del Vaticano come non è stata mai raccontata. Tutto grazie all'archivio di monsignor Renato Dardozzi (1922-2003), tra le figure più importanti nella gestione dello Ior fino alla fine degli anni Novanta. Sembrava una storia conclusa con gli scandali degli anni Ottanta. Con Marcinkus, Sindona e Calvi. Invece tutto ritorna. Dopo la fuoriuscita di Marcinkus dalla Banca del Papa, parte un nuovo e sofisticatissimo sistema di conti cifrati nei quali transitano centinaia di miliardi di lire. L'artefice è monsignor Donato de Bonis. Conti intestati a banchieri, imprenditori, immobiliaristi, politici tuttora di primo piano, compreso Omissis, nome in codice che sta per Giulio Andreotti. I soldi di Tangentopoli (la maxitangente Enimont) sono passati dalla Banca vaticana: titoli di Stato scambiati per riciclare denaro sporco. Depositi che raccolgono i soldi lasciati dai fedeli per le Sante messe trasferiti in conti personali, con le più abili alchimie finanziarie. Lo Ior funziona come una banca nella banca. Una vera e propria "lavanderia" nel centro di Roma, utilizzata anche dalla mafia e per spregiudicate avventure politiche. Un paradiso fiscale che non risponde ad alcuna legislazione diversa da quella dello Stato del Vaticano. Tutto in nome di Dio. Gianluigi Nuzzi è inviato di "Panorama". Già collaboratore del "Corriere della Sera" e giornalista de "Il Giornale", dal 1994 segue le principali inchieste giudiziarie con implicazioni politiche e finanziarie del nostro Paese. Nella primavera del 2008 ha avuto per la prima volta accesso all'archivio segreto di monsignor Dardozzi.

L'ENTITA'

La clamorosa scoperta del servizio segreto vaticano: intrighi, omicidi, complotti degli ultimi cinquecento anni"

di Eric Frattini

Traduzione di Simona Noce

Fazi Editore

Dettagli:

www.fazieditore.it/scheda_libro.aspx?l=1118

«Un saggio che supera qualunque romanzo di John Le Carré».El País. Il libro scandalo di cui non sentirete mai parlare. Il papato, una delle istituzioni più antiche del mondo, ha da sempre un doppio ruolo: autorità spirituale e religiosa e attore fondamentale della scena politica internazionale. E proprio per rafforzare il suo potere, nel 1566 venne fondato il servizio di intelligence pontificio: da allora fino ai giorni nostri, l'Entità e il suo controspionaggio, il Sodalitium Pianum, hanno assassinato re, capi di Stato ed esponenti dell'alta economia come Enrico IV di Francia o Roberto Calvi; preso parte a rivoluzioni, finanziato dittatori e appoggiato golpe; creato società segrete al cui interno sono stati pianificati ed eseguiti omicidi politici e traffici d'armi internazionali; organizzato la fuga di criminali di guerra nazisti e provocato crac finanziari. Tutto in nome di Dio e della fede cattolica e dietro mandato del sommo pontefice, secondo il motto «per la croce e con la spada». Questo libro racconta cinque secoli di operazioni segrete dell'Entità, da Pio V a Benedetto XVI, soffermandosi in particolare sulle pagine ancora oscure della storia vaticana degli ultimi decenni (l'improvvisa e misteriosa morte di papa Luciani, l'attentato a Wojtyla, la gestione di Marcinkus dello IOR e il suo coinvolgimento nel fallimento del Banco Ambrosiano). Un saggio sconvolgente e molto documentato, che svela episodi inediti e getta una nuova luce sulle vicende che hanno visto implicati non soltanto lo Stato della Chiesa, ma anche l'Italia e le maggiori potenze politiche mondiali. Dopo aver venduto 250.000 copie solo in Spagna ed essere stato tradotto in oltre dieci paesi, arriva finalmente anche in Italia il libro che svela l'esistenza e l'operato del servizio di spionaggio vaticano. Eric Frattini, nato a Lima nel '63, è stato inviato di guerra a Beirut, Nicosia e Gerusalemme. Attualmente insegna giornalismo all'Università di Madrid e interviene periodicamente come esperto di politica estera alla tv spagnola. È autore del romanzo El quinto Mandamiento (2007) e di una ventina di saggi, fra cui ricordiamo Mafia S.A. 100 Años de Cosa Nostra (2002) e ONU. Historia de la corrupción (2005). Le sue opere sono già state tradotte in Gran Bretagna, Francia, Portogallo, Russia, Polonia, Bulgaria, Romania, Brasile, Stati Uniti e Australia. «Un saggio storico e politico che è anche un romanzo giallo e un thriller, ma soprattutto un lavoro estremamente documentato». ABC. «Eric Frattini firma un libro che denuncia fondatamente lo spirito inquisitorio della Chiesa cattolica e il pericolo che questo comporta per le società democratiche di oggi». El Mundo.

LE SPIE DEL PAPA

Dal Cinquecento a oggi, venti vite di assassini e sicofanti al servizio di Dio

di Eric Frattini

Traduzione di Simona Noce

Ponte Alle Grazie Edizioni - Gruppo Editoriale Mauri Spagnol

Dettagli:

www.ponteallegrazie.it/scheda.asp?editore=Ponte%20alle%20Grazie&idlibro=6732&titolo=LE+SPIE+DEL+PAPA

Il braccio violento della Chiesa Cattolica. Dall'esperto di bestseller dei segreti del Vaticano, un libro documento soprendente. Ha scavato in archivi e biblioteche sparse per il mondo, ha scovato studiosi e profondi conoscitori delle vicende vaticane, raccogliendo le tracce lasciate in ogni angolo del pianeta da venti uomini, venti paladini della Chiesa cattolica, venti spie dei papi. Eric Frattini, con il rigore documentario che lo contraddistingue e la sua consueta passione, ci restituisce in queste pagine i nomi e i cognomi, i volti, le personalità, le imprese dei protagonisti dello spionaggio pontificio che hanno reso possibile l'esistenza stessa dell'Entità. Uomini senza paura, pronti a tutto, anche a morire, soldati nell'ombra agli ordini del papa: da Davide Rizzio, nella Scozia di Maria Stuarda, a Luigi Poggi, nell'Europa dell'est «infestata » dal comunismo, per ben cinque secoli questa «avanguardia della fede» ha ubbidito ciecamente all'autorità dei pontefici, diffamando, cospirando, vendicando, avvelenando, ammazzando, in nome di Dio. In cinquecento vorticosi anni, le differenze fra queste venti grandi star ci raccontano l'evoluzione dell'intelligence dell'Entità. Come e in che cosa è cambiata? Come e in che cosa è rimasta fedele a se stessa? E a che cosa è ancora disposta, oggi, per raggiungere i suoi scopi?

DENTRO L'OPUS DEI

di Emanuela Provera

Casa Editrice Chiarelettere

Dettagli:

www.chiarelettere.it/dettaglio/66006/dentro_lopus_dei

"Stento a credere che in ambiente ecclesiastico non siano giunte le denunce di madri e padri trafitti dal dolore per aver perso i figli, inghiottiti dall'Opus Dei. Perché si continua a tacere?" Franca Rotonnelli De Gironimo, ex soprannumeraria. "Avevo 14 anni quando scrissi la lettera di ammissione. Volevo dirlo a mia madre, invece mi indussero a tacere." Eva Siciliano, ex numeraria. Come vivono i numerari. La caccia alle vocazioni. I documenti "non ufficiali" occultati alla Chiesa. Il violento distacco dalla famiglia. La manipolazione delle coscienze. L'espropriazione dei beni. Il lavoro non retribuito. Questo libro nasce da un forum on-line privato e non accessibile. Qui per più di un anno si sono "incontrati" gli ex numerari italiani. Uomini e donne con grande sensibilità religiosa, in passato rapiti dalla "missione": fare l'Opus Dei nel mondo. Storie italiane, da Milano a Palermo, da Roma a Bari. Raccontano di un nuovo integralismo che attraversa la nostra società: asili nido, centri sportivi, scuole, residenze universitarie... Tutto "bellissimo" e organizzato grazie alla potenza finanziaria dell'Opera. Piogge di fondi, anche dallo Stato. Così funziona la milizia di Dio voluta da Josemaría Escrivá De Balaguer. Santo? Emanuela Provera, cattolica, vive a Milano. Dal 1986 al 2000 numeraria dell'Opus Dei, ha collaborato con Ferruccio Pinotti al libro OPUS DEI SEGRETA (BUR-Rizzoli 2006), offrendo la sua testimonianza personale. È l'ispiratrice del forum on-line riservato da cui nasce questo libro.

IMPRIMATUR

di Rita Monaldi e Francesco Sorti

Editore De Bezige Bij (di Amsterdam che pubblica il libro in lingua italiana)

Dettagli:

www.hoepli.it/libro/imprimatur.asp?ib=9789023421689&pc=000010001001020

www.proxis.be/BEEN/Product/Imprimatur_Italiaanse_Editie/1565190__detail.aspx?search=imprimatur&shop=100001NL&SelRubricLevel1Id=100001NL

Protagonista del romanzi è l'abate Atto Melani, vissuto tra il 1626 e 1714, che fu cantante castrato, diplomatico e spia (era uno degli agenti segreti preferiti del Re Sole), amico di papi, principi e re. E' il romanzo scritto da Rita Monaldi e Francesco Sorti, che venne pubblicato in Italia da Mondadori per la prima volta nel 2002. Il caso editoriale è stato presentato alla Fiera del libro di Francoforte nel 2006. I successivi libri dei due autori sono stati pubblicati esclusivamente tradotti e presso case editrici straniere. Nel 2006 l'editore olandese De Bezige Bij ha realizzato un'edizione speciale a tiratura limitata in italiano di Imprimatur. Il romanzo ebbe immediatamente un grande successo, piazzandosi al quarto posto nella classifica dei libri più letti del Corriere della Sera. A tutt'oggi è tradotto in 20 lingue straniere e pubblicato in 45 paesi. In Italia, però, poco dopo la pubblicazione della terza edizione il libro scomparve e non fu più pubblicato. Il mensile SOLANDER, l´autorità americana in fatto di romanzi storici, ha eletto IMPRIMATUR nella triade dei capolavori italiani del genere, insieme al GATTOPARDO di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e al NOME DELLA ROSA di Umberto Eco. Il mensile ha perfino dedicato la copertina alla triade vittoriosa, dove una foto di IMPRIMATUR campeggia insieme agli altri due romanzi. Intanto l´edizione italiana di IMPRIMATUR stampata in Olanda è giunta alla terza ristampa ed è salita fino al 2° posto tra i bestseller della libreria on line, dopo il nuovo libro di Dan Brown e prima di Ammaniti, Camilleri, Tabucchi e Coelho. Appena uscito, nel 2002 il romanzo era entrato al 4° posto tra i bestseller del Corriere della Sera, per poi sparire misteriosamente sia dalla classifica che dalle librerie italiane. Dopo oltre sette anni, il ritorno di IMPRIMATUR tra i bestseller avviene senza pubblicità, senza articoli sui giornali, senza neppure un distributore italiano, e malgrado il prezzo dovuto ai costi di trasporto dall´Olanda dei ponderosi volumi di 600 pagine l´uno. E ringraziamo qui ancora una volta Monaldi & Sorti, che hanno rinunciato ad ogni profitto su queste copie, in modo da tenere il prezzo del libro il più basso possibile. Rita Monaldi e Francesco Sorti, giornalisti, sono sposati e vivono con i loro figli tra Roma e Vienna.

CONTRO LA CHIESA - I MOTI PRO FERRER DEL 1909 IN ITALIA

A cura di Maurizio Antonioli, Andrea Dilemmi, Jorge Torre Santos

BFS Edizioni www.bfs-edizioni.it

Dettagli:

www.bfs-edizioni.it/libro.php?id=161

Francisco Ferrer y Guardia, anarchico promotore del movimento delle scuole laiche in Spagna, venne fucilato a Barcellona cento anni fa, nell'ottobre 1909. In tutta Europa si svilupparono mobilitazioni per la sua liberazione e contro l'esecuzione. In Italia le proteste assunsero un forte contenuto anticlericale e forme pre-insurrezionali. Nell'accusare la Chiesa della sua morte, i moti pro Ferrer si inserivano in un ampio processo che vide la diffusione nella società italiana di motivi culturali e rivendicazioni politiche laici e anticlericali, in seguito interrotto dal fascismo e dalla politica concordataria. Le mobilitazioni, che coinvolsero anarchici, socialisti, radicali, repubblicani e liberali, furono uno dei più intensi episodi di quel "fronte anticlericale" che, attraverso istanze di progresso e laicizzazione della vita pubblica, riunì tendenze politiche diverse nella convinzione che la politica vaticana e l'intervento della Chiesa nella società italiana fossero un grave ostacolo al progresso del Paese. Ferrer divenne in breve un nuovo Giordano Bruno, un simbolo e un mito nella lotta contro l'"oscurantismo" della Chiesa cattolica.

IL COSMO E IL BUONDIO

di Andrea Frova

Rizzoli Editore

Dettagli:

http://bur.rcslibri.corriere.it/bur/libro/2743_il_cosmo_e_il_buondio_frova.html

http://libreriarizzoli.corriere.it/libro/frova_andrea-il_cosmo_e_il_buondio_.aspx?ean=9788817027434

«Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me.» Immanuel Kant. La Terra sta per essere colpita da un cataclisma naturale e l'Onnipotente si risolve finalmente a occuparsi dell'umanità, per lui solo una insignificante briciola di un cosmo infinito e multiforme. Chiama dunque a consulto i grandi pensatori di tutti i tempi, da Pitagora a Newton, da Democrito a Galileo e Laplace, da Aristarco a Einstein e Hubble, da Aristotele a Darwin, oltre ad alcuni scienziati viventi, perché lo aiutino a risolvere la situazione riassumendogli le geniali intuizioni e le straordinarie imprese sperimentali che hanno trasformato l'astronomia da una fantasia filosofica in una delle branche della scienza che più testimonia il potere raggiunto dall'intelletto umano. A 400 anni dalle scoperte di Galileo e di Keplero, Andrea Frova accompagna i lettori lungo un'avventura millenaria che, nel rispondere ai grandi quesiti sull'universo, non cessa di interrogare la ragione sulle nostre origini e il nostro destino. E coglie lo spunto per una critica appassionata di quegli atteggiamenti dogmatici e irrazionali che sempre hanno frapposto ostacoli all'avanzamento della scienza, alla libera emancipazione dello spirito umano, al vivere civile. Andrea Frova insegna Fisica generale presso l'Università di Roma "La Sapienza". Ha pubblicato numerosi lavori scientifici e testi nel settore della Fisica della materia. Per questa collana ha scritto vari libri, dei quali il più noto è "Perché accade ciò che accade", giunto alla diciottesima edizione, e il più recente "Se l'uomo avesse le ali" 2007, vincitore del Premio Galileo 2008.

TRATTATO DI ATEOLOGIA

di Michel Onfray

Traduzione di Gregorio De Paola

Fazi Editore

Dettagli:

www.fazieditore.it/scheda_Libro.aspx?l=917

Dio non è affatto morto, o se lo era è ormai nel pieno della sua rinascita, in Occidente come in Oriente. Di qui l'urgenza, secondo Onfray, di un nuovo ateismo argomentato, solido e militante. Un ateismo che non si definisca solo in negativo, ma si proponga come nuovo e positivo atteggiamento nei confronti della vita, della storia e del mondo. L'ateologia (il termine è mutuato da Bataille) deve in primo luogo avanzare una critica massiccia e definitiva ai tre principali monoteismi, poi proporre un deciso rifiuto dell'esistenza del trascendente e promuovere finalmente, dopo millenni di trascuratezza, una cura per «il nostro unico vero bene: la vita terrena», il benessere e l'emancipazione dei corpi e delle menti delle donne e degli uomini. Ottenibile solamente attraverso una «decristianizzazione radicale della società». Trattato di ateologia ha ottenuto in Francia e in Italia un successo straordinario ed è in corso di traduzione in quattordici paesi. Michel Onfray nasce nel 1959 ad Argentan da una famiglia contadina. Laureato in filosofia, tra il 1983 e il 2002 ha insegnato in una scuola tecnica di Caen, per poi fondarvi un'Università popolare, gratuita, con lo scopo di diffondere un'altra filosofia, assai distante da quella accademica, cui rimprovera l'insegnamento esclusivo della storia ufficiale, a discapito di una riflessione filosofica più autentica. Autore di numerose pubblicazioni, al centro della sua riflessione vi è la necessità di integrare filosofia, psicanalisi, sociologia e scienza e di celebrare edonismo, sensi e ateismo. Il suo Trattato di ateologia, uscito in Francia nel 2005, raggiungendo in poco tempo le 200.000 copie, è diventato fin da subito un vero e proprio caso editoriale. Ha suscitato un intenso dibattito culturale sulle pagine di molti giornali e la pubblicazione di due monografie di risposta al suo Trattato. «Scelgo l'ateismo che solo permette un socialismo libertario, per il quale per altro mi batto». Dalla constatazione dell'emergere di un nuovo fondamentalismo religioso, in Occidente come in Oriente, ecco l'urgenza di sostenere un nuovo ateismo, più apertamente militante. Al Trattato di ateologia uscito per Fazi Editore nel 2005, sono seguite la pubblicazione di Teoria del corpo amoroso. Per un'erotica solare (2006), in cui Onfray si concentra sull'etica erotica, contrapponendo la tradizione cristiana della colpevolezza della carne, a quella epicurea e cinica della libertà amorosa e dei corpi e il primo titolo, Le saggezze antiche, dedicato all'Antichità, della sua "Controstoria della filosofia", un progetto in più volumi per recuperare il pensiero di quei filosofi caduti in disgrazia a causa del predominio degli idealisti. «Un breviario sulfureo... Il saggio è fortemente provocatorio e immagino che per un cattolico possa suonare molto irriverente. D'altra parte, in un momento in cui il papa romano scrive che i diritti fondamentali vengono non da leggi faticosamente conquistate ma direttamente da Dio, può essere considerato una sorta di opposto estremismo» Corrado Augias, Venerdì di Repubblica. «Uno dei testi più rappresentativi della rinascita dell'ateismo illuministico... Una summa, scritta con lo stile vivace del libello, di tutte le principali tesi illuministiche sulla menzogna religiosa» Gianni Vattimo, L'Espresso. «L'inizio del terzo millennio sembra tormentato dal problema della scomparsa dell'ateismo e di un suo sodale, il laicismo. Se così non fosse, sarebbe difficile spiegare il polverone suscitato dal Trattato di ateologia» Armando Torno, Corriere della Sera.

I PRETI PEDOFILI E LE COLPE DELLA CHIESA - VIAGGIO NEL SILENZIO

di Vania Lucia Gaito

Storie e testimonianze

Postfazione di di Massimilano Frassi, presidente dell'associazione Onlus Prometeo. Lotta alla pedofilia e tutela infanzia violata. Con una lettera a Giovanni Paolo II di un gruppo di ex Legionari di Cristo, vittime di padre Marcial Maciel Degollado.

Casa Editrice Chiarelettere

Dettagli:

www.chiarelettere.it/dettaglio/64224/viaggio_nel_silenzio

"Quanta sporcizia c'è nella Chiesa. Signore, la veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli!" Cardinale Joseph Ratzinger, 2005. Aiutiamo la Chiesa a eliminare questa terribile macchia. Non stiamo parlando di casi isolati, lo scandalo dei preti pedofili non riguarda solo gli Stati Uniti (5000 casi!). Sono migliaia in tutto il mondo, e molti in Italia. Un fenomeno e una malattia taciuti e sopportati per anni. E coperti dal Vaticano, pronto a solidarizzare anche con chi è stato condannato dalla giustizia dei loro paesi. O, se proprio costretto, a risarcire la vittima comprandone il silenzio. Come racconta questo libro. "Tu non parlare con nessuno": la Chiesa sembra offrire solo la promessa del perdono alle vittime e ai colpevoli, tutti ALLO STESSO MODO PECCATORI. Pesa molto l'elogio di Giovanni Paolo II al fondatore dei Legionari di Cristo, ritenuto colpevole di decine di abusi, l'imbarazzo di fronte ai casi di don Cantini e don Gelmini, tanto amico di illustri personaggi (Berlusconi, Gasparri, Fini). Ma adesso qualcosa sta cambiando. Questo libro raccoglie le voci di chi ha avuto il coraggio di denunciare e ribellarsi, raccontando anche che cos'è oggi la vita di un prete. Ci aspettiamo dalla Chiesa un gesto forte che la renda credibile agli occhi del mondo come ispiratrice di giustizia e verità. Vania Lucia Gaito, psicologa, salernitana di origine, collabora dal 2006 con il blog di controinformazione Bispensiero sul quale, nel maggio 2007, ha trasmesso e sottotitolato il documentario della BBC, SEX CRIMES AND VATICAN. Lo scoop del video, visto in Italia da oltre cinque milioni di persone, ha aiutato a uscire allo scoperto decine di vittime di abusi, le cui testimonianze sono qui in parte raccolte.

ATEI O CREDENTI? FILOSOFIA, POLITICA, ETICA, SCIENZA

di Paolo Flores D'Arcais, Gianni Vattimo, Michel Onfray

Traduzione dal francese degli interventi e del poscritto di Michel Onfray:

Gregorio De Paola

Fazi Editore

Dettagli:

www.fazieditore.it/scheda_Libro.aspx?l=1040

Fra distanze incolmabili e impreviste affinità, senza preoccupazioni di correttezza politica, finalmente un incontro-scontro a tutto campo fra chi crede e chi no. I temi della fede e della religione, e del loro conflitto con la cultura laica, sono al centro di un interesse tuttora crescente, alimentato dalle polemiche sugli interventi e le "scomuniche" del papa e della CEI. Mancava però un testo che discutesse, da punti di vista diversi, le ragioni dell'ateismo e della fede. Ora, in Atei o credenti?, si confrontano gli esponenti di posizioni diverse tra loro, accomunate però dal rifiuto di ogni appartenenza accademica: il "cristianesimo nietzscheano" di Gianni Vattimo, l'edonismo ateo di Michel Onfray e l'empirismo materialistico-esistenziale di Paolo Flores D'Arcais. Nel libro - che riproduce, con successive rielaborazioni, un incontro privato avvenuto a Torino ed è completato da tre poscritti - gli autori rispondono agli interrogativi essenziali legati al problema l'"ipotesi Dio" deve essere considerata superflua nella riflessione filosofica e nell'esperienza vitale? Quali sono le conseguenze etiche e politiche dell'essere atei o invece credenti? Quale la posizione da tenere nei confronti del "successo" delle scienze? Quale il giusto ruolo delle dottrine religiose nell'istruzione pubblica? Su questi e altri temi - ad esempio la possibilità di un islam moderato, cui è dedicato un controverso capitolo - Vattimo, Onfray e Flores D'Arcais danno vita a un'appassionata disputa, fra consonanze impreviste e opposizioni durissime. Una lettura di grande coinvolgimento, che assomiglia a un ascolto dal vivo e mette in questione i nostri più profondi atteggiamenti e convinzioni.

Considerato l'attuale gravissimo stato di censura e di

manipolazione delle informazioni da parte dei media,

si invita alla massima pubblicazione e diffusione.

Per interviste, presentazioni, conferenze e altro, tel. 3393188116

Fonte e Diffusione: Axteismo Press l'Agenzia degli Axtei, Atei e Laici

http://nochiesa.blogspot.com

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circa 80 mail, scrivendo a:

axteismo@yahoo.it

Axteismo, No alla chiesa, no alle religioni

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sabato 21 novembre 2009

Marrazzo - Brenda. Cui Prodest?

Stavolta faccio al contrario: vi invito a leggere, se non l'avete ancora fatto, tutto il caso e gli approfondimenti nel link sotto:

http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2009/11/brenda-%C3%A8-morta-e-vorremmo-sapere-come-e-perch%C3%A8---articoli-di-barbara-x-e-di-roberta-anguillesi.html

E poi cominciamo a ragionare.

Marrazzo, come presumiamo qualunque cittadino italiano che occupi un qualche "posto al sole" o che comunque possa considerarsi "di un certo rilievo" ha l'involontario privilegio di avere un suo fascicolo in qualche oscuro "ente" che detiene e controlla i destini d'Italia e presumibilmente anche d'oltr'alpe.

Fascicoli ben nutriti e sicuramente pieni zeppi, considerando il fatto che appena appena se ne solleva un lembo, gli intestatari di quei fascicoli cambiano completamente atteggiamento e persino orientamento politico.

Mi vengono in mente moltissimi casi, che non voglio assolutamente sottrarre alla vostra immaginazione anche per non levarvi il gusto personalissimo della "deduzione" che ognuno di noi, che abbia un minimo di raziocinio riesce a cogliere da queste analisi.

Ne voglio ricordare "en passant" soltanto due:

1) la vicenda della barca di D'Alema che bastò da sola ad affossare prima e a far risorgere dopo, un D'Alema completamente rinnovato e persino più simpatico all'intera destra Italiana, al punto che lo candidano a una delle più alte cariche d'Europa.

2) La vicenda Marrazzo, che apparentemente banale, (era nulla in confronto alla vicenda ancora sotto i riflettori della puttanopoli berlusconiana) provoca invece un terremoto politico di dimensioni spaventose, quando sarebbe bastata una semplice ammissione del fatto, una sgrullatina al cazzo e una scrollatina di spalle con un bel commento: "Embè? So' cazzi miei se mi piacciono anche i trans... mandami tua moglie e tua sorella che je' fo' vedere quanto sono attivo".
Al punto che ci chiediamo, ma erano solo i suoi gusti trans che gli minacciavano sollevando il lembo di quel fascicolo? O non forse qualcosa di MOLTO ma MOLTO più grave che ha indotto lo stesso Marrazzo a dare forfait per evitare proprio che le ALTRE COSE PIÙ GRAVI venissero allo scoperto?

Infatti in questo secondo caso, per delle motivazioni apparentemente banalissime, e ci sia consentito persino IDIOTE, si arriva alle dimissioni, a una Regione allo sbando (una delle pochissime rimaste ancora in mano ai "cattivi comunisti") ad alla sua consegna nelle mani di una destra pigliatutto che si appresta a instaurare un regime assolutistico in Italia senza precedenti nella storia; sia essa recente, passata o futura.
A Lui piace fare le cose in grande. Lui vuole che la storia futura ne parli come di uno Statista INEGUAGLIABILE e INEGUAGLIATO.


Ora in tutto questo gran parlare una cosa soltanto rimane poco chiara.

Il fatto che nessuno tiri una semplice riga sotto e dopo aver messo in riga e in colonna tutti questi dati faccia una semplice somma e si chieda:

CUI PRODEST???


giovedì 19 novembre 2009

Povera Italia: Elezioni sempre più vicine.

Ma sarà poi vero?

martedì 17 novembre 2009

D'Alema uno statista su misura per la causa del berlusconismo.

Come puo' un uomo che si definisce "di sinistra" e che ne è stato persino uno dei leaders di spicco, accettare "candidature" da parte di Berlusconi e di una destra odierna che è piu subdola e piu' pericolosa di quella del ventennio mussoliniano?

In nome di una visione ristretta della politica, regionalistica, campanilistica, che è quella che la sinistra ha sempre combattuto?

"L'elezione di D'Alema a Mr. Pesc sarè un bene per l'Italia".

E' una immane stronzata che sentiamo ripetere continuamente dai suoi sostenitori di destra.


(da Repubblica.it)

Berlusconi non replica alle parole di Fini sulle riforme
e mette a tacere le voci che parlano di elezioni anticipate

"Troppo rischiose le urne adesso"
il premier aspetta l'ok sulla giustizia

di FRANCESCO BEI


"Troppo rischiose le urne adesso" il premier aspetta l'ok sulla giustizia

Silvio Berlusconi

ROMA - All'ultima uscita di Gianfranco Fini sulle riforme da fare in maniera condivisa tra maggioranza e opposizione, Silvio Berlusconi non intende rispondere. In silenzio stampa da due settimane, il premier ieri ha trascorso l'intera giornata impegnato in incontri internazionali - prima il vertice Fao, poi Lula, Gheddafi - e alle parole del presidente della Camera ha riservato un'alzata di spalle: "Anche a me piacerebbe poter arrivare a riforme condivise, ma con questi come si fa? Bersani non è diverso dall'altro che c'era prima". Ragionamenti a cui ha fatto eco ieri il presidente del Senato, Renato Schifani, che si è incaricato di replicare a Fini affermando che l'idea di riforme condivise "è sempre auspicabile", ma "è già passato un anno e mezzo dall'inizio della legislatura e non si è fatto nulla".

E tuttavia il Cavaliere non ha ancora perso la speranza di far cambiare atteggiamento al Pd. E confida molto nel lavoro diplomatico affidato a Franco Frattini per portare avanti la candidatura di Massimo D'Alema a ministro degli esteri europeo. Una partita talmente importante da costringerlo alla cautela, a mordersi la lingua pur di non alimentare nuovi scontri. Insomma, "tempo dieci giorni - dice uno degli "spin doctor" del premier - e la situazione si chiarirà. Sempre che D'Alema non venga fatto fuori dai socialisti". A quel punto "tutte le carte saranno sul tavolo e Berlusconi tornerà a farsi sentire".

Già, ma per dire cosa? In questi giorni il presidente del Consiglio ha messo a tacere le sirene che, con sempre maggiore insistenza, gli andavano consigliando la strada delle elezioni anticipate per risolvere con un colpo di scure i problemi della maggioranza. Un percorso "pieno di rischi" che, a suo giudizio, lo esporrebbe oltretutto all'insidia di dover affrontare i processi milanesi senza salvacondotti di legge.

Oltre alla prospettiva di andare ad elezioni anticipate con il rischio di perderle, il Cavaliere ha maturato un ulteriore timore legato a Gianfranco Fini. A farlo riflettere è stata quella frase, pronunciata dal presidente della Camera nell'intervista con Lucia Annunziata, quando Fini ha ricordato che, a decidere dello scioglimento delle Camere, non è il premier "ma il capo dello Stato". Una constatazione solo apparentemente ovvia. "È evidente - ragiona infatti una colomba berlusconiana contraria allo scontro con Fini - che, se Berlusconi volesse andare al voto, si troverebbe a dover fronteggiare una scissione dell'ala finiana. A cui si aggiungerebbero tutti quei parlamentari che hanno paura di non essere ricandidati". Anche la Lega, nonostante il rapporto tra Berlusconi e Bossi resti saldo, sarebbe un'incognita, visto che il voto manderebbe all'aria il percorso verso l'agognato federalismo fiscale.

Insomma, la paura del circolo berlusconiano è che, invece delle elezioni, Napolitano possa avallare un tentativo di mandare avanti la legislatura con un esecutivo istituzionale. E, a quel punto, osserva ancora la colomba forzista, "la prima riforma sarebbe una legge elettorale alla tedesca senza il premio di maggioranza, per togliere a Berlusconi qualsiasi possibilità di prevalere da solo".

Certo, se è vero che il Cavaliere ha chiaro lo scenario che si trova davanti, non è detto che alla fine non prevalga l'umore nero di questi giorni e faccia comunque saltare il tavolo. Alcuni fedelissimi ormai lo dicono apertamente. Giorgio Stracquadanio e Mario Valducci stanno auto-organizzando per il 5 dicembre una manifestazione a sostegno del premier contro il "No-B Day" e si dichiarano "stufi di prenderle e basta". Puntano a portare in piazza 20 mila persone, "20 per ognuno dei mille club della libertà".

Che fare allora? "Bisogna capire - confida Valducci - se questo Pdl c'è o non c'è su questa battaglia sulla giustizia, al di là di tutti i cavilli giuridici sul processo breve. Perché, se qualcuno non ci sta, purtroppo viene meno una delle ragioni fondanti del Pdl, che è il "no" alle invasioni di campo della magistratura". Valducci - ora presidente della commissione Trasporti della Camera e con il Cavaliere fin dal '94 - lancia un vero ultimatum, segno che ormai tutto è possibile: "Se non c'è la legge sul processo breve entro Natale, vuol dire che il progetto del Pdl è fallito. Meglio prenderne atto e dire basta con questo stillicidio".

A tenere alta la tensione c'è anche il caso Cosentino, il coordinatore del Pdl in Campania di cui la magistratura ha chiesto l'arresto per i presunti legami con i clan camorristici. Cosentino è anche sottosegretario all'Economia e i finiani non si accontentano della sua rinuncia alla candidatura a presidente della Regione, vorrebbero che si dimettesse anche dal governo. "Noi - spiega Fabio Granata, vicepresidente dell'Antimafia - è chiaro che non presenteremo una mozione di sfiducia contro di lui. Ma se in Parlamento qualcuno la presentasse, non potremmo certo smentire le nostre opinioni". E, in questa situazione infiammabile, un voto favorevole dei finiani con l'opposizione potrebbe giusto essere l'innesco di una crisi di governo.

sabato 14 novembre 2009

Caso Cucchi: trovare gli innocenti!!!

Bella la frase di Adriano Sofri a chiusura dell'articolo che segue:

Il problema sarà trovare "i non colpevoli"!

Chi non è colpevole?

L'avevamo scritto all'inizio di questa vicenda, generalizzando e affermando che TUTTI coloro che avevano avuto a che fare in un modo o nell'altro, perfino i giudici e lo stesso avvocato d'ufficio erano COLPEVOLI! Se non per aver commesso direttamente il fattaccio, sicuramente PER COMPLICITÀ nell'assassinio!!!

Quello che ci rammarica in questo status "democratico" di merda in cui viviamo che emana leggi e decreti per salvare il culo ai grandi ladri e ai criminali potenti, infierisce contro i deboli.

Cucchi è stato picchiato più e più volte!!!

Vuoi vedere che subiti i primi maltrattamenti dai primi aguzzini, se ne sia lamentato con gli altri e abbia subito il resto?

Vuoi vedere che poi subiti i secondi e i terzi maltrattamenti se ne sia lamentato coi medici e che anche questi gli abbiano dato a loro volta anche il resto, magari sotto forma di smentita e di minaccia e NON PRESTANDOGLI PIU' né cure né ascolto?
Vuoi vedere che se ne sia lamentato con "l'avvocato d'ufficio" e che questi lo abbia semplicemente ignorato, o peggio ancora lo abbia "soffiato" ai suoi assassini che hanno così completato l'opera?

Per quanto mi riguarda io ho un mio dubbio che continuando di questo passo la "Societa' Civile" ritornerà presto alla barbarie; infatti per chi ha un figlio a cui dovesse succedere una cosa del genere e la Giustizia non facesse onore a se stessa in tempi ragionevoli, non credete che un padre sentisse pienamente su di sé tutto il "diritto naturale" di renderle quell'onore che le viene giornalmente negato e calpestato?
E Stefano Cucchi non e' forse un nostro figlio?



(da Repubblica.it)

COMMENTI

Caso Cucchi
sono tutti colpevoli

di ADRIANO SOFRI


SI CHIAMANO celle di sicurezza. Ci si sta al sicuro. Si può star sicuri che Stefano Cucchi fu picchiato, e che in capo a cinque giorni morì. Sul resto non c'è alcuna sicurezza. Sul resto, ordinario e allucinante com'è, niente si può escludere. Nemmeno che Stefano Cucchi sia stato picchiato due, tre volte. Nemmeno che si siano dati il turno, a picchiarlo, carabinieri e agenti penitenziari, che a turno da giorni se ne accusano.

Al punto cui sono arrivate le indagini, il pestaggio sarebbe avvenuto la mattina del 16 ottobre, nel sotterraneo del tribunale romano, e gli autori, indagati per omicidio preterintenzionale, sarebbero tre agenti della polizia penitenziaria, tre uomini fra i quaranta e i cinquant'anni. Gli inquirenti hanno creduto di aggiungere che "i carabinieri sono estranei". (Alla vigilia il capo della Procura non aveva detto che il detenuto era restato quella mattina nelle mani della polizia giudiziaria che l'aveva arrestato, cioé i carabinieri?) E, indagando per omicidio colposo tre medici del reparto penitenziario dell'ospedale Pertini - il primario e due dottoresse - gli stessi inquirenti hanno definito l'avviso "un eccesso di garanzia".

Nel balletto di versioni dei giorni scorsi, i magistrati hanno deciso di fondarsi sulla testimonianza del detenuto "africano, clandestino", che avrebbe visto coi propri occhi e poi raccolto le parole di Cucchi: "Guarda come mi hanno ridotto". Altri argomenti, per il momento, restano inspiegati.

Resta inspiegato il primo referto medico, redatto a piazzale Clodio in quello stesso 16 ottobre, secondo cui Cucchi "riferisce di una caduta dalle scale alle 23 della sera precedente": sera in cui era chiuso in una caserma di carabinieri. I quattro agenti penitenziari - colleghi, certo, dei tre indiziati - che lo accompagnano quel pomeriggio a Regina Coeli completano a loro volta la frase detta al detenuto testimone: "Guarda come mi hanno ridotto ieri sera". Ieri sera vuol dire i carabinieri. Questa mattina vuol dire forse i carabinieri, forse gli agenti penitenziari, che si accusano a vicenda.

È difficile decidere se questo grottesco rinfacciarsi versioni e colpe renda più spregevole la trama che ha schiacciato Cucchi, o induca ad apprezzare, coi tempi che corrono, il fatto che almeno né carabinieri né poliziotti penitenziari negano che il giovane uomo fragile sia stato pestato e spezzato a morte. Fragile: dunque da custodire più rispettosamente e premurosamente. Abbiamo ascoltato un bel repertorio di porcherie nei giorni scorsi. Che Cucchi era tossicodipendente, ovvietà pronunciata come se fosse un'aggravante, o un'attenuante dei suoi massacratori.

La tossicodipendenza è una sciagura per chi ci incappa e per chi gli vuol bene, e diventa un danno per tutti quando il fanatismo proibizionista esalta gli affari illegali. In Italia oggi è una ragione per finire nelle celle "di sicurezza", o di galera, o nei letti di contenzione dei manicomi giudiziari - come per il coetaneo di Cucchi morto in cella a Parma, Giuseppe Saladino, che aveva rubato "le monetine dei parchimetri" - o nel reparto confino dell'ospedale Pertini. È bello, è edificante, è spettacolare che questo succeda mentre si propone di abolire, più o meno, i processi, per i ricchi e potenti. È bello e istruttivo che, per adescare l'opinione intontita, si proclami che dall'abolizione dei processi saranno esclusi i reati di maggior allarme e "i recidivi". I "recidivi" sono i tossicodipendenti, che spacciano al minuto o rubano per la dose, e spacciano di nuovo e rubano per la prossima dose, e così via.

Stefano Cucchi era uno dei tanti nostri ragazzi che possono aver spacciato per la loro dose, e non sono meno meritevoli del nostro amore e delle nostre cure. Era anche sieropositivo, ha osato dire qualcuno. Non lo era: ma non importa niente. Importa che ancora, in questo paese, persone che danno il proprio nome a leggi fautrici di dolore e delitti pronuncino il nome di una malattia come quello di una condanna. Il paese in cui si tratta ancora una malattia come una vergogna è un paese di cui vergognarsi.

Dovremmo dirlo, che siamo sieropositivi. E che nessuno chieda a nessuno se è vero o no: non cambia niente. Stefano Cucchi era un giovane uomo inerme dal viso dolce e dal corpo esposto: un corpo così è fatto per essere stretto da un abbraccio materno, per essere accarezzato da una sorella, per sentirsi la mano di un padre sulla spalla. Non per "essere scaraventato in terra e, dopo aver sbattuto violentemente il bacino procurandosi una frattura dell'osso sacro, colpito a calci", secondo la ricostruzione - provvisoria, parziale, vedrete - degli inquirenti.

Né per giacere senza soccorso, sottratto alla vista dei suoi e del mondo, dentro una branda d'ospedale carcerario, coi medici, donne e uomini (fa sempre più impressione che tocchi a donne), che lo ignorano, che forse scherzano sulle sue ossa rotte e sporgenti, che dicono che rifiuta cure e farmaci, e scrivono solo in capitulo mortis che aveva dichiarato dall'inizio di volere il proprio avvocato, e di non voler mangiare e non voler bere solo per quell'infimo fra i diritti: una confessione di fatto, che non ha impedito agli stessi medici di continuare a mentire e a manipolare la verità quando il ragazzo era morto. Abbiano pure il loro "eccesso di garanzia", in cambio. Anche questa è una creatività italiana: chiameremo di sicurezza le celle dei pestaggi, ci vanteremo della garanzia in eccesso. Del resto, siamo ancora all'inizio. Non sarà facile, per l'omicidio di Cucchi, trovare il non colpevole.

giovedì 12 novembre 2009

Cosentino come Berlusconi: boia chi molla!


Non mollo nemmeno se mi condannano... perché io cio' i voti!!!


(da L'Unita.it)

"Caro Saviano, scusa se insisto. Questa è la nuova Resistenza"

di Claudio Favatutti gli articoli dell'autore

Caro Saviano,
due giorni fa a Napoli ho chiesto pubblicamente la tua disponibilità a candidarti per la presidenza della Regione Campania. Non è stato uno sgarbo né una forzatura ma una necessità civile. Perché a Napoli, fra qualche mese, ci giochiamo non solo il destino della tua regione ma un’idea di nazione. Chiamata stavolta a decidere di sé stessa: se pensa cioè di potersi riscattare dal giogo delle mafie e dei sospetti, dai furti di verità e di memoria, dall’impunità che s’è fatta sistema. O, altrimenti, se questo paese si è ormai arreso alla forza degli eventi, al corso inevitabile delle peggiori cose.

Il candidato che la destra quasi certamente presenterà si chiama Nicola Cosentino, sottosegretario del governo Berlusconi, uomo forte del PDL in Campania e «uomo a disposizione dei Casalesi», secondo le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia, acquisite dalla Procura di Napoli. Falso, dice Cosentino. Vero, dicono i suoi accusatori. Possibile, dicono i giudici che l’hanno iscritto nel registro degli indagati. Chiunque al posto suo avrebbe fatto un passo indietro fino a che non fosse spazzata via l’ombra di un sospetto così lacerante. Chiunque: non Cosentino. Che continua a fare il sottosegretario e oggi si candida a governare la sua regione. Io c’ho i voti, fa sapere: e noi gli crediamo. Peccato che i voti da soli non bastino per restituire limpidezza alle storie degli uomini.

Che si fa, dunque, se Cosentino e il suo partito sceglieranno di sfidare il senso della decenza? Gli si contrappone un notabile di segno politico contrario? Si va in cerca d’un candidato comunque, purché abbia il cartellino penale pulito? Si derubrica questa elezione come un fatto locale, una cosa di periferia? E pazienza se poi colui che rischia di vincere andrà a governare in nome dei voti suoi e di quei sospetti... Io dico di no. E per questo, caro Saviano, se Cosentino dovesse candidarsi, ti chiedo di fare la tua parte accettando di candidarti anche tu.

Conosco già la tua obiezione che è stata anche la mia per molti anni: che c’entro io con la politica? Quando ammazzarono mio padre, pensai la stessa cosa: la mia vita è qui, mi dissi, continuare il mestiere suo e mio, scrivere, dire, capire. Perché la scrittura, una scrittura disposta a mettere in fila nomi e fatti, è un impegno civile capace da solo di riempire una vita. Vero. Poi però arrivano momenti della vita in cui capisci che ti tocca far altro. E fare altro, fare di più, a volte vuol dire la fatica della politica, affondare le mani e la vita in questa palude per provare a portarci dentro un po’ d’alito tuo, un po’ della tua storia, un po’ della tua sregolatezza, un po’ dei tuoi sogni. Non inventiamo nulla, caro Saviano.

Ci fu una generazione di ragazzi, nel ’43, costretti dalla notte all’alba a improvvisarsi piccoli maestri delle loro vite. Lasciarono le case, le donne, gli studi e per un tempo non breve si presero sulle spalle il mestiere della guerra. Se siamo usciti dalla notte di quella barbarie, lo dobbiamo anche a loro.

Anche questo è un tempo in cui occorre trovare il coraggio e la spudoratezza di fare altro. Di inventarsi altre vite. E di misurarsi con mestieri malati, com’è quello della politica. So che adesso qualcuno s’imbizzarrirà: che c’entra la resistenza con la lotta alle mafie? Che centrano i nazisti? Che c’entra Casal di Principe? Io invece credo che tu capisca. In gioco è il diritto di chiamarci ancora nazione. Quel diritto oggi passa da Napoli, dalle cose che diremo, dalle scelte che faremo. O dai silenzi in cui precipiteremo.


mercoledì 11 novembre 2009

Quando hanno la faccia a forma di culo, sono proprio FACCE DA CULO!!!


(Da l'Unita'.it)

L’avvocato di Cucchi a Giovanardi: «Si dimetta»

di Virginia Loritutti gli articoli dell'autore

L’avvocato Marino Marini, legale di fiducia di Stefano Cucchi, ha scritto all’Unità una lettera in cui, «non come avvocato nè come cittadino» - dice - ma «come dirigente del Pdl» chiede al sottosegretario Giovanardi, della sua stessa area politica, le dimissioni. All’origine della lettera la profonda conoscenza della famiglia di Stefano: «Era un ragazzo tranquillo, timido, riservato. Molto seguito dalla sua famiglia. Suo padre era sicuro di poterlo portare a lavorare con sè entro breve. Credo che non lo abbiano lasciato parlare col suo legale perchè avrebbe raccontato quello che gli era successo. E’ drammatico che negli ultimi giorni gli abbiano negato di vedere qualcuno di cui si fidasse: i genitori o la sorella, io stesso. Aveva scelto di non alimentarsi per questo, come risulta dai documenti che il vostro giornale ha pubblicato».

Ecco il testo integrale della lettera dell’avvocato Marini, sentito di nuovo ieri dal Pm Barba.

«Pregiatissimo Direttore, apprendo con molto stupore le dichiarazioni del sottosegretario Giovanardi sul caso Cucchi. Scrivo come Avvocato che, insieme al Professor Stefano Maranella, ha seguito le vicende giudiziarie di Stefano Cucchi, ragazzo che conoscevo da sette anni come una persona seria, educata e con un'ottima famiglia alle spalle. Contrariamente a quello che alcuni hanno detto e scritto Stefano non era uno spacciatore ma un ragazzo che in passato avuto dei piccoli problemi con la giustizia: questioni da Giudice di Pace, per intenderci. Non siamo di fronte ad un criminale, anzi Stefano è stato uno dei pochi ragazzi cui ho visto intraprendere e seguire il programma terapeutico di recupero presso la Comunità con estrema dedizione, supporto da una famiglia che lo ha sempre seguito ed aiutato.

«Da Avvocato e da cittadino mi fermo qui e taccio, in attesa che la magistratura faccia chiarezza sulla morte di Stefano. Ma da Sindaco del Pdl (Comune di Picciano, provincia di Pescara) e responsabile locale del Partito non posso accettare che un sottosegretario di un governo della mia area politica, senza conoscere né Stefano, né la famiglia Cucchi, né soprattutto gli atti delle indagini in corso, possa rilasciare dichiarazioni così inutili e superficiali. Quando la magistratura indaga per scoprire se ci siano responsabilità da parte di persone appartenenti allo Stato un uomo di governo dovrebbe semplicemente tacere, non dare giudizi affrettati e soprattutto sperare che si riesca a fare giustizia. Oggi, caro sottosegretario, l'indagato non è Stefano Cucchi il quale indagato lo era prima che qualcuno probabilmente ne causasse la morte. I termini sono questi e non altri. Noi tutti, senza dare giudizi affrettati, stiamo attendendo di conoscere la verità, con equilibrio. La politica - oggi più che mai - ha bisogno di persone equilibrate, proprio come ha dichiarato Lei, sottosegretario, qualche giorno fa mentre invitava i parlamentari a sottoporsi ai test antidroga. Ecco: la Politica, se veramente vogliamo che questo nostro Paese cambi in positivo, dovrebbe dimostrare di avere proprio quell'equilibrio che Lei non ha mostrato mentre parlava di Stefano. Non le resta - a mio parere - che rassegnare le sue dimissione, come da più parti giustamente Le stanno chiedendo. Per ristabilire il giusto equilibrio nella Politica, quella con la P maiuscola, e per fare Giustizia della memoria di Stefano».

11 novembre 2009

Ma non era lui che diceva che Fini contava solo 5 voti?

Ora che fa?

Si sente i piedi freddi?

Sono più di 5?

Sono MOLTI DI PIÙ?

Qualcosa non quadra.

La quadra non quadra.

(Ma quando mai Bossi ha capito qualcosa di matematica?)

Insomma fatto stà che Fini si impunta e se avesse davvero soltanto 5 voti (come lo scherniscono Berlusconi & SC(*)) non penso proprio che farebbe così tante storie, soprattutto perché saprebbe che (sempre se e solo se avesse davvero solo 5 voti) la sua valenza sarebbe prossima allo zero e Berlusconi non ci penserebbe davvero più di 5 (questi si sono reali) secondi per scaricarlo nel cesso e tirare la catena.

Uhm!

Qualcosa non quadra.

E' la quadra che non quadra.

A questo punto pensiamo che Fini abbia MOLTI di PIU' dei 5 voti col quale lo scherniscono e magari tanti quanti bastano per far tremare la sedia dello stesso Berlusconi, per cui Fini alza il tiro puntandoglielo contro:

Vuoi salvarti? Bene, ma le condizioni le detto io. Voglio che mi lasci un Partito solido che continuero' a gestire da Leader e tu affronta pure i tuoi processi in santa pace; al massimo ti beccherai qualche condanna, ma tra indulti, indultini, lubrificazioni delle aule dei tribunali più o meno manifeste riuscirò a tirarti fuori dai guai col minor danno possibile, quasi senza danno, ma alla fine devi capire che ormai politicamente è arrivato il momento che tu esca fuori dai giochi.

Fini sa benissimo che questa è l'unica carta che gli resta (se ha realmente MOLTI DI PIÙ dei 5 voti che gli accreditano) e se la sta giocando.




(da LaStampa.it)

"Fini vuole affossare Berlusconi"
Sulla giustizia l'affondo di Feltri
Vittorio Feltri, numero uno del Giornale di Paolo Berlusconi


Il Giornale gela l'ex leader di An:
non è compromesso ma scontro
ROMA
Niente compromesso ma un altro capitolo dello scontro: questo è stato, secondo il Giornale della famiglia Berlusconi, il vertice sulla giustizia fra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Fini vuole affossare Berlusconi», è il titolo a tutta pagina del quotidiano diretto da Vittorio Feltri.

Nell’editoriale, il vicedirettore Alessandro Sallusti accusa: «Il presidente della Camera resta lontano anni luce dal presidente del Consiglio e non ha alcuna intenzione di dargli una mano vera a risolvere i problemi. Preferisce tenersi stretto il buon rapporto con Napolitano, con l’opposizione e con la potente casta dei magistrati».







Nota (*) SC = SCagnozzi.

lunedì 9 novembre 2009

I musulmani vogliono denunciare la Santanchè... suvvia non esageriamo

Certo per chi crede deve essere "pesante" sentirsi definire il proprio profeta (passi poligamo) ma addirittura pedofilo... anche se tecnicamente si tratta di due definizioni corrette.
Ma si sa certi ambienti islamici hanno una visione ancora piu' gretta della nostra di occidentali moderni (e atei per giunta) che abbiamo già avuto il nostro illuminismo 3 secoli fa ma del resto loro, rispetto a noi, teoricamente sarebbero ancora in pieno medio evo anche se lo vivono molto più civilmente e più tollerante dei nostri integralisti inquisitori medioevali.
Ma scusate, non basterebbe, tanto per renderle la pariglia, ricordare alla Santanché che anche il nostro preteso Spirito Santo che andò a "visitare" Maria Vergine non andò certo per il sottile visto che Maria rimase incinta a 13 anni?


Insulti a Maometto, comunità islamiche:
valutiamo se denunciare la Santanché

Gli intellettuali musulmani: «Isolare chi provoca». La senatrice
Aderenti della Lega Nord: «Improvvide dichiarazioni»


ROMA (9 novembre) – Le comunità islamiche in Italia vogliono denunciare Daniela Santanché dopo le accuse di pedofilia a Maometto mosse dalla leader del Movimento per l'Italia durante una trasmissione su Canale 5 durante la quale ha detto: «Maometto per noi era poligamo e pedofilo, perché aveva nove mogli e l'ultima di nove anni».

«Vogliamo denunciarla». «Se ci sono gli estremi per fare una denuncia, lo faremo, perché bisogna dire basta con questa volgarità contro il profeta dell'Islam». Così Elzir Izidin, portavoce dell'Ucoii, l'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia, che, parlando ai microfoni di Cnrmedia, aggiunge: «Resta da vedere se c'è la possibilità di denunciare, realmente è un incitamento all'odio, è inaccettabile, stiamo valutando. Mi dispiace che in un dibattito televisivo si arrivi a un così livello basso sia culturale che morale, queste dichiarazioni offendono più di un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo e un milione e mezzo nel nostro Paese».

Intellettuali musulmani: isolare chi provoca. «È più che mai urgente isolare chi provoca e ricreare un clima di dialogo tra religioni e culture differenti». È con queste parole che Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente dell'associazione Intellettuali Musulmani Italiani. «Le accuse di ieri fatte al profeta Muhammad sono inaccettabili e mirano solo a scatenare reazioni uguali e contrarie da parte islamica», continua Vincenzo. «Forse proprio perché tutta la comunità musulmana si è espressa a difesa del crocefisso, personaggi come Daniela Santanché cercano di provocare reazioni incontrollate, sperando che qualcuno offenda Gesù o Mosé. Per noi tutti i profeti sono sacri e vanno rispettati, così come i simboli di tutte le religioni». L'esponente islamico moderato per questo invita «i rappresentanti delle altre confessioni religiose a prendere le distanze dalle accuse contro l'Islam».

Lega Nord: improvvide dichiarazioni. «Non sono d'accordo sulla impostazione improvvida che ieri Daniela Santanchè ha voluto dare all'argomento della poligamia e dei matrimoni delle bambine perchè, storicamente, sia al tempo di Maometto che anche dopo era uso in tutte le popolazioni dare in sposa le bambine». È quanto afferma, in una nota, la senatrice della Lega Nord, Irene Aderenti. Inoltre, per la senatrice del Carroccio, simili dichiarazioni, dopo l'attentato alla caserma di Milano e l'allarme dato dal ministro dell'Interno di cellule terroristiche islamiche presenti in Italia, «vanno pensate e valutate attentamente».