giovedì 30 settembre 2010

Di Pietro e le sue parole: pane al pane...

Di Pietro non è uno statista?
Non nel senso come siamo abituati a vedere noi gli statisti, pacati, riflessivi, e soprattutto "dialoganti" con gli avversari.
Certo dentro il nostro Parlamento c'è di peggio, molto di peggio, a cominciare dai parlamentari di quella destra strombazzante che contestavano la Rita Levi Montalcini a ministri e leaders della portata dello stesso Bossi e persino Berlusconi.
Ma lo sentite bene quando parla?

A parte il discorso "frenato" di ieri (devono avergli iniettato forti dosi di Valium oltre che limargli il discorso da recitare come una lezioncina da prima elementare come è stato definito da qualcuno) non lascia nessuna occasione senza strombazzare, starnazzare, gridare, strillare... molto ma molto più di quanto ieri abbia fatto il povero Di Pietro, che pur dicendo cose risapute e che facevano molto male le diceva alzando la voce, ma solo per coprire gli STARNAZZAMENTI della clacque berlusconiana che non volevano lasciarlo parlare.

Penso seriamente che se lo lasciassero parlare senza scagliargli contro certi mastini ringhiosi e ululanti, forse lui stesso (Di Pietro) potrebbe mantenere un tono un pochino più pacato... e avvicinarsi anche lui (perché no?) a certe figure di statisti così come le abbiamo iconizzate nella nostra mente.





(da IlSalvagente.it)

Lo show di Di Pietro: ''Berlusconi stupra la democrazia'' (il video)

Il premier: "Che compleanno di m...". Bersani e Casini bocciano il suo discorso.

Mentre Berlusconi ieri confessava ai parlamentari più vicini a lui di aver passato proprio "un compleanno di m....", c'è - invece - chi si è divertito molto ieri a Montecitorio.
Antonio Di Pietro, per esempio, ha dato vita a un vero e proprio show. Dopo la replica di Berlusconi le dichiarazioni di voto, il leader dell'Italia dei Valori ha preso la parolae ha detto al presidente del Consiglio tutto quello che da tempo voleva dirgli. (il video) .


"Lei (riferito al presidente del Consiglio) ha stuprato la democrazia". Ed è solo l'inizio.
Di Pietro accusa Berlusconi - senza mezzi termini - di aver corrotto la magistratura sul caso Mills. Lo definisce "un soggetto che ha usato le istituzioni solo per farsi gli affari suoi...fregandosene degli italiani che non arrivano a fine mese". Parla del Cavaliere come il maggiore imprenditore italiano (e sottolinea: "Il maggiore, non il migliore"), che ha usato il ministero dello Sviluppo economico per favorire le sue aziende. E cita il caso di Montacarlo: "Ci si stupisce di una società off-shore? Berlusconi ne ha 64".
Tutto questo tra l'imbarazzo del presidente della Camera Fini, che richiama più volte Di Pietro invitandolo a "moderare i termini" e ricordando a tutti che la Camera è in diretta video.
Da notare come durante l'intervento del leader dell'Idv molti deputati del Pdl abbiano abbandonato l'aula.


"Lei racconta solo frottole"

"Bando alle ipocrisie, lei ha chiesto la fiducia perché questa estate una parte della coalizione politica, che l'ha indicata come premier ha lanciato la questione morale che riguarda la sua persona" ha detto ancora Di Pietro, rivolgendosi in modo molto aspro al premier. E ha aggiunto: "Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi no, lei è un pregiudicato illusionista. Anche oggi ha raccontato frottole, il paese fuori di qui muore di fame e lei è venuto qui a suonare l'arpa della felicità come faceva il suo predecessore Nerone, mentre bruciava Roma e rideva come oggi ride lei e i suoi amici barbari padani. Lei è il capo piduista della cricca".
"Lei è capace anche di comprare il consenso dei suoi alleati e dei suoi avversari - ha sottolineato l'ex pm - i primi pagandoli con moneta sonante e ricandidature, i secondi ricattandoli con operazioni di dossieraggio e killeraggio, di cui lei è maestro. Lei è l'inventore di una corruzione di nuovo conio, più moderna e spregiudicata".

"Ho detto cose vere e inattaccabili"

E anche dopo Di Pietro non arretra. "Non ho detto una parola che non sia vera" ha detto Di Pietro, commentando il proprio intervento dopo essere uscito dall'aula visibilmente soddisfatto. Ai cronisti che gli chiedevano se avesse studiato bene tutte le parole, il leader Idv ha risposto affermativamente. "Stupratore", hanno chiesto i giornalisti, non è una parola a rischio-querela? "Forse è una parola forte - ha replicato - ma è inattaccabile. Io ho detto 'stupratore della democrazia'". "Berlusconi ha posto la fiducia su di sé - ha aggiunto Di Pietro facendosi serio - quindi è di lui che si parla. Io ho fatto solo la fotografia della sua situazione"

Una bocciatura unanime

Unanime il commento delle opposizioni al discorso di Berlusconi alla Camera. “Racconta una realtà diversa da quella che ogni giorno gli italiani hanno di fronte. È solo un venditore di fumo”: questo in sintesi il giudizio delle opposizioni presenti in Parlamento per il discorso del premier in Aula dopo la pausa estiva, ma soprattutto dopo la crisi di governo nata dopo la cacciata di Fini dal Pdl e la conseguente creazione di un nuovo gruppo nella maggioranza.


Bersani: “Incommentabile”

“È incommentabile, l'avete sentito anche voi. Non so in che Italia viva”. È tranchant il commento del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
Rincara la dose – se possibile – Dario Franceschini: “Il discorso tragicomico di un uomo che ha fallito come capo del governo e come capo di partito. Dopo due anni da mister Hide, ora torna il volto del dottor Jekill mostrato a inizio legislatura ma durerà lo spazio di due ore”. “Berlusconi - aggiunge il capogruppo del Pd - ha fatto un elenco di promesse come arrivasse dalla luna e oggi pomeriggio, dai numeri del voto si vedrà che questo è un governicchio appeso a Fini e ai voti dei suoi”.


Di Pietro: “Un serpente a sonagli”

“Berlusconi si è dimostrato quel che è: un serpente a sonagli che racconta la storia di un Paese diversa dalla realtà, illude i cittadini”. Più netto ancora il commento di Antonio Di Pietro. “A lui interessa solo fermare la magistratura e assicurarsi l'impunità, nella logica della P2 di cui è legale rappresentante. Dopo un finto discorso di unità ci sarà una finta maggioranza, farlocca, venduta, comprata e ricattata. Una maggioranza che tiene semplicemente alla propria poltrona”.
Da notare come i deputati centristi non hanno applaudito il premier


Casini: “Si informi prima di parlare”

“Un discorso da primo giorno di scuola, se lo avesse fatto nel '94 sarebbe stato credibile, ma tutte le cose che dice e si pone come obiettivi condivisibili in realtà non sono state fatte finora”. Così invece il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, marchia l'intervento del premier in Aula. “Sono solo parole.
Berlusconi, ad esempio, ha parlato della Salerno-Reggio Calabria e della statale ionica, quando due ore prima in Commissione sono stati tagliati quei fondi e lui ha citato come esempio di buon governo questi temi. Almeno si informasse, sono solo parole”, ha concluso il leader centrista.


La freddezza dei finiani

Ed è da notare soprattutto come i deputati di Futuro e libertà siano stati 'freddi’ nei confronti del presidente del Consiglio e del suo intervento. Solo in un paio di occasioni si sono registrati timidi cenni di consenso da parte di qualche esponente finiano: si è unito agli applausi della maggioranza Giuseppe Consolo quando il premier ha parlato della separazione delle carriere per i magistrati, e lo ha fatto il vice ministro allo Sviluppo economico Adolfo Urso quando Berlusconi ha sottolineato la necessità di destinare maggiori risorse alla giustizia.


martedì 28 settembre 2010

Campagna raccolta fondi per la casa di Montecarlo.

Stamattina, nell'assistere all'ultimo attacco del Giornale alla casa di Montecarlo (e alla cucina di Fini) ci siamo chiesti seriamente:

Ma sta a vedere che questi qui, più che una campagna diffamatoria stanno conducendo una campagna di raccatto?

Ma si di quelle che si camuffano come notizie giornalistiche ma che sotto sotto nascondono la loro malcelata voglia di acquisire quella casa?

E allora ci siamo detti:

Ma perché non accontentarli, poverini?


E cosi abbiamo aperto le sottoscrizioni.

Lo scopo, nobile, è quello di acquistare la casa di Montecarlo e cederla gratuitamente ai giornalisti del Giornale (a patto che però la condividano con Feltri e con gli altri di Libbero) così una volta che la casa diventa di loro proprietà la smetteranno di rompere i coglioni!!! (Almeno si spera).


E cosi mettendomi le mani in tasca ho avato fuori 10 centesimi che ho messo immediatamente su questo fondo speciale al quale ha aderito (sempre immediatamente) mia figlia "virtuale" (tale laracroft) che dando fondo ai suoi risparmi settimanali ha messo a disposizione i suoi 5 centesimi che coi miei dieci sono subito balzati alla considerevole cifra di 15 eurocent... ma ma... andando a svuotare la sua borsetta da viaggio vi ha trovato altri 2 euri che con l'animo gentile che si ritrova ha depositato subito su questo "Fondo Speciale".

E siccome noi siamo persone super corrette, al di sopra degli interessi personali diamo IMMEDIATAMENTE CONTO di questa raccolta che vede al momento in cui scriviamo la bella somma di:

2,15 euro.

Altri fondi e altre somme potete indicarli come "volontà di donativo" nei commenti sottostanti e sarà nostra cura e nostra premura tenere aggiornato il saldo FINALE che lo ripetiamo: alle ore 15,23 del 28 settembre 2010 ammonta a:

000.000.000.000.002,15 Euro.

Confidiamo nella vostra generosità e nella vostra nobiltà d'animo e quindi contiamo di leggere presto le vostre intenzioni.
Anche anonime.

Non inviate denaro, ma segnalateci soltanto la vostra disponibilità.
Sarete contattati tutti personalmente al momento di andarglieli a portare (di persona) e riceverete, ciascuno di voi, una citazione particolare in prima pagina sul Giornale.

(Così la smetteranno di rompere i coglioni per i prossimi 20-30 anni e parleranno soltanto di noi e della nostra generosità).

Berlusconi vuole la guerra!

Sembrava un capitolo chiuso.
Il conflitto interno con Fini sembrava ormai definitivamente gettato dietro le spalle, e invece il discorso di domani in aula lo fa precedere da un ulteriore ennesimo attacco alla persona di Fini.

Oggi e' la volta di un dettaglio della cucina della casa di Montecarlo.

Domani sarà quello del cesso, sempre nella stessa casa, che ha un particolare che coincide con il cesso comprato da Fini alcuni anni fa.

Si concentri l'attenzione su tutti i particolari di tutte le cucine d'Italia fuorché ai suoi problemi concreti.
Oggi sulle cucine, domani toccherà ai cessi!!!


Si faccia la guerra per il dettaglio di una mensolina piuttosto che su questioni ideologiche.

Si parli del colore della carta igienica che stona con le pareti del bagno della casa di Montecarlo piuttosto che della frase offensiva di Bossi rivolta contro Roma e contro tutti gli ITALIANI che ci riconosciamo in ROMA CAPITALE!!!

Pensate seriamente che sia un caso?

Suvvia... voi almeno, miei diletti e sparuti lettori... abituati a usare IL VOSTRO CERVELLO, usatelo! (E' questo infatti l'unico scopo di questo blog, quello di far riflettere e tenere allenati i cervelli).

Mi fa talmente schifo anche il solo "toccarlo" quel Giornale che ne posto soltanto il titolo:


(da IlGiornale - a firma di certa Ilaria Cavo...)

Montecarlo, trovata la cucina dei Fini E' la Scavolini comprata a Roma:

lunedì 27 settembre 2010

SPQR - Fasci Littori e Lesa Maestà.

Un tempo, nemmeno tanto lontano, se qualcuno si fosse permesso di sussurrare una sola frase contro Roma o i suoi simboli, compresi i suoi Imperatori, i suoi Senatori, i suoi Consoli o contro le sue istituzioni, sarebbe finito per direttissima fra le mani del Console di turno.

Ma sì quello che si faceva precedere da una doppia fila di Alfieri che portavano in braccio i Fasci Littori (6 per parte, 12 in tutto) e da uno di questi fasci il Console avrebbe scelto le verghe da usare contro il malcapitato e infine si sarebbe fatto montare alla bell'e meglio un bel patibolo con un gran ceppo dove (dopo 200 nerbate come minimo) poggiata la testa del malcapitato l'avrebbe fatta saltare con una delle mannaie che erano a corredo di ciascun fascio.

Eh si... ne e' passato di tempo da allora...
I gloriosi Fasci Littori sono stati abusati in un passato recente al punto da diventare il simbolo e l'aggettivazione di una cosa deleteria che solo qualche romantico ancora ne sussurra sottovoce l'appartenenza a quell'aggettivazione.
Certo per l'uomo di oggi quei metodi sarebbero troppo cruenti, ma un bel coro di pernacchie e di sputi si potrebbe benissimo adottare senza intaccare troppo la sensibilità di noi uomini moderni.

Comunque e' tutto così strano!
Molto strano!

Ora tutti i topi di fogna possono uscire allo scoperto e divorare le spoglie di individui rimasti senza ideali, ormai ridotti a larve che non solo non hanno nemmeno l'orgoglio di reagire e dirgli a voce alta:

RITORNATENE NELLA TUA FOGNA DI UNA INESISTENTE PADANIA


ma persino lo plaudono, lo esaltano e LO VOTANO quale loro rappresentante in quello stesso parlamento che egli DISPREZZA!!!

Ahi serva Italia e vil italiano come siete caduti in basso!!!

(da Repubblica.it)

LA POLEMICA

Bossi contro Roma e i romani
"Sono porci. F1? Corrano con le bighe"

Il Senatur applaudito a una festa della Lega: "Il gran premio di Monza non si tocca". Critiche dal Pdl: "La smetta di fare Asterix". Zingaretti: "E' un ministro non un comico". Alemanno: "Ha superato il segno, Berlusconi deve intervenire"

ROMA - Torna a calcare la mano. Lo fa con una nuova sortita contro Roma e i romani che scatena reazione critiche si dalla maggioranza che dall'opposzione. Umberto Bossi, parlando ieri, in tarda serata, nel corso di un'iniziativa a Lazzate, si scaglia contro l'ipotesi di spostare il Gran Premio di Formula Uno da Monza nella capitale: "I romani se lo possono dimenticare, Monza non si tocca e a Roma possono correre con le bighe".

Ma il Senatur va oltre. E si lascia andare ad uno sprezzante attacco ai cittadini di Roma. "Basta con Senatus Populusque Romanus, "il Senato e il popolo romano", io dico 'sono porci questi romani'", scandisce Bossi fra gli applausi del pubblico e le risate del figlio in piedi accanto a lui.

Immediate le reazioni critiche, davanti a frasi che uniscono sia la maggioranza che l'opposizione. "La Lega ha una storia, una dimensione e delle responsabilità di fronte alle quali continuare ad atteggiarsi ad Asterix mi sembra riduttivo" dice il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello. Siamo stanchi di queste provocazioni inaccettabili che invece di costruire offendono milioni di cittadini" commenta il ministro delle politiche europee Andrea Ronchi. "Definire sprezzantemente come porci i cittadini della capitale italiana, così come qualsiasi cittadino italiano, è inammissibile e soprattutto è assolutamente grave che questo insulto esca dalla bocca di un ministro come Bossi" La Lega sa solo insultare e lanciare spot propagandisti, altro che risolvere i problemi del paese. Qui stiamo andando a rotoli e Bossi ci sguazza" taglia corto Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc. "Bossi faccia il ministro e non il comico" dichiara in una nota il presidente della provincia di Roma, Bicola Zingaretti. Il Pd, invece, chiama in causa il sindaco Alemanno e il governatore Polverini: "Sono offese gravi, i due amministratori che ne pensano?" dice il commissario del Pd nel Lazio, Vannino Chiti. Punto sul vivo anche Alemanno fa sentire la sua voce: "Questa volta Bossi ha veramente superato il segno, Berlusconi deve intervenire". Seguito subito da Renata Polverini: "Mi auguro che il governo prenda le distanze da queste volgarità".

(27 settembre 2010)



domenica 26 settembre 2010

Italia malata.

Il video di ieri dell'On. Fini ci ha lasciati senza parole.
Per certi versi ce lo aspettavamo ma non con quel tono remissivo e dimesso.
La sensazione che ne abbiamo avuto è che lui abbia gettato la spugna e peggio ancora, ha dato un ulteriore elemento di aggressione alla sua persona.

E' vero che un politico deve pensare e contare fino a 10 prima di dare una risposta, ma ci sono momenti in cui questa va data IMMEDIATAMENTE, cosa che lui non ha fatto (fatto grave), sottovalutando (fatto gravissimo) la portata degli attacchi che si sarebbero intensificati e nessuno meglio di lui avrebbe dovuto saperlo, visto che anche il più imbecille tra di noi l'aveva capito che la macchina da guerra non si sarebbe mai fermata.

Prima cosa: fare terra bruciata!
Non dare agli avversari nessuno spunto e nessun alimento; come?
Semplicissimo: fin dal primo attacco la sua risposta avrebbe dovuta essere oltre che immediata anche provocatoria:

-Embè? Cosa avrei dovuto fare? venderla al figlio di Berlusconi? o al figlio di Bossi?

All'attacco successivo, posto che ci fosse stato, un altro bel coniglietto dal cilindro, tipo una staffilata come quella appena enunciata ieri sera sulle società off-shore di proprietà dei sui avversari chiamandole per nome e cognome, ovvero PER EVADERE LE TASSE senza nascondersi dietro il politichese puro che la gente in generale (e i berluscones in particolare) non comprendono assolutamente.

Idiozia politica dunque.

Nessuno dei berluscones da me sentiti a caldo ieri sera o stamattina ha capito gran ché di quel che lui ha detto... anzi...

"Hai visto? lo ha ammesso che suo cognato potrebbe essere..."

Questo ovviamente vale solo per una minoranza di persone, la stragrande maggioranza non l'ha nemmeno sentito "a quel traditore lì" e si affiderà ai commenti di questo o quell'opinionista, che con 2 o tre battute gli farà capire tutto quel che c'è da capire:

"Fini è un traditore e basta!!!"

In compenso poi stamattina ho risentito di passaggio una recente intervista a Bersani che quasi implorava per cortesia (ma sembrava che glielo chiedesse per pietà) a Berlusconi di dirgli se la crisi era insanabile, (perché lui questa mattina aveva un appuntamento con l'estetista e non voleva assolutamente perdersi questa seduta?).

E infine Casini che continua a offrire mazzi di fiori a Berlusconi con una richiesta in cambio, camuffata da "partecipazione nelle scelte" che sa tanto di anticamera presso l'alcova del Signore in attesa che costui si degni di volgergli lo sguardo e di accoglierlo nel suo talamo...

Resta Di Pietro... poco statista, poco adatto a governare, ha dalla sua almeno una caratteristica: quella di dire chiaro e in faccia le cose come stanno. E' per questo che è il più temuto di tutti.

I berluscones lo odiano di un odio viscerale, ma e' l'unico che riesce a farsi capire persino da loro.


(da Repubblica.it)


L'EDITORIALE

La macchina da guerra
che schiaccia il dissenso

di EUGENIO SCALFARI

Da un lato Gianfranco Fini e la famiglia Tulliani, dall'altro il comunicato di un ministro della Giustizia dell'isola caraibica di Santa Lucia, i giornali della famiglia di Silvio Berlusconi e lo stuolo di "aiutanti" che si sono prodigati per incastrare il presidente della Camera.

La posta dello scontro è la distruzione politica dell'uno o dell'altro con le conseguenze che possono derivarne per tutto il paese. Esamineremo tra poco queste conseguenze, ma prima dobbiamo mettere a fuoco il video con il quale Fini si è ieri sottoposto al giudizio dell'opinione pubblica nazionale e internazionale.
A tale proposito e a titolo di premessa anticipo una riflessione: la risposta di Fini è comunque tardiva, poteva e doveva arrivare molto prima, subito dopo le notizie pubblicate dal "Giornale" di Feltri. Il presidente della Camera disse allora con una pubblica dichiarazione (e l'ha ribadito nel video di ieri) che nulla aveva mai saputo fino a quel momento della vicenda concernente l'abitazione di Montecarlo a suo tempo venduta ad equo prezzo (secondo le valutazioni di allora) da Alleanza nazionale che ne era proprietaria. Aggiunse che il coinvolgimento di suo cognato in quella vicenda gli aveva causato un forte disagio. Alle parole avrebbero dovuto seguire i fatti e cioè la netta separazione tra lui e la famiglia Tulliani. Comprendiamo benissimo che un comportamento del genere implicava non solo interessi ma soprattutto sentimenti, ma la responsabilità istituzionale avrebbe dovuto far premio su ogni altra anche a costo di mettere in gioco un assetto privato molto delicato.

Si parla spesso (e non sempre a proposito) dell'autonomia della politica. Ma questo concetto non può essere invocato soltanto per rivendicare i diritti, bensì anche i doveri che l'autonomia della politica impone a chi ne è protagonista. Fini non separò le sue responsabilità da quelle della famiglia. È stato un grave errore che ha purtroppo aperto la strada ad un imbarbarimento senza precedenti del quale Fini è stato al tempo stesso inconsapevole artefice e vittima, di fronte alla spregiudicatezza estrema del suo avversario sulla quale nessuno che lo conosca poteva aver dubbi. Chi ne ha sofferto il danno maggiore sono state le istituzioni della Repubblica e il danno non ha ancora terminato di generare i suoi effetti.
Ciò detto esaminiamo la risposta del presidente della Camera.

* * *

La risposta, cioè la verità di Fini, ribadisce i seguenti punti: Fini nulla sapeva. Apprese solo un mese fa che suo cognato era affittuario dell'appartamento di Montecarlo. Mostrò disagio, ebbe una violenta lite in famiglia, invitò il cognato a disdire il suo contratto di locazione e ancor oggi ha ripetuto l'invito con molto vigore.

Suo cognato continua a smentire privatamente e pubblicamente di essere non solo il locatario ma anche il proprietario dell'appartamento in questione. Fini ne prende atto ma dubita che il cognato dica la verità. Se sarà accertato dalla magistratura o da altra fonte ufficiale che suo cognato ha mentito e gli ha mentito, darà le dimissioni da presidente della Camera non perché abbia una responsabilità in quanto è accaduto ma per rispetto dell'etica pubblica che gli sta particolarmente a cuore. Contro di lui è partita una vergognosa campagna di killeraggio nel momento in cui ha manifestato un legittimo dissenso politico rispetto alla linea del partito di cui è stato cofondatore. Questa campagna è stata condotta da giornali di proprietà della famiglia Berlusconi e da televisioni asservite ai suoi ordini e ai suoi interessi.

Tali metodi sono stati adottati non solo contro di lui ma contro chiunque dissenta dalla voce del padrone. Questa è una gravissima ferita inferta alla democrazia. Riconosce d'aver commesso qualche ingenuità. Ma nessun reato è stato compiuto da nessuna delle persone implicate in questa vicenda nella quale non sono in gioco soldi pubblici e interessi della pubblica amministrazione. Infine per quanto lo riguarda non ha alcuna responsabilità in una vicenda privata che riguarda un appartamento di 50 metri quadrati.
Fin qui il video-messaggio del presidente della Camera il quale ha accompagnato queste sue dichiarazioni sui fatti ad una durissima requisitoria contro lo stile di governo e l'atmosfera di killeraggio che è diventata purtroppo una nota dominante e può colpire chiunque dissenta dal potere berlusconiano.
Oltre a prendere atto delle affermazioni di Fini, molte delle quali sono a nostro avviso pienamente condivisibili, bisogna anche leggerne in controluce alcuni passaggi.
Soprattutto quello che riguarda la sua "ingenuità" e la lite in famiglia quando alcuni fatti compiuti sono arrivati a sua conoscenza.

Abbiamo già scritto all'inizio che l'ingenuità - evidentemente connessa ai sentimenti più che ad un attento esame dei fatti - comporta un prezzo da pagare. Fini si è impegnato a pagarlo con le dimissioni se il fatto della proprietà del cognato (che non è un reato) sarà accertato.
Questa posizione è fragile. Ci si aspettava che Fini esibisse la prova che la proprietà non è di Tulliani ma questa prova non è stata data. Lo stesso Fini dice di dubitare della parola di Tulliani. Sarà quindi difficile che resista a lungo in una posizione di evidente difficoltà.

Resta un problema che ci porta ad esplorare che cosa è veramente accaduto a Palazzo Grazioli e dintorni. È accaduto ciò che sappiamo da tempo e che siamo in grado di prevedere in anticipo: la macchina da guerra berlusconiana entra in funzione per colpire il dissenso e per proteggere gli amici e gli amici degli amici. Se Fini si fosse sottoposto, la macchina da guerra contro di lui non avrebbe colpito. Ma per difendere Cosentino da ben altre colpe la macchina da guerra berlusconiana si è mossa, togliendo dalle mani dei giudici un elemento decisivo per le sorti del giudizio, cioè le intercettazioni dalle quali emergerebbe la prova dei legami tra l'imputato e le cosche camorristiche. Quell'elemento non soltanto non sarà reso noto alla pubblica opinione ma non potrà essere utilizzato in processo, per i giudici sarà come se non sia esistito.
A questo risultato la macchina da guerra è arrivata con l'intimidazione, le promesse, le lusinghe, la compravendita delle persone e del loro voto. Si parla molto di trasformismo, ma non è soltanto di questo che si tratta.
Il trasformismo è un vizio antico delle democrazie, in Italia particolarmente diffuso. Il voto di scambio, ottenuto attraverso la concessione di benefici o la minaccia di ritorsioni, è invece un reato previsto dal codice penale e come tale andrebbe perseguito.

Per concludere su quanto è accaduto a Palazzo Grazioli e dintorni: il caso Fini ha dimostrato per l'ennesima volta la natura del potere berlusconiano che si regge sullo slogan "o con me o contro di me", sul belante ritornello del "meno male che Silvio c'è" e sul dossieraggio ricattatorio come pratica di governo.

* * *

Le conclusioni di questa avvilente vicenda mi sembrano le seguenti: le elezioni si allontanano di qualche mese ma non di più. La legge elettorale resterà quella che è, strumento formidabile di pressione e corruzione. Le ipotesi di un terzo polo si fanno evanescenti perché anche Casini è nel mirino della macchina da guerra berlusconiana che alterna nei suoi confronti lusinghe e minacce. Berlusconi imporrà al Parlamento la legge sul processo breve e ritirerà fuori quella sulle intercettazioni.

Intanto l'economia è ansimante, la coesione sociale è a pezzi e nessuno se ne dà carico. Un bilancio che dire sconfortante è dir poco.

(26 settembre 2010)

sabato 25 settembre 2010

Ecco il video di Fini




Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente.

Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al centrodestra.

Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà con accuse risibili, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare.

Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali.

In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia.

Credo di essere tra i pochi, se non l'unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni.

E' evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni.

Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier testuale - "anche su di me, perchè oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera ". Profezia o minaccia?

Puntualmente, dopo un po', è scoppiato l'affare Montecarlo.

So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo.

I fatti:

An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi, nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia anche se sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230 mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto inutilizzabile per l'attività del Partito, l'11 luglio 2008 è stata venduta alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. L'atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e Walfenzao.

Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato adeguato perchè superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l'intero condominio.

Si poteva spuntare un prezzo più alto? E' possibile. E' stata una leggerezza? Forse. In ogni caso, poichè la Procura di Roma ha doverosamente aperto una indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari politici e poichè, a differenza di altri, non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l'esito delle indagini.

Come ho già avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani.
Il fatto mi ha provocato un'arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d'affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione.
Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel'ho chiesto e con toni tutt'altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po' di serenità alla mia famiglia.

E' stato scritto: ma perchè venderla ad una società off shore, cioè residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l'eccezione.

E sia ben chiaro, personalmente non ho nè denaro, nè barche nè ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse.

Ho sbagliato? Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l'amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c'è corruzione nè concussione.

Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui.
Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo?
E' Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel'ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera.
Non per personali responsabilità -che non ci sono- bensì perchè la mia etica pubblica me lo imporrebbe.

Di certo, in questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe. Un affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati.
Non penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà istituzionale è fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro.

Penso alla trama da film giallo di terz'ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito delle improbabili segnalazioni di attenti lettori.

Penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito, chi paga le spese?) per trovare la prova regina della mia presunta colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al suo Premier perchè preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società off shore coinvolte non in traffici d'armi, di droga, di valuta, ma di una pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo.

Ma, detto con amarezza tutto questo, torniamo alle cose serie. La libertà di informazione è il caposaldo di una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l'avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l'avversario si distrugge la democrazia. Si mette a repentaglio il futuro della libertà. Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto.
Gli italiani si attendano che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sara' gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda ho certamente la coscienza a posto.

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Il video di Fini sara' disponibile a partire dalle ore 19.00

E' stato modificato così il messaggio su Generazione Italia.

Il video con la dichiarazione del presidente Fini,
sara' disponibile dalle 19 ora italiana.



Rassicuriamo i nostri visitatori che qualora non riuscissero ad accedervi in tempi ragionevoli, entro stasera potranno trovarne una copia quì direttamente in questo blog in modo da alleggerire il server che prevediamo sarà intasato per parecchie ore.



Qui potete trovare una copia del Video di Fini in formato flv


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Tutti i siti di FLI in tilt

Aspettavamo già da stamattina le dichiarazioni di Fini che come promesso fin da ieri nel sito di Generazione Italia avrebbe dovuto essere disponibile per oggi.

Quale non e' stata la nostra sorpresa quando tentando di collegarci abbiamo ricevuto il fatidico messaggio d'errore di "Sito non disponibile".

Per un istante, ma solo per un istante, ho pensato a un blocco deliberato dei siti vicini a Fini (complici magari i servizi nostrani che a quanto pare sono bravissimi a fare certi servizietti al potente di turno).

Suvvia e' stato solo un cattivo pensierino fugace di un istante...

Conosco abbastanza bene Internet e i suoi protocolli per sapere che una banda miserabile come la nostra non avrebbe mai potuto resistere a un accesso contemporaneo di 100 o 200 mila utenti, specialmente con la pesantezza della prima pagina (il famoso index.php o .html) che avevo già visto in precedenza abbastanza pesantuccia.

Infatti da li a qualche ora il (o i) webmaster hanno fatto la scelta giusta, come se mi avessero letto nel pensiero.

Hanno alleggerito la prima pagina con un solo messaggino striminzito e il logo di pochi K (io avrei levato anche quello).

Il messaggio? Eccolo:

Il video con la dichiarazione del presidente Fini, sara' disponibile nella seconda meta' del pomeriggio.


Vi suggerisco di non andarci subito, per non compromettere le già precarie condizioni della rete, e per quanto mi riguarda prevedo di scaricarlo per intero e di reinserirlo direttamente in questo server immediatamente dopo.

Questo e' un altro trucco del quale si dovrebbe tenere conto:

redistribuire su servers diversi tante copie in modo da snellire il traffico di quell'unico server che prevedo sarà intensissimo.

Spero francamente che qualcuno ci legga e che adotti questa tecnica, magari se non proprio oggi, in un futuro immediato che prevedo denso di colpi di scena.

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Clima da Guerra Civile.

C'era una volta...

Un caso analogo, esploso due anni fa, di un dossier su Di Pietro riguardava tutta una serie di presunti reati e presunte irregolarita' di Di Pietro sparate dai giornali di Famigghia per gettare fango e discredito al leader del momento (Di Pietro appunto) che stava rompendo troppo le palle.

Risultato?

Nulla di fatto e se la memoria non ci tradisce Di Pietro è stato persino successivamente risarcito (di 100(?) mila euro) per il danno di immagine subito.

Bazzecole per chi è proprietario di tre quarti d'Italia e nulla in confronto al pericolo reale della escalation di gradimento che Di Pietro rappresentava.

Ora lo stesso stanno facendo con Fini e dai toni ringhiosi che assumono i suoi cani c'è da dire che Fini è molto più temuto di Di Pietro in fatto di pericolo di escalation di consensi.

Fini è uno statista.

Risaputamente, riconosciutamente e dichiaratamente uno statista, persino da chi non ne ha mai condiviso le linee politiche.

E un uomo così rappresenta un pericolo MORTALE per Berlusconi, perchè è l'unico che potrebbe attrarre intorno a sé una massa critica di consensi tale da travolgerlo e annientarlo, in barba alle sue televisioni e ai suoi "diabolici strumenti di persuasione".

Eccola spiegata tanta ferocia.

Siamo sicuri che una eventuale sconfitta elettorale di Berlusconi si verificherà come un normale passaggio del testimone?

Noi ne abbiamo seri dubbi.

E il clima da Guerra Civile che Berlusconi sta preparando avrà una sua naturale conseguenza:

manderà al massacro migliaia e migliaia di imbecilli acefali che si ergeranno a difenderlo per dargli tempo di "espatriare" con tutte le ricchezze che ci avrà depredato presso uno dei suoi "amici cari" dittatorelli da strapazzo che è andato coltivando in tutti questi anni.

C'è abbastanza di che farci un bel film.

A riprova di quanto sospettiamo eccovi le due chicche messe a confronto:

(tratto dal sito www.italiadeivalori.it)




























La seconda chicca riguarda il titolo ringhioso in prima pagina del Giornale di oggi a caratteri cubitali:

E ADESSO VATTENE!!!

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venerdì 24 settembre 2010

In attesa del chiarimento di Fini

Intanto guardiamo la ricostruzione fatta da Bocchino ad Annozero:




Beati coloro che hanno sete di giustizia...

...Perché saranno giustiziati!!!
Ogn tanto bisogna pur dare ragione a quelli che ci stanno antipatici, soprattutto quando ci sbattono in faccia certe verità scomode che tendiamo naturalmente (Umano, troppo umano) a nascondere o a non voler vedere:

Parlo di Ahmedinejad che ha sollevato una questione molto simile a quella si Sakineh ma dall'altra parte del globo, danna NOSTRA parte; quella di Teresa Lewis, questione (quasi) identica a quella di Sakineh.


Beati coloro che hanno sete di giustizia... perché saranno giustiziati!!!

(da RaiNews24.it)

Teresa Lewis
Teresa Lewis

Jarrat, 24-09-2010

Questa notte intorno alle 3 e 13 ora italiana in Virginia al "Correctional Center" di Jarrat è stata giustiziata con iniezione letale Teresa Lewis, 41 anni, condannata per aver fatto uccidere nell'ottobre 2002 il marito e il figliastro per incassare i soldi di una polizza sulla vita. Secondo la sentenza la donna avrebbe assoldato due sicari barattando la vita dei due uomini con denaro e prestazioni sessuali.

L'esecuzione era stata da più parti contestata e più voci si erano alzate per chiedere la grazia. Tutte le perizie mediche concordavano col fatto che Teresa fosse una disabile mentale, non propriamente capace di intendere e di volere.

''Stanotte la macchina di morte dello Stato della Virginia ha ucciso la bellezza e lo spirito umano di Teresa Lewis - ha dichiarato dopo l'esecuzione Jim Rocap, avvocato della donna - per i suoi amici, per chi si batte contro la pena di morte in tutto il mondo, la sua morte è una gravissima perdita. La nostra speranza è che il suo sacrificio assurdo possa aprire la mente di molti e riconsiderare questo tremendo sistema giudiziario''.

Sempre secondo l'avvocato Teresa ha vissuto le sue ultime ore in serenità, ha cantato e pregato. "Se ne è andata senza recriminazioni - ha aggiunto - terrorizzata, ma tranquilla". Le ultime persone che ha ricevuto prima di essere giustiziata, oltre a Rocap, sono state suo figlio e un sacerdote.

La donna è stata giustiziata con un mix di tre diversi medicinali che l'ha prima indotta in uno stato catatonico e poi stroncata con un arresto cardiaco.

L'ultimo pensiero è stato per la figliastra, Kathy Clifton. "Voglio solo che sappia che le voglio bene e che sono veramente desolata".

L'autore del falso documento contro Fini? Un amico di Berlusconi.


"Sugli 007 accuse irresponsabili, potrei querelare"...

Frase questa attribuita a Berlusconi, ma come ci ha spiegato ieri Filippo Rossi di Fare Futuro nell'intervista rilasciata a RaiNews24 (continuo a metterci il 24 scusate, con la speranza che caccino via presto le fecce che la stanno inquinando e ripristinino il precedente e onorato nome), con questa frase Berlusconi dovrebbe prima di tutti querelare se stesso, visto che è stato proprio un SUO giornale a darne notizia molti giorni addietro, anche se in modo velato, ovvero che della vicenda se ne stavano occupando anche i servizi segreti.(*)

Ma come si sa lui (Berlusconi) non ha soltanto la memoria corta, ma la stessa cosa detta a distanza di pochi secondi rispetto ad una affermazione precedente viene completamente stravolta e con dei significati diametralmente opposti.
In altre circostanze e con altri personaggi si parlerebbe di "sdoppiamento della personalità" o di schizofrenia, ma la sua e' semplicemente furbizia politica, con l'unico obbiettivo di "esaltare" e far "esultare" i suoi acefali sostenitori che badano SOLTANTO alla forma e non alla sostanza di quello che dice.

Io ho una mia conoscenza appartenente a questa categoria; per lui Berlusconi e' un idolo perché "è anche bello, alto e simpatico e non brutto come tutti gli altri, soprattutto non ha quella
faccia di scacciuni che ha Prodi".

Comprendiamo dunque benissimo perché tutti i suoi media, tutti, compresa la Rai e nessuno escluso, ce lo mostrino sempre bellissimo e impeccabile, (per vedere lo schifo di coloranti che ha in testa bisogna vedere qualche ripresa fatta da SkyNews24 per esempio) e soprattutto sempre gli stessi media del Premier ci mostrano tutti i suoi avversari con aspetti ORRIDI da far invidia a certi personaggi HORROR cinematografici.

Che volete farci... e' questa la dura legge del mercato televisivo.

Lo stesso dicasi sulla costruzione delle prove fasulle.
Non importa che siano vere!

L'importante e' che la gente continui ad esultare e ad esaltarsi al suo Verbo strombazzato ai quattro venti dai suoi megafoni Urbi et Orbi (Televisioni e Giornali, mentre presto ci sarà anche una versione cinematografica in otto parti e una riduzione televisiva in seicentoventisettemila puntate).

Il titolo? La casa di Fini a Montecarlo.

E tutti gli altri problemi dell'Italia?
E tutti i suoi guai con la giustizia?
E i suoi presunti e reali legami con la mafia?

Bazzecole!!!
Nulla!!!

Sono nulla rispetto al grande evento che si sta materializzando in Italia:

La Casa di Fini a Montecarlo!!!

Ah quasi me ne dimenticavo... subito dopo come sub serie televisive ci saranno anche:

Il Cottage di Bocchino a Valguarnera
Le Sedute di casa Bongiorno

(*)
(da ffwebmagazine)

Alle 19.50 del 15 settembre, l'agenzia stampa Il Velino (riconducibile al portavoce del Pdl Daniele Capezzone, che ha abbandonato le proprie quote solo qualche mese fa) scrive: “Anche la casa di Montecarlo nelle maglie dell'intelligence e della Guardia di Finanza”. A scrivere l'articolo è un giornalista noto per essersi occupato a lungo dei rapporti tra politica, giornalismo e servizi segreti. Dopo due giorni, sul Giornale, Zurlo riprende la notizia e racconta che membri dei servizi e finanzieri si erano recati a Saint Lucia. Il documento arriva due giorni fa ed è falso. Ma chi ha confezionato la patacca?”.
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(da IlMessaggero.it)


«Dossier contro Fini, ecco l'autore»
I finiani: è un amico di Berlusconi

Spunta il nome di Lavitola, che smentisce: potrei querelare
Palazzo Chigi: sugli 007 accuse irresponsabili



Italo Bocchino (foto Foto Cosima Scavolini - Lapresse)
ROMA (23 settembre) - Resta alta la tensione tra Pdl e finiani, mentre non si placa lo scontro sui dossier tra i fedelissmi del presidente della Camera e il premier e Silvio Berlusconi. Palazzo Chigi smentisce infatti che i servizi segreti abbiano avuto un ruolo nella vicenda. Sono «illazioni e congetture assolutamente false e diffamatorie», secondo Palazzo Chigi, mosse «nella più totale irresponsabilità».

Ma il capogruppo di Futuro e libertà alla Camera, Italo Bocchino, che aveva già puntato il dito sugli 007, accusa: il documento che attribuisce la titolarità delle società off-shore proprietarie della casa di Montecarlo al cognato del premier Giancarlo Tulliani è un falso, confezionato da un uomo vicino al premier, Valter Lavitola, editore dell'Avanti. Quest’ultimo smentisce e annuncia querele.

«Il dossier è stato prodotto ad arte da una persona molto vicina a Berlusconi che ha girato per il Sudamerica, di cui al momento opportuno saprete il nome», ha affermato Bocchino. Poi successivamente a Annozero ha aggiunto: «Valter Lavitola, direttore de L'Avanti, sarebbe uno degli uomini che ha lavorato a questa patacca per consegnarla al premier. È stato con Berlusconi nel recente viaggio in Centro e Sud America».

Lavitola: una bufala. «Ho appreso - ha replicato Lavitola - di questa folle presunzione. Sono un giornalista, direttore di un quotidiano che benché storico purtroppo è poco letto e quindi ho cercato di mettermi sulle tracce di chi fosse il titolare di queste due società off-shore per cercare di saperlo. Purtroppo non ne sono venuto a capo, hanno fatto prima altri giornali. Confermo che sto ancora cercando di avere notizie. L'obiettivo - conclude Lavitola - era quello di cercare uno scoop che potesse essere utile a rilanciare il giornale, non credo che questo per un giornalista sia un peccato. Per quanto riguarda il fatto che il documento sia falso, non sono in grado di dirlo, spero di poterlo dire».

La lettera pubblicata dal giornale dominicano El Nacional in cui si afferma che Tulliani risulterebbe il titolare della società cui è intestato l'appartamento di Montecarlo, e che reca la fima del ministro della Giustizia dell'isola caraibica di Saint Lucia, «è vera». Lo dice il ministro dominicano Rudolph Francis, raggiunto telefonicamente dal Fatto Quotidiano, che lo ha intervistato. «La prossima settimana - aggiunge Francis nel breve colloquio - rilasceremo un comunicato ufficiale su questa materia».

Il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, intanto chiede trasparenza sui servizi segreti: solleciteremo alla vigilanza sull'operato dell'intelligence, per eliminare «anche solo il sospetto d'attività al di fuori delle leggi», afferma in un'intervista pubblicata oggi sull'Unità.

giovedì 23 settembre 2010

Primarie si, primarie no.

Le primarie, pur indicative degli indici di gradimento, così come se le è date il PD sono molto grossolane e rischiano di far saltare quell'unico momento di democrazia che con l'attuale legge elettorale è rappresentato appunto dalle primarie.

Perché non funzionano?

Perché ricopiano pari pari il meccanismo della legge porcata che vede nel bipolarismo puro all'italiana (nel senso più spregiativo del termine) la sua massima sintesi.

E' grazie alla legge porcata se e' possibile che qualsiasi delinquente, piduista, mafioso, a sua volta protettore di delinquenti con appena un 20% di consensi personali possa più che governare dominare l'intera politica italiana.
E' la politica del "Divide et Impera" tanto cara ai nostri dittatori del passato che i nostri geni della politica confluiti nel PD hanno adottato dimostrando una idiozia o una cecità politica senza attenuanti.

Vediamo come sarebbe possibile invece adottando sempre il meccanismo delle primarie suddividerlo in più tempi: due tempi o anche 3 o 4 a seconda del numero di candidati.

Andiamo con un esempio:

Posti 8 candidati leader o premier A, B, C, D, E, F, G, H si faccia un primo turno consentendo una cernita e si proceda a un nuovo test escludendo solo l'ultimo o gli ultimi o meglio ancora, tutti quelli sotto una certa quota (diciamo del 2%).

Al nuovo test si effettuerà un'altra cernita escludendo sempre l'ultimo della lista
e sempre e comunque chi non supera quel quorum minimo, che proprio perché sia realmente democratico deve essere fissato molto basso, e con un meccanismo di lieve incremento inversamente proporzionale al numero dei candidati, es. al primo test sbarramento al 2% al successivo al 2+X% al successivo ancora al 2+X+Y% e cosi via.

Ritornando al nostro esempio citato sopra, posti i seguenti risultati del primo turno:

Candidato:
A ---> 25%
B ---> 21%
C ---> 19%
D ---> 15%
E ---> 9%
F ---> 8%
G ---> 2%
H ---> 1%

Secondo le regole ipotizzate resterebbero esclusi i candidati G ed H e al secondo test potremmo avere benissimo un risultato siffatto:

Candidato:
A ---> 24%
B ---> 21%
C ---> 19%
D ---> 15%
F ---> 13%
E ---> 8%

Ai successivo test la risalita del candidato F potrebbe avere dei balzi in avanti talmente ampi da indurre altri candidati a ritirare la propria candidatura e di schierarsi appoggiando questo o quell'altro candidato.

Alla fine, sorpresa delle sorprese il candidato F potrebbe benissimo superare tutti gli altri e persino il candidato A che pure aveva continuato a mantenersi nelle prime posizioni fino all'ultimo test.

Dite la verità: siete proprio sicuri che le ultime primarie del PD le avrebbe vinte Bersani se si fosse adottato un meccanismo analogo a questo sia pur paradossale appena ipotizzato?

Siete proprio sicuri che Berlusconi riuscirebbe mai a sedere sullo scranno da Premier se si votasse con un meccanismo siffatto?

(da Repubblica.it)


Scintille alla direzione del Pd
tra primarie e candidati civici

Si è conclusa la direzione del Pd. Il segretario provinciale ha chiesto che le consultazioni si svolgano il 5 dicembre e ha aperto il campo non solo agli iscritti, ma anche alla società civile. Merola citando Vitali ha chiesto di rinviare tutto per approfondire il programma. Cevenini: "Non mi posso certo esprimere sui tempi". Nonostante le resistenze approvato il documento di Donini

La direzione del Pd, al termine di una discussione durata oltre cinque ore, ha approvato all'unanimità, nonostante le critiche piovute sul testo, il documento proposto dall'esecutivo. Otto pagine in cui si delineano le linee di fondo "di un progetto strategico" per la città da sottoporre ai potenziali alleati in vista delle comunali del prossimo anno. Dieci punti programmatici (dalla città metropolitana alle infrastrutture, passando per formazione, cultura, ambiente, welfare, cittadinanza) e la proposta, nero su bianco, di fissare le primarie (aperte e di coalizione) al 5 dicembre. Il documento, però, non convince a pieno tutti i dirigenti democratici e, subito dopo la presentazione di Sergio Lo Giudice, parte il fuoco di fila delle contestazioni. Tra le critiche anche quelle di Merola che, citando Vitali, chiede lo slittamento delle primarie. Tra gli interventi più duri quello di Campagnoli. Il documento è stato approvato all'unanimità, ma si è deciso che non sarà quello definitivo. Servirà un ulteriore passaggio in direzione. Di seguito i passaggi più significativi della direzione.

"Opportunità per tutti". Non lo cita direttamente, ma Donini sembra rivolgersi a Campagnoli, che aveva intimato: "Dicano chiaramente se sono tutti per Cevenini", Mister preferenze che raccoglie consensi ovunque. Ogni candidato, puntualizza il segretario provinciale, avrà "una reale parità di opportunità". "Primarie vere - precisa - significa che non dovranno essere lo strumento di legittimazione di candidature scelte altrove, ma un'autentica competizione costruttiva e partecipata nella quale giocare le nostre migliori energie". E sottolinea che alla competizione potranno partecipare non solo gli iscritti al Pd ma anche "personalità della società civile, che saranno in grado di raccogliere un numero di firme significativo ma non proibitivo di elettori del centro sinistra".

Le alleanze. Ma lo sguardo punta più lontano, perché le primarie saranno solo il primo passo verso le comunali. Non è troppo presto per parlare di coalizione e di alleanze. La coalizione di centrosinistra, avverte Donini, deve essere costruita
"senza steccati e barriere, senza riproporre le vecchie logiche di esclusione basate sulla collocazione politica di questo o quel partito". Un messaggio neanche tanto velato all'Udc? Può darsi. Nei giorni scorsi sono stati diversi i segnali che vanno in questa direzione, culminati col nulla osta dell'Idv alla partecipazione dei casiniani. Ciò che è insindacabile è la "comune adesione a un documento di indirizzo programmatico". Con un'avvertenza indirizzata a Rifondazione comunista: ""Chi sottoscriverà il documento programmatico farà parte dell'alleanza di centro sinistra, chi vorrà invece rimanere alla finestra non ne farà parte". Donini vuole mettere in cantina "la geometria delle alleanze", vuole sottrarsi "al balletto di chi sta dentro o fuori a priori, alla logica dei veti incrociati": questo è il bene per il Pd.

Attacco a Dionigi. I messaggi più o meno espliciti non finiscono qui. Ce n'è anche per Ivano Dionigi, il rettore che prima di dover sciogliere la matassa dei ricercatori che non vogliono più insegnare al posto dei docenti, aveva espresso grandi perplessità sull'istituzione delle primarie che avrebbe favorito solo volti popolari escludendo i migliori. "Altro che saltare un giro - è la risposta del segretario dei democratici - come ci viene chiesto da alcuni nostri interlocutori fin troppo ansiosi di sostituire alla politica pulita e generosa dei partiti, che pur debbono rinnovarsi e ritrovarsi in connessione sentimentale con la citta', una strana forma di oligarchia dei migliori. Se abbandoniamo noi l'arroganza e il dirigismo di chi pensa sia giusto calare dall'alto le soluzioni migliori per la propria comunità, non vorrei che questo difetto di fabbrica, solitamente addebitato ai partiti, fosse ora raccolto da altri".

Vitali e Merola per il rinvio delle primarie. Bastano pochi minuti d'attesa per capire che il discorso di Donini non avrà vita facile. E' il senatore del Pd Walter Vitali, ex sindaco di Bologna, a sparigliare le carte e a riproporre di rinviare le primarie per avere il tempo di cercare una figura della società civile da inserire nella consultazione: "Non tutto è dentro di noi, c'è bisogno di ricollegarsi con le energie fuori di noi e che spesso sono disilluse". Per Vitali è "difficile disconoscere" il ragionamento fatto dal rettore Ivano Dionigi e lamenta: "Lorenzo Sassoli de Bianchi poteva essere un'idea". Ma c'è anche un secondo punto su cui Vitali vuole calcare la mano: rinviare le primarie permetterebbe anche di approfondire il progetto programmatico, ora ancora nebuloso e troppo generico. Un'idea che trova favorevole il presidente del consiglio provinciale Virginio Merola: "Le primarie devono basarsi su un programma", non sul fatto "se uno è più popolare di un altro", scandisce l'ex competitore di Flavio Delbono sottolineando il suo "disagio".

Campagnoli: "Importante avere più tempo". "Sarebbe importante se fosse accolta la proposta di avere un ulteriore momento di riflessione programmatica prima delle primarie. Ma non mi pongo il problema delle date". Anche Duccio Campagnoli, chiede che il Pd definisca meglio le proprie proposte. "C'è bisogno di un progetto che sia capace di esprimere l'idea di un impegno straordinario per la città", afferma. "Ci sono diversi punti da approfondire, innanzitutto quello della Bologna della competitività", spiega. Quanto al documento presentato oggi alla direzione, e che da più parti è stato criticato come troppo generico, per l'ex assessore è un inizio di ragionamento, ma noi dobbiamo dare il senso della città che vogliamo".

Cevenini: "Non mi oppongo". Maurizio Cevenini, che è parso irritato dalla piega presa dalla direzione, lascia che siano "il segretario e il gruppo dirigente del Pd, insieme agli altri partiti della coalizione" a stabilire "i tempi più opportuni per le primarie. Io che ho ricevuto molte segnalazioni sulla mia debolezza programmatica - ribadisce Cevenini - non mi posso certo permettere di esprimermi su una possibile riduzione dei tempi".

(18 settembre 2010)


Caso Fini - Caso Casa.

Noi non avevamo dubbi!

Fin dal primo apparire della notizia di un preteso scandalo di una casa a Montecarlo, venduta, ceduta, regalata, non importa cosa, come e con quali forme al cognato, ci siamo detti: eccola quì... LA MONTATURA!!!

Sotto sotto ce la ridevamo, alle spalle dei Feltri e degli scribacchini del Giornale che si accanivano con tanta ferocia su una questione talmente idiota che anche qualora fosse risultata vera sarebbe stata sanzionabile (secondo la giurisdizione Italiana) con una multa che da un punto di vista morale equivarrebbe press'appoco, alla multa che ci viene elevata per una "distrazione" o per una leggerezza quale potrebbe essere un eccesso di velocità o un divieto di sosta.

Abituati come siamo ai (presunti) reati CRIMINALI di gran parte dei parlamentari (il grosso dei quali riguardano quasi tutti gli uomini di Berlusconi, compresso lui stesso) avevamo o no ragione di riderci sopra?

Invece no!

Sono mesi che ci massacrano letteralmente i coglioni su questa cosa, e francamente il pensiero che fosse tutta una montatura per poter parlare in negativo del Presidente Fini era molto più che un sospetto.

Prima della "grande pulizia" di qualche anno fa anche noi ne parlavamo male, ma su cose ben concrete e visibili: il suo servilismo e il suo status di vassallo di Berlusconi per esempio, ma mai ci saremmo sognati di INVENTARLE di sana pianta, complici quattro delinquentucoli internazionali coi quali i nostri servizi segreti intrattengono rapporti che non fanno sicuramente onore al nostro Paese, (il caso Abu-Omar docet).

Ma tanto i berluscones soffrono di presbiopia.

Non vedono le cose gigantesche e criminali che riguardano il loro idolo e vedono solo la presunta macchiolina o l'ombra creata apposta per farli concentrare su di essa essendo divenuti seriamente dei CEREBROLESI!!!

Il vero problema italiano sono i CEREBROLESI che si lasciano manipolare da una informazione (soprattutto televisiva) infame e ipnotizzante.

Il vero problema in Italia sono gli imbecilli che hanno, purtroppo, diritto di voto e diritto di farsi manipolare.

Chissà se in un mondo futuro migliore non sarà attuato una sorta di meccanismo che consenta l'espressione del voto soltanto a coloro che superano una soglia minima di attività cerebrale?

Al punto in cui sono arrivate le cose ritengo sia persino auspicabile.


(da Repubblica.it)

IL CASO

"Ecco come gli uomini del premier
hanno manovrato la macchina del fango"

I finiani: mossi anche i Servizi. Hanno isolato otto questioni "decisive per capire" e il direttore del Secolo Perina le ha ordinate come se fossero domande. Il presidente della Camera ha avuto la certezza che la casa di Montecarlo non è del cognato di GIUSEPPE D'AVANZO

Ora, tra Berlusconi e Fini, tutto ritorna in alto mare. Come prima. Se è possibile, peggio di prima. Molto peggio. Va per aria la pace concordata per scrivere insieme una legge immunitaria costituzionale e quindi la road map che avrebbe consentito al governo di vivacchiare per lo meno fino ai primi mesi del 2012 quando il referendum confermativo avrebbe dovuto decidere il destino della legislatura. Che cosa è accaduto? Perché il presidente della Camera ha chiesto ai suoi "ambasciatori" Italo Bocchino e Giulia Bongiorno di chiudere ogni canale di comunicazione e trattativa con il ministro della Giustizia Alfano e l'avvocato del Cavaliere Ghedini? Quali evidenze hanno convinto Fini che quella trattativa politico-legislativa è una falsa trattativa, una trappola, soltanto un modo per temporeggiare in attesa che si concluda il character assassination; una parentesi tattica per dar modo agli "assassini politici" di concludere il lavoro sporco di demolizione di ogni affidabilità pubblica del co-fondatore del Popolo della Libertà? La risposta che si raccoglie negli ambienti vicini al presidente della Camera non è ambigua: "Fini ha qualche prova e la ragionevole certezza che le informazioni distruttive che ogni giorno vengono pubblicate da il Giornale e Libero, controllati dal presidente del Consiglio, sono fabbricate in un circuito che fa capo direttamente a Silvio Berlusconi"

Fini, nel pomeriggio di ieri, può dire ai suoi "ambasciatori" che quel che gli viene mostrato, quel che ha accertato con indagini private non lascia spazio al dubbio. Gli uomini più esposti nell'aggressione riferiscono passo dopo passo del loro lavoro e delle loro mosse al Cavaliere. Che martedì, alla vigilia del titolo "Fini ha mentito, ecco le prove", ha incontrato Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, i "sicari" del Giornale, e ieri Amedeo Laboccetta, il parlamentare del Pdl, vecchio esponente napoletano di An, capace di "muovere le cose" nei Caraibi grazie all'influenza di Francesco Corallo. Altro nome chiave - Francesco Corallo - di questa storia. Figlio di Gaetano, detto Tanino, latitante catanese legato al boss di Cosa Nostra Nitto Santapaola, Francesco Corallo è nei Caraibi "l'imperatore di Saint Maarten", dove gestisce con attività collegate a Santo Domingo alberghi, un giornale, quattro casinò con l'Atlantis World, multinazionale off-shore, partner dei nostri Monopoli di Stato nel business (complessivamente 4 miliardi di euro) delle slot machines ufficiali. Le mani che s'intravedono nella "macchina del fango" che muove contro Fini da mesi sono di Berlusconi, Feltri, Angelucci (editore di Libero), Laboccetta (Corallo), dicono senza cautela gli uomini del presidente della Camera.

"Non è più il tempo della prudenza. Abbiamo sufficienti informazioni per poter ricostruire che cosa è accaduto e per responsabilità di chi". Gli uomini di Fini hanno isolato otto questioni "decisive per capire" e Flavia Perina, direttora del Secolo d'Italia, le ha ordinate come se fossero domande. "È vero, come ha scritto Libero che c'è un rapporto personale tra l'ex primo ministro di Santa Lucia e Silvio Berlusconi che "deve far tremare Fini" (nell'isola di Santa Lucia è registrata la società proprietaria dell'appartamento di Montecarlo affittato dal cognato di Fini, ndr)? È vero, come ha scritto il Giornale il 17 settembre scorso che sono stati inviati a Santa Lucia agenti dei Servizi e della Guardia di finanza, e chi li ha mandati? È vero che a Santa Lucia ci sono, e da tempo, inviati della testata di Paolo Berlusconi, il Giornale e del mondadoriano Panorama? E' vero che la lettera di Rudolph Francis, con la dicitura "riservata e confidenziale" è stata fatta filtrare alla stampa estera attraverso un sito di Santo Domingo, località di residenza - guarda caso - di Luciano Gaucci? E' solo una coincidenza che Gaucci sia la "mina vagante" della stagione dei talk show, indicato negli scorsi giorni come possibile ospite eccellente di Matrix, l'Ultima Parola e persino Quelli che il calcio? Cosa significa l'ambigua nota in coda alla lettera di Francis "le nostre indagini restano in corso in una prospettiva di una determinazione finale"? E ancora, come è immaginabile che il ministro di un paradiso fiscale giudichi "pubblicità negativa" la segretezza delle società off-shore, posto che essa è il principale motivo per cui il suo Paese sta in piedi? Dice niente a nessuno il fatto che l'attuale editore di El National, Ramon Baez Figueroa, sia anche proprietario di diverse reti televisive come Telecanal e Supercanal?".

Gli otto dubbi retorici consentono di ricostruire il puzzle che, benché ancora monco, Gianfranco Fini ha sotto gli occhi. Indagini private gli hanno confermato che Giancarlo Tulliani non è il proprietario dell'appartamento di Montecarlo. Sospiro di sollievo: il giovane cognato avrebbe sempre potuto mentirgli ostinatamente, e fino ad oggi. Con la certezza dell'estraneità di Tulliani, Fini ha potuto sistemare meglio le altre tessere del mosaico. Si è chiesto: ma è ragionevole che un'isola (Santa Lucia) che vive con la leva della sua legislazione offshore si dia da fare per svelare i nomi dei proprietari di una società registrata in quel paradiso fiscale? Un non-sense. Epperò perché il ministro di Giustizia scrive che è Tulliani il proprietario delle sue società sospette? Ma è vero che questo ha scritto quel ministro? E' autentica quella lettera o su carta intestata (autentica) è stata sovrapposto un testo apocrifo?

La lettera se la sono rigirata a lungo tra le mani, ieri, Giulia Bongiorno e Italo Bocchino e hanno concluso che o la lettera è del tutto falsa o, anche se non lo è, non aggiunge nulla di nuovo a quel che si sa perché conferma che, secondo fonti monegasche, Giancarlo Tulliani è il "beneficiario dell'appartamento" che potrebbe voler dire soltanto che Tulliani è - bella scoperta, a questo punto - l'affittuario dell'immobile. Gianfranco Fini è apparso più interessato a ricostruire, con le informazioni che ha a disposizione, lungo quale canale e con quali protagonisti quella lettera manipolata si sia messa in movimento consapevole che il mandante dell'assassinio politico provochi la fuga di notizie rimanendo al di fuori della mischia. Dicono che sul tavolo intorno a cui Fini ha incontrato i suoi collaboratori sia rimasto a lungo un foglio, presto annotato con nomi, frecce, connessioni. Lo si può ricostruire così.

Uomini dei servizi segreti o della Guardia di finanza raggiungono Santa Lucia (la notizia è del Giornale). Devono soltanto sovrintendere che "le cose vadano nel verso giusto", che quel ministro di Giustizia dica quel che deve o fornisca le lettere con intestazione originale che necessitano. E' stato lo stesso Silvio Berlusconi a predisporre le cose potendo contare sul "rapporto personale tra l'ex ministro di Santa Lucia e il nostro presidente del Consiglio". Un legame (notizia di Libero) che "deve far tremare Fini". Bene, viene confezionato il falso. Ora deve arrivare in Italia senza l'impronta digitale del mandante. Bisogna seguire le frecce sul foglio dinanzi a Gianfranco Fini. Da Santa Lucia la lettera farlocca (o ambigua) arriva su un sito e poi nelle redazioni di due giornali di Santo Domingo. Da qui afferrata come per una pesca miracolosa dal sito Dagospia. Ora - gli uomini di Fini chiedono - chi ispira Dagospia? Credono di saperlo. Anzi, dicono di saperlo con certezza: "Dagospia, sostenuto dai finanziamenti di Eni ed Enel, è governato nelle informazioni più sensibili da Luigi Bisignani, il piduista, l'uomo delle nomine delicate, braccio destro operativo di Gianni Letta dal suo ufficio di piazza Mignanelli". Da Dagospia l'informazione manipolata slitterà sulle prime pagine di Giornale e Libero. Che potranno dire: abbiamo rilanciato soltanto una notizia pubblicata dalla stampa internazionale.

Una menzogna che tace e copre e manipola quanto ormai è chiaro a tutti dal character assassination di Veronica Lario, Dino Boffo, Raimondo Mesiano, Piero Marrazzo e ancora prima di Piero Fassino. Il giornalismo, diventato tecnica sovietica di disinformazione, alterato in calunnia, non ha nulla a che fare con queste pratiche che non sono altro che un sistema di dominio, un dispositivo di potere. Uno stesso soggetto, Silvio Berlusconi, ordina la raccolta del fango, quando non lo costruisce. Dispone, per la bisogna, di risorse finanziarie illimitate; di direzioni e redazioni; di collaboratori e strutture private; di funzionari disinvolti nelle burocrazie della sicurezza, magari di "paesi amici e non alleati". Non ha bisogno di convincere nessuno a pubblicare quella robaccia. Se la pubblica da sé, sui suoi media, e ne dispone la priorità su quelli che influenza per posizione politica. È questa la "meccanica" che abbiano sotto gli occhi da più di un anno e bisogna scorgere - della "macchina" - la spaventosa pericolosità e l'assoluta anomalia che va oltre lo stupefacente e noto conflitto d'interessi. Quel che ci viene svelato in queste ore ancora una volta, con l'"assassinio" di Gianfranco Fini, è un sistema di dominio, una tecnica di intimidazione che minaccia l'indipendenza delle persone, l'autonomia del loro pensiero e delle loro parole. Il presidente della Camera sembra determinato a spezzare il gioco e, saltato il tavolo della non belligeranza, la partita appare soltanto all'inizio e sarà la partita finale.

(23 settembre 2010)


mercoledì 22 settembre 2010

Atto I° INFORMAZIONE!!!

Riprendiamoci l'INFORMAZIONE!!!

Almeno quella pagata da noi e che da anni ormai e' diventata una BRUTTISSIMA COPIA del gia' brutto modo di strisciare di fediana memoria.


La RAI NON PARLA DI QUESTE COSE!!!


(da IlFatto Quotidiano)


Don Vito & Silvio

Ciancimino senior scriveva: "Io, Dell'Utri e indirettamente Berlusconi figli dello stesso sistema"

“Siamo figli della stessa Lupa”. Fa impressione leggere il documento che accomuna il sindaco di Corleone, il senatore palermitano e – indirettamente – il premier sotto le mammelle dello stesso sistema politico-mafioso. Se il documento che Il Fatto pubblica sarà attribuito dai periti a ‍Vito Ciancimino, come sostiene la sua famiglia, questa frase entrerà nella storia dei rapporti tra mafia e politica. I documenti sono stati consegnati nelle scorse settimane ai pm Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo dalla signora Epifania Scardino in Ciancimino. Decine di fogli scritti a macchina e in parte annotati con una calligrafia che somiglia a quella del consigliori di Bernardo Provenzano. ‍Don ‍Vito ricostruisce i suoi rapporti imprenditoriali con Dell’Utri e Berlusconi e si scaglia contro i magistrati, colpevoli di avere condannato lui mentre Dell’Utri è stato prosciolto e Berlusconi è addirittura divenuto Cavaliere. Secondo Ciancimino Jr quei fogli risalgono al 1989 e ora sono studiati con attenzione dalla Scientifica per verificarne l’attendibilità. Dopo mesi di interviste e verbali sugli investimenti del padre e dei suoi amici costruttori Franco Bonura e Nino Buscemi (poi condannati per mafia) nei cantieri milanesi di Berlusconi ora arrivano le carte. E si scopre che il figlio di ‍don ‍Vito era così spavaldo quando parlava dei tempi lontani in cui Berlusconi girava per Milano armato perché aveva ben presenti gli appunti del padre. Basta rileggere le vecchie interviste per scoprire che le sue parole ricalcano quelle uscite all’improvviso dai cassetti di mamma Epifania. ‍Vito Ciancimino nelle lettere racconta di avere investito nelle imprese di Berlusconi ricavandone miliardi di vecchie lire. I magistrati hanno chiesto alla scientifica di fare presto. Se gli appunti fossero riscontrati, in teoria, il nome di Berlusconi potrebbe tornare sul registro degli indagati.



Ora che Il Fatto pubblica le carte su Berlusconi consegnate ai pm di Palermo dalla famiglia Ciancimino, si comprende perché Massimo Ciancimino, l’infamone come lo chiama Totò Riina, non deve andare in Rai. Il direttore generale Masi non gradisce le sue interviste. “C’è un veto contro di me”, dice al Fatto il figlio di don Vito. “Fin quando parlavo di Provenzano e dei mafiosi mi sopportavano. Ora che ho cominciato a parlare dei documenti su Berlusconi, la Rai mi vuole oscurare”.

Gli appunti presentati recentemente da sua madre ai magistrati di Palermo contengono rivelazioni su Silvio Berlusconi. Davvero sono stati scritti da suo padre?
Sì. Sono scritti a macchina e annotati di pugno da mio padre. Mia madre li ha presentati quando i pm di Caltanissetta mi hanno perquisito. Probabilmente il procuratore Sergio Lari dubitava di me e mia mamma ha pensato di aiutarmi portando queste carte ai pm perché confermano quello che avevo già dichiarato.

Nell’appunto consegnato ai pm, che Il Fatto pubblica, suo padre punta il dito contro Berlusconi e Dell’Utri e parla dei soldi siciliani investiti nei cantieri milanesi del Cavaliere. Cosa ci può dire?
Nulla, c’è un’indagine in corso. Comunque non scrivete che mio padre accusa Berlusconi. Il suo obiettivo polemico è la magistratura. L’appunto è uno sfogo nel quale don Vito, dopo la conferma in appello della confisca dei suoi beni, si infuria per il trattamento diverso ricevuto rispetto a Berlusconi.

Nell’appunto consegnato da sua madre si legge una frase di questo tipo: ‘Sia io, Vito Ciancimino, che altri imprenditori amici abbiamo ritenuto opportuno su indicazione di Dell’Utri investire in aziende riconducibili a Berlusconi. Diversi miliardi di lire sono stati investiti in speculazioni immobiliari nell’immediata periferia di Milano’.
Mio padre era arrabbiato perché lui e Berlusconi avevano subìto un trattamento diverso solo e unicamente per motivi geografici. Papà quindi non invocava la condanna di Berlusconi ma era convinto che se anche lui fosse stato indagato a Milano, come Dell’Utri, sarebbe stato assolto.

Al Fatto risulta che l’appunto si conclude con una considerazione sui soldi investiti a Milano da suo padre nei cantieri di Berlusconi. Quei soldi, si legge nell’appunto, hanno fruttato miliardi a don Vito che poi sono stati sottoposti a confisca. Mentre a Berlusconi – secondo l’appunto di suo padre – nessuno contestava nulla. A che anno risalirebbe questo scritto?
Probabilmente il 1989. In quel tempo Berlusconi era celebrato da tutti e mio padre si vedeva privato dei suoi miliardi. Papà considerava ingiusta questa disparità.

L’avvocato Niccolò Ghedini ha già smentito le indiscrezioni su queste carte. Il Cavaliere sostiene di non avere mai conosciuto suo padre.
In un secondo appunto consegnato ai magistrati da mia madre si parla di finanziamenti elettorali di Caltagirone, Ciarrapico e Berlusconi a mio padre. Mia mamma ha ricordi diversi su Berlusconi. Saranno i magistrati a stabilire la verità.

Forse è di queste rivelazioni che ha paura il Direttore generale della Rai Mauro Masi?
C’è un bando nei miei confronti da quando ho cominciato a parlare di Berlusconi. Le mie rivelazioni fanno paura perché permettono di ricostruire la continuità del rapporto tra imprenditori e mafia dai tempi del banchiere Sindona a quelli dei palazzinari legati alla Dc. Fino ai rapporti finanziari del 2000.

Il veto di Masi non sembra il problema più grande per lei in questo periodo. L’espresso ha raccontato ieri la conversazione intercettata in carcere tra Totò Riina e il figlio Giovanni. Il boss dice che lei e suo padre siete degli infami e che lei mente per salvare il patrimonio.
Riina, sapendo di essere intercettato, dice tre cose. Innanzitutto smentisce che Provenzano lo abbia tradito e in questo modo mantiene la pax mafiosa all’interno di Cosa Nostra, utile a tutti per fare affari. Poi dice che è sempre lui il capo dei capi. Infine, punta il dito contro di me lanciandomi le stesse accuse di Dell’Utri. Entrambi dicono che mento per salvare il tesoro di mio padre.

Lei ha paura?
Non sono un incosciente e capisco i messaggi di Cosa nostra. Riina e i suoi amici, a sentir lui – sarebbero vittima dei pentiti. Eppure non se la prende mai con uno di loro ma punta sempre il dito contro di me. Quello che sto dicendo colpisce al cuore Cosa Nostra perché ho rivelato il tradimento di un boss all’altro. Il giudice Falcone diceva che la mafia non dimentica. Non sarà oggi e non sarà domani, ma arriverà il giorno in cui me la faranno pagare.

Da Il Fatto Quotidiano del 18 settembre 2010

martedì 14 settembre 2010

Sakineh : lettera aperta al Ministro Frattini

Signor Ministro Frattini,
Le scrivo a proposito di Sakineh. L'Italia che prende sempre molto a cuore i problemi degli altri, non può di certo tacere di fronte a questa forma di bestialità: la lapidazione di una donna. Mentre noi siamo qui a parlare,lì si agisce. Sakineh è rinchiusa in una prigione dove stupri e violenze sono all' ordine del giorno. Quello che le voglio dire è : Basta parlare,si agisca! Con questo mi aspetto che Lei prenda una decisione del tipo: dare subito asilo a questa donna. Provvedere Lei stesso affinché questa donna venga trasferita in Italia. Lei che sta seguendo assiduamente il caso,in questo momento,deve prendere in mano la situazione in quanto rappresenta l'Italia e noi non siamo solo una massa di chiacchieroni. Dia segno che Lei realmente ha preso a cuore,come lo abbiamo preso noi cittadini,il caso di Sakineh. Lei ci rappresenta,renda effettive le proteste di milioni di italiani

Cordiali saluti

A caccia di allocchi

Si è riaperta la caccia e il povero Berlusconi che fino a qualche mese fa contava una maggioranza parlamentare travolgente di ben 100 troiette-servi-veline-velinette-zerbini improvvisamente si scopre a culo nudo e con una carenza di ben 20 voti che potrebbero seriamente fargli arrossare il suo adorato e odoroso culetto rimasto allo scoperto.
Ma niente paura! Il nostre eroe come tutti gli eroi e super-eroi della nostra infanzia ha mille risorse e siccome gliene bastano appena 20 eccolo subito pronto a tirar fuori dal cilindro di Mandrake, 20 nuovi piccioni, che altro non sono che allocchi camuffati, ma tant'è... funzionano lo stesso alla bisogna.

Ai poveri allocchi ha promesso delle splendide apparizioni televisive e soprattutto le ribalte internazionali dove potranno mostrare in tutto il loro splendore le loro livree di SERVI AL SEGUITO.

Scusate la considerazione che non c'entra nulla con quello che abbiamo scritto:
Chi lo sa se Robespierre fece saltare solo le teste coronate e non anche quelle dei servi al seguito?

(da ilsecoloxix.it)

Berlusconi libero da Fini con venti nuovi deputati

14 settembre 2010
| Michele Lombardi

Il «gruppo di responsabilità nazionale» si farà. Il repubblicano Francesco Nucara è andato ieri a palazzo Grazioli ed ha portato in dote a Silvio Berlusconi venti deputati «fuori dal Pdl» che consentiranno al governo di avere una maggioranza di 316 voti, senza l’apporto determinante dei 35 (34 in realtà perché Gianfranco Fini non vota) transfughi di Futuro e libertà. La “campagna acquisti” del Cavaliere, di cui si era fatto carico Nucara, avrebbe dato i suoi frutti, almeno stando alle dichiarazioni dell’esponente repubblicano: «I numeri ci sono. Arriviamo a 20 deputati.

Si tratta di gente che finora non ha votato la fiducia a Berlusconi», ha detto Nucara dopo l’incontro con il premier. E il nuovo gruppo? «Nascerà qualche giorno prima o subito dopo il 28 settembre, quando Berlusconi parlerà in Parlamento», ha spiegato. Il che vuol dire che, al momento di votare la risoluzione o la mozione di fiducia, i deputati reclutati potrebbero procedere in ordine sparso per poi costituire un gruppo parlamentare ad hoc. Nucara ha pescato a piene mani nel gruppo misto del quale fanno parte Noi Sud, Mpa, repubblicani, liberaldemocratici, minoranze linguistiche, cioè 20 deputati in tutto se si escludono gli 8 parlamentari dell’Api e altri tre che sono fuori dei giochi come l’ex Pd Beppe Giulietti e l’ex Pdl Paolo Guzzanti. I 20 voti lealisti probabilmente sono disponibili (almeno sulla carta), quanto al nuovo gruppo si vedrà perché l’Mpa di Raffaele Lombardo vorrebbe rimanere autonomo ma forse è solo un modo per alzare la posta. Berlusconi ieri ha spiegato che non ci saranno innesti significativi, in grado di modificare la natura della coalizione: «La maggioranza resterà quella che gli italiani hanno votato. Ricordo poi che i finiani hanno dichiarato di voler essere leali e di voler rispettare il programma elettorale», ha spiegato il premier. Come gesto distensivo, Berlusconi ieri ha ribadito che il programma che leggerà in aula non prevede il processo breve, al centro del braccio di ferro con Fini: «L’abbiamo tolto». Quanto alla Lega, il Cavaliere non è sicuro: «Il rapporto con Bossi è basato su un’amicizia vera».

Traducendo i proclami e le aspettative in numeri, Berlusconi può quindi contare su una maggioranza di 350 deputati con i 20 “convertiti” da Nucara e i finiani che hanno garantito il loro sì al programma. Quanto ai nomi dei deputati già ribattezzati «ascari» della maggioranza, ieri i riflettori erano puntati anche sull’Udc con Pier Ferdinando Casini che fatica a trattenere un gruppetto di cinque siciliani ribelli guidati da Calogero Mannino, contrari alla linea anti-governativa adottata dal leader centrista a Chianciano.

Anche l’ex Pd Riccardo Villari potrebbe far parte della partita: è indeciso se associarsi al «gruppo di responsabilità» o passare con i finiani. Sarebbe comunque un voto in più per il governo. Il Pdl Santo Versace starebbe invece per traslocare sotto le insegne di Fli. Ma, anche in questo caso, il saldo non è negativo per la maggioranza. Nonostante l’annuncio di Nucara, nel Pdl ieri si registrava un certo scetticismo: «Aspettiamo di vedere i nomi. Se Nucara ci riesce, può anche diventare ministro», erano i commenti più frequenti. Ma Berlusconi è convinto che l’operazione andrà in porto anche perché sul piatto ci sono quattro poltrone di governo in attesa: due da sottosegretario, lasciate vuote da Nicola Cosentino e Pasquale Viespoli, e due da vice ministro se Giuseppe Vegas andrà alla Consob e Paolo Romani sarà ministro per lo Sviluppo. Ecco perché il premier ha bisogno di qualche altro giorno.