venerdì 11 aprile 2008

Attenzione alle mail fasulle...

Non metto in dubbio la vostra attenzione in fatto di trappole informatiche che vi vengono recapitate tramite e-mail , ma un mio conoscente c'e' cascato in pieno, perche' da poco aveva attivato il suo conto on line e vedendosi arrivare una mail di conferma passoword c'e' cascato come un merlo; s'e' insospettito solo quando ha visto che gli han chiuso brutalmente la connessione e allora ha telefonato in banca riuscendo a bloccare appena in tempo il suo conto corrente.

Come funziona la cosa, e soprattutto come ci si puo' difendere?

Intanto per la difesa rispondiamo subito in un modo chiaro e inequivocabile:

IN CASO DI PROBLEMI COL VOSTRO CONTO CORRENTE ANDATE SEMPRE IN BANCA DI PERSONA!!!

Le banche non mandano mai (per principio e ve lo ripetono in mille salse) delle e-mails per farvi accedere al vostro conto.

Partendo da questo presupposto, divertiamoci a scoprire da dove hanno tentato di farci la fregatura.
Cercare di scoprire chi e' stato, e' un po' difficile, dovrebbero essere degli sprovveduti e se sono dei truffatori state sicuri che non lo sono.

Si comincia con il ricevere una mail cosi:

(PRIMA AVVERTENZA!!! NON CLIKKATE SUI LINK!!!)



Gentile CLIENTE,

I. I Servizi Online (Internet e telefono) ti consentono di effettuare bonifici, comprare titoli, pagare le bollette e tanto altro ancora, tutto in totale autonomia e comodità.
II. UniCredit Banca di Roma ti offre inoltre un adeguato sistema di protezione: la Tessera di Sicurezza.
III. La card che ti fornisce le password segrete per convalidare le operazioni Online, proteggendoti da occhi indiscreti.
IV. La Tessera di Sicurezza ti viene attribuita con l'attivazione dei Servizi Online ed è immediatamente utilizzabile.

Attenzione

Con la vechia tessera di sicurezza non sarà più possibile effettuare operazioni dispositive. Banca di Roma clienti non sono in grado di effettuare bonifici online , pagamenti pagare le bollette fino a quando non ricevi il nouvo UniCredit Pass

Lo strumento elettronico che UniCredit Banca mette a disposizione di tutti gli utenti di Banca Multicanale, per gestire le password "usa e getta" con la massima sicurezza.
UniCredit Banca ti dà anche la sicurezza totale. Grazie a UniCredit Pass: l'innovativo dispositivo elettronico che cambia la tua password ogni 60 secondi.

In alternativa a UniCredit Pass, rimane comunque disponibile la Password Card, la tessera, delle dimensioni di una carta di credito, contenente 40 password (codici numerici) monouso necessarie per confermare le tue operazioni.



Cliccate qui per ricevere UniCredit Pass

2008 UniCredit Banca di Roma aderisce a Patti chiari

Se vi studiate bene il sorgente di questa mail scoprirete delle cose interessanti:

1) I loghi sono quelli VERI della banca di riferimento.

2) Se cercate di risalire ai link, sono ESATTAMENTE quelli della banca citata.

3) Tutti i link... tranne... tranne il link con la scritta "Cliccate qui per ricevere UniCredit Pass" e l'altro del logo immediatamente successivo.

(Lo abbiamo modificato in «a href = "http://secure.fottitifanculo cretino-wrestleyourway.com/web/"....» per evitare che qualcuno anche accidentalmente ci clikki e possa dimenticarsi le nostre raccomandazioni)

Ora facciamo una cosa bella:

Una volta aperta la E-Mail premiamo CTRL+U e ci vediamo apparire come per incanto tutta una serie di informazioni tra le quali andiamo a selezionare quella a cui corrisponde il link incriminato.

Selezioniamo wrestleyourway.com che e' il sito dove saremmo mandati a dare le nostre generalita' (e la nostra password) e con un reverse DNS individuiamo L'IP corrispondente che e':

124.217.251.230

A questo punto andiamo a vedere a chi appartiene interrogando Internic e scopriamo che e' registrato a un nome fasullo NoOne abitante in Nowhere e con numero telefonico +12 345 678 900

Vogliamo vederci piu' chiaro e proviamo con APNIC; questo ci dice delle cose interessanti:

intanto che l'intero range di IP e' registrato a PIRADIUS-NET e che si tratta di un Provider un po' come la nostra TIN o WIND,

inetnum:      124.217.224.0 - 124.217.255.255
netname: PIRADIUS-NET
descr: PIRADIUS NET

scendendo ancora piu' giu' ci dice

country: MY
(ovvero in Malaysia)
e ancora piu' giu' ci dice l'indirizzo completo di SINGAPORE.

person:       PIRADIUS NET Administrator
nic-hdl: PA124-AP
e-mail: abuse@piradius.net
address: PIRADIUS NET
address: 14 Robinson Road #13-00
address: Far East Finance Building
address: Singapore 048545
phone: +603 8318 6932
fax-no: +603 8318 6932
country: SG
changed: admin@piradius.net 20071003

A questo punto l'unica cosa che ci resta da fare e' segnalare l'abuso alla mail (vera) che ci danno:

abuse@piradius.net

anche se non abbiamo quasi nessuna probabilita' che venga presa sul serio.

sabato 5 aprile 2008

Anno Domine 1724

6 Aprile 1724






Palermo: Atto Generale di Fede del 6 Aprile 1724.
Don Antonino Mongitore - Canonico della Cattedrale Metropolitana Chiesa di Palermo.
Consultore e Qualificatore del Santo Uffizio.



Su LiberLiber si puo' trovare l'opera completa del Mongitore; noi stralciamo solo alcuni passi che riteniamo utili e notevoli per il nostro scopo. In caso di scomparsa del testo per qualsiasi motivo scrivere a giordanobruno@irc-ue.com per ottenerne gratuitamente una copia completa su file.



CAPITOLO DECIMOTERZO.
Compendioso Ragguaglio de' Rei riconciliati, loro delitti, e pene.

PENITENZIATA SENZA ABIURAZIONE.

1.Suor Pietra Maria di Gesù Pinzochera de' Riformati di S. Francesco, nel secolo chiamata Giovanna Selvaggio, nativa della Terra di Chiaramonte, della Diocesi di Siracusa, di anni 31. Per testimonianza falsa, e maliziosamente varia in materia grave di Fede: avendo falsamente accusato di sollecitazione(1) un Confessore, fu condennata a stare racchiusa per due anni nelle carceri del S. Tribunale; e dapoi a tre anni di esilio da Chiaramonte, Palermo e Corte di Sua Cesarea Cattolica Maestà.

PENITENTI, CHE ABIURARONO DE LEVI(2).

2.Antonino Casale Nativo di Mascali, e abitatore della Città di Jaci Reale, Diocesi di Catania, di anni 36. Bordonaro, Bestemmiatore ereticale, abjurò de levi. Uscì nel pubblico spettacolo con mordacchia in bocca: fu condennato alla pubblica vergogna per la Città di Palermo, senza sferzate: ed esiliato per un anno da Mascali, Ciarri, Palermo, e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

3.Antonino Gorgone, altrimente Galluzzo, nativo della Terra di Bronte, Diocesi di Monreale, di anni 52, uomo di campagna, Bestemmiatore ereticale, abjurò de levi e fu assoluto ad cautelam. Uscì egli nel pubblico spettacolo con mordacchia in bocca. Fu condennato alla vergogna per le pubbliche strade della Città senza sferzate, e all'esilio per tre anni da Bronte, Palermo, e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

4.Anello di Martino nativo della Città di Napoli, ed abitator di Palermo, di anni 44, Calzolajo, Bestemmiatore ereticale, e reo di sacrilega frattura di sacre Immagini, abjurò de levi. Fu assoluto ad cautelam, e condennato a girar con vergogna per le pubbliche strade della Città, senza sferzate; e poi al remo per tre anni(3) sulle regie Galee senza soldo, e in fine esiliato per tre anni da Palermo, e Corte di Sua Cattolica Cesarea Maestà.

5.D. Giovanni Pilo Chierico insignito de' quattro Ordini Minori, di anni 22, nativo della Città di Caltagirone, Diocesi di Siracusa, per essere stato Sortilego, e bestemmiatore ereticale, abjurò de levi: fu assoluto ad cautelam, e condennato a stare racchiuso per tre anni in un Convento, da scegliersi ad arbitrio del S. Tribunale, e poi all'esilio per due anni da Caltagirone, Palermo, e Corte di Sua Cattolica Cesarea Maestà.

6.Giuseppe Guzzanca, nativo della Terra della Giojosa, Diocesi di Patti, abitator di Palermo, di anni 26, Cuoco. Per essere stato Poligamo, abjurò de levi. Fu condennato a girar con vergogna per le pubbliche strade della Città di Palermo senza sferzate; e all'esilio per tre anni dalla Giojosa, Piraino, Palermo, e Corte di Sua Cattolica Cesarea Maestà, 20 miglia lontano da detti luoghi.

7.Ignazio Guelli, nativo della Licata, Diocesi di Girgenti, e abitatore di Palermo, di anni 22, Paggio, anch'egli Poligamo, abjurò de levi. Fu condennato ad uscir alla vergogna per le strade pubbliche della Città senza sferzate, e al remo sopra le Galee per tre anni.

8.Agatino Fauciglia, nativo della Città di Nicosia, Diocesi di Catania, ed abitatore di Palermo, di anni 24, Rappezzatore di scarpe. Pur egli per essere stato Poligamo, abjurò de levi. Ebbe la pena di uscire alla vergogna per le pubbliche strade con isferzate, e di remar sopra le Galee per tre anni.

9.Antonino Gervasi, nativo della Terra di Vittoria, Diocesi di Siracusa, ed abitatore della Città di Trapani, uomo di Campagna, di anni 45, perchè Poligamo, abjurò de levi. Fu sottoposto alla pena di uscir alla vergogna per le pubbliche strade di Palermo con isferzate: e per tre anni al remo sulle Galee.

10.Alessandro Ingargiola, nato nella Terra di Carini, Diocesi di Mazzara, di anni 47, uomo di Campagna, dichiarato Poligamo, abjurò de levi, e fu condennato alla vergogna per le pubbliche strade, e al remo sulle Galee per tre anni.

11.Giuseppe Perricone, nativo della Terra di Leonforte, Diocesi di Catania, e abitatore della Sala di Partitico, Beccajo, di anni 48, convinto di Poligamia, abjurò de levi. Fu condennato alla pena della pubblica frusta, e al remo per cinque anni sulle Galee.

12.D. Giulio Maurici, nato nella Terra di Palma, Diocesi di Girgenti, abitatore di Palermo, di anni 35. Fu egli Poligamo Similitudinario, per lo delitto di aver contratto matrimonio essendo insignito dell'ordine sacro del Diaconato, abjurò de levi, e fu condennato per anni cinque a stare racchiuso nelle carceri della Penitenza, o in altro luogo ad arbitrio del Santo Tribunale: e dapoi, all'esilio di anni due da Palermo, Palma, e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

13.Vincenzo Jaci, altrimente detto Piedi di Castro, nativo di Daidone, Diocesi di Catania, e abitatore della Città di Piazza, di anni 48, per essere stato Sortilego ereticale, abjurò de levi. Fu condennato all'esilio per tre anni da Piazza, Palermo e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

14.Anna Curcia, altrimente Sarna, nativa della Città di Palermo, di anni 39, come Sortilega abjurò de levi, e fu condennata a vivere racchiusa nelle Carceri del Tribunale per un anno. 15.Giovanna Crescenti, nata nella Città di Marsala, Diocesi di Mazzara, abitatrice di Castelvetrano, di anni 25, anch'ella Sortilega, abjurò de levi, e fu condennata a stare racchiusa per un anno nelle Carceri del Tribunale.

16.Catarina Castiglione, nativa della Terra Reffaudale, Diocesi di Girgenti, d'anni 38, per essere stata Sortilega, e Fattucchiera, abjurò de levi, e fu sottoposta alla pena dell'esilio per un anno dalle Terre di Reffaudale, e Joppolo, e dalla città di Palermo, come pure dalla Corte della Cattolica Cesarea Maestà.

17.Catarina la Fenestra, nata nella Città di Marsala, Diocesi di Mazzara, e abitatrice di Palermo, di anni 35, anch'ella Sortilega, e Fattucchiera, abjurò de levi. Fu condennata alla pubblica frusta, e a restar carcerata per cinque anni nelle Carceri del S. Uffizio.

18.Fra Giuseppe Minneci, Romito, chiamato nel Secolo Pietro Minneci, nativo della Terra di Petralia, Diocesi di Messina, di anni 35, per Sortilegj, e proposizioni ereticali; come ancora per conservare polize superstiziose, abjurò de levi. Ebbe la pena di servire in uno Spedale, o altro luogo ad arbitrio del Tribunale, per tre anni.

19.Fra Lorenzo di S. Pietro di Patti, Diocesi della Città di Patti, Laico degli Osservanti di S. Francesco, nel Secolo chiamato Girolamo Calcerano, di anni 35, per comunicazione familiare col Demonio, Sortilegj qualificati, e per valersi di scongiuri superstiziosi, abjurò de levi. Fu assoluto ad cautelam, e condennato a stare racchiuso in un Convento del suo Ordine per cinque anni ad arbitrio del Tribunale: con che il Superiore del Convento dovesse designare un soggetto de' più qualificati per doverlo coltivare nella vita Spirituale: e il suddetto Superiore fosse obbligato per ogni sei mesi dar conto al Tribunale de' suoi costumi, e miglioramento di essi.

20.Vincenzia Cinquemani, nativa della Terra di Canicattì, Diocesi di Girgenti, di anno 60, come Sortilega, e Fattucchiera abjurò de levi. Fu gastigata colla pubblica vergogna per le strade di Palermo senza sferzate in riguardo alla sua età, e colla carcerazione per cinque anni nelle Carceri del S. Uffizio.

21.Anna Lauretta, altrimente chiamata la Indovina, nativa della Città di Modica, Diocesi di Siracusa, di anni 36, per essere stata Sortilega ereticale, e Fattucchiera, abjurò de levi. Fu condennata ad uscir per le pubbliche strade con isferzate, e a restar racchiusa per cinque anni nelle Carceri del Tribunale.

22.Maria Tamburello, nativa della Città di Marsala, Diocesi di Mazzara, di anni 35, per Sortilegj qualificati con effetti seguiti, e perchè Fattucchiera, abjurò de levi. Ebbe la pena della pubblica vergogna per le strade con isferzate, e poi a restar racchiusa nelle Carceri del Tribunale per cinque anni.

23.Agatuzza Romeo, nativa della Terra della Pagliara, Diocesi di Messina, di anni 50, convinta per Sortilega ereticale, e per Fattucchiera, abjurò de levi. Fu assoluta ad cautelam,condennata alla pubblica frusta, e dapoi a starsi racchiusa nelle Carceri del Tribunale per cinque anni.

24.Rosa la Barbera, nativa della Terra di Partinico, Diocesi di Mazzara, e abitatrice di Leonforte, di anni 33, Sortilega ereticale, e Fattucchiera, abjurò de levi. Fu assoluta ad cautelam, e fu condennata alla frusta per le pubbliche strade con ducento sferzate; e poi ad esser racchiusa nelle Carceri del Tribunale per sette anni, due de' quali si riserbarono ad arbitrio dello stesso Tribunale.

25.Paolo Vavaro, nativo della Sala di Paruta, Diocesi di Mazzara, di anni 66, per Sortilegi, e Superstizioni, fu penitenziato, ed abjurò de levi nell'Atto particolare di Fede celebrato addì 11 Settembre del 1721, ma perchè ricadde negli stessi delitti, e per aver celebrato Messa, senza essere Sacerdote, di nuovo abjurò de levi, e fu condennato alla pubblica vergogna per le strade della Città, colla giunta di sferzate, e a perpetua carcere nelle Carceri del Sant'Uffizio, o in altra parte ad arbitrio del Tribunale.

26.D. Giuseppe San Marco, altrimente nominato Donato, nativo della Terra di Militello Valdemone, Diocesi di Messina, di anni 33, per aver celebrato molte volte Messa, e messosi ad udir le altrui confessioni senza essere sacerdote: e inoltre per aver più volte fuggito dalle Carceri del Tribunale, abjurò de levi, e fu condennato al remo sulle Galee per anni dieci.

RILASCIATI IN PERSONA AL BRACCIO SECOLARE.

27.Suor Geltruda Maria Cordovana, Terziaria dell'Ordine di S. Benedetto, nel Secolo chiamata Filippa Cordovana, nativa di Caltanissetta, Diocesi di Girgenti, di età di anni 57, Eretica formale, Molinista, e Quietista, perchè ostinata nelle sue enormità, ed errori, fu rilasciata al Braccio Secolare, e condennata al fuoco.

28.Fra Romualdo di S. Agostino, Laico dell'Ordine degli Agostiniani Scalzi, nel Secolo chiamato Ignazio Barberi, nativo pur di Caltanissetta, Diocesi di Girgenti, di età di anni 58, Eretico formale, Molinista, Relasso, e Settario di molte eresie; perchè impenitente, e pertinace ne' suoi errori, fu anch'egli rilasciato al Braccio Secolare, e condennato alla meritata pena del fuoco.

Ma di questi due ultimi ci conviene dare più distinto ragguaglio nel seguente Capitolo; per conoscere al vivo la pietà del S. Tribunale, e la rettitudine della sua severa giustizia; e insieme in qual baratro può precipitarsi l'umana malizia: motivo ben efficace per adorare, e conoscere insieme quanto sian formidabili i divini giudizj.

CAPITOLO DECIMOQUARTO.
Ristretto de' delitti de' due Rei pertinaci, e diligenze praticate dal S. Tribunale per convertirli.

Le gravissime enormità, nelle quali cadde Suor Geltruda Maria Cordovana, diedero l'impulso a varie persone di portarne le dovute denunzie al S. Uffizio: onde a 27 Giugno del 1699, fu carcerata dal S. Tribunale, sottoposte a sottilissima esamina le accuse, fu ritrovata Superba, Scandalosa, Ippocrita, Temeraria, e Vanagloriosa: e macchiata di molti delitti contro la Santa Fede, fu conosciuta ingannata, Molinista e Quietista(4).
Si vanagloriava che il suo spirito si fosse avanzato ad un altissimo grado di perfezione, e a cinque Unioni con Dio, da lei chiamate, la prima Unione di Matrimonio: la seconda di Cognizione della SS. Trinità: la terza di Matrimonio col Corpo di Cristo: la quarta di Matrimonio colla Croce di Cristo: e la quinta col Crocifisso Glorioso in Cielo. Indi dicea, essere stata sublimata ad altra Unione di Trasformazione, immaginando inalzata l'anima sua con più perfetta cognizione, e grazia ad un grado senza comparazione maggiore, a tal segno, che se prima in tutto e per tutto operava in modo passivo, con questa nuova trasformazione non l'era restata cosa alcuna di tal operazione: onde se parlava, camminava, guardava, e facea qualsivoglia altro esercizio, vedea non esser più ella, ma che Iddio in Lei operava. Quindi mentre camminava le pareva andare agilissima.
In una conferenza fatta con altra Pinzochera, disse, che amendue eran perfette, con questo divario, che v'ha fra due vasi d'acqua, un de' quali sia sol pieno per sè, e tale essere la Terziaria, cui ragionava; e l'altro talmente soprapieno, che versi l'acqua al di fuori, come era essa, che diffondea ad altrui benefizio.
Si vantava avere ottenuta grazia, che quante volte ella guardava, chi da lei fosse guardato, con gli occhi suoi, come da due saette restasse ferito; e vaticinava, doversi dare a vita spirituale, quando a Dio piacesse: e che nel rimirare uno, egli sentì schiantarsi il cuore dal petto, risoluto di consagrarsi a Dio.
Disse talvolta, trovarsi nella notte oscura de' sensi. Altra volta, che era già nello stato de' godimenti e sponsalizio spirituale; che era arrivata all'Orazione di pura Fede, e indifferenza.
Ad una Terziaria, cui era stato vietato dal Confessore il comunicarsi, spacciandosi per Maestra di Spirito, più che ogni Direttore illuminata, le comandò, che si comunicasse, con dirle: Va, comunicati: che sà il tuo Confessore?
Per alcun tempo si comunicò con due particole, stimandosi dotata di più perfezione, e degli altri più meritevole. Più volte proruppe in manifesto disprezzo de' Confessori, delle Prediche, degli Esercizi spirituali, e del SS. Rosario di Maria Vergine: ed ebbe a sdegno il sentir nominare Gesù Bambino.
Permise esserle tagliati alcuni de' suoi capelli, che cusciti in una borsetta con reliquie di Santi, diede al Confessore per portarli in dosso, affine, che fossero antidoto contro le tentazioni: e in virtù di essi restasse libero da' stimoli impuri del senso.
Diceva l'indegna, che la SS. Vergine le avea rivelato, che gli atti impuri praticati col Confessore, non solo non erano illeciti, nè peccaminosi, ma che accrescevan la purità. Non tollera la modestia, che si spieghino dalla penna le molte laidezze, ed enormità contro il decoro dell'onestà, secondo le pestilenti massime dell'empio Michele Molinos, anche sagrilegamente praticate ne' luoghi più santi: stimando l'ingannata, essere di mirabile accrescimento alla purità(5).
Si vantava in fine scioccamente, che fosse arrivata a stato d'impeccabilità, nello stesso tempo, che non avea orrore di aggravar la coscienza con nuove, e più enormi colpe, e sagrilegi.
Di questi, ed altri delitti accusata, stando avanti i Signori Inquisitori, niegò prima il tutto, spacciandosi innocente. In altre udienze poi, una e due volte confessò vere le sue enormità, alcune delle quali inorpellò con varie scuse, e sol niegò alcune circostanze. Ma in altra udienza appresso, niegò quanto aveva confessato,(6) e andò in furia, fingendosi pazza. Ricorrendo il Santo Tribunale agli atti della Cristiana carità, replicò più e più volte amorevoli ammonizioni, e applicò l'opera di diversi Religiosi, e Teologi, di singolar dottrina, e spirito, affine di cavarla dal profondo della sua ostinazione, e ridurla a penitenza. Sudaron essi molto tempo, ma senza profitto, aggiungendo ella a' narrati errori varie altre sciocchezze; poichè dicea sé esser più pura della SS. Vergine: unita perfettamente a Gesù Cristo: che sentivasi nel cuore l'assistenza della SS. Trinità: che era impeccabile, e perciò non potea confessarsi: che gl'Inquisitori eran Ministri del Demonio, e che la perseguitavano innocente.
Conchiuso il suo processo, il S. Tribunale col consiglio de' suoi Consultori venne alla diffinitiva sentenza a' 6 Febbraio del 1703, e con tutta pietà, e piacevolezza obbligò la Rea a comparire in forma di penitente nella Camera del Sant'Uffizio alla presenza de' Signori Inquisitori, e Ministri del Secreto, ma a porte chiuse(7). Stabilì con somma benignità, che in questa forma si leggesse il suo processo: abjurasse ella i suoi errori, e gravemente ripresa, e ammonita, fosse assoluta ad cautelam; e consegnata poi a persona dotta, e prudente, da lui fosse istruita, e guidata nella vita cristiana; lasciando al suo arbitrio le penitenze salutevoli, che dovesse imporle. Ma la Rea, ritrovandosi alla presenza degli Inquisitori, montò in tanta furia, che bisognò ritenerla ben forte, e metterle una mordacchia, per non parlare a sproposito: e nientedimeno, dibattendosi con disperato furore, bisognò interrompersi quell'atto, e restituirsi alla carcere.
Ad un Religioso, applicato dal Tribunale per esortarla a ravvedersi, promise voler fare l'abjurazione de' suoi errori, ed abbracciar la penitenza, che le si offeriva: ma nell'atto di volerla eseguire, ritornò a' suoi propositi, e alle sue furie; manifestandosi tanto più impenitente, e temeraria, quanto più soprabbondava la pietà del Tribunale in tollerarla in profitto dell'anima sua.
Altri Religiosi di approvato spirito per lungo tempo sudarono, per ordine del S. Tribunale, per farla ravvedere, e conseguirne il pentimento. Le si posero avanti agli occhi il pericolo dell'anima: se le minacciò il rigor delle Leggi, che disponevano abbandonarsi, come impenitente, e incorreggibile, al Braccio Secolare, per ricevere il meritato gastigo: ma Ella o ammutoliva, o si allontanava, per non udire esortazioni, e ragioni: non volea recitare orazione alcuna, che se le dicesse, anzi nè meno udirla: nè volea mostrar segno alcuno di cristiana.
Ancorchè si praticassero in appresso dal S. Tribunale altri atti di sopraffina carità, per acquistare una volta il suo pentimento e le fossero concedute molte udienze: tutto per lei fu inutile. Altro alle paterne ammonizioni non rispondea, che volea andarsene libera a casa sua, poichè niente vi era di vero nel suo processo: e inviperita con atti superbi, e irriverenti, facea violenza per partire; manifestando sempre diabolica ostinazione.
Mostrando furie da pazza, volle accertarsi il Tribunale se fosse di sana mente, onde applicò varj Medici per osservare lo stato di sua salute: e da essi messa a diligente esamina per molto tempo, attestarono più volte con giuramento, essere in istato di piena salute.
Dopo una lunga tolleranza a' 23 Settembre del 1705 si venne alla diffinitiva sentenza, che essendo eretica formale, impenitente e incorreggibile, dovesse rilasciarsi al Braccio della Corte Secolare. Fu approvata la sentenza dal supremo Consiglio della S. Inquisizione di Spagna a' 26 Novembre 1705. Nulladimeno con singolar pazienza tollerata parecchi anni, adoperò il Tribunale altri nuovi, ed efficacissimi mezzi per invitarla a penitenza; ma senza frutto.
Finalmente mandato puntuale ragguaglio della sua causa, processi, e sentenza all'Ill. e Rev. Monsig. Vescovo de Alvarrazin, Inquisitore Generale di Spagna, residente nella Cesarea Corte di Vienna, con dispaccio de' 29 Ottobre 1720, fu da lui approvata la sentenza, e comandò, che si eseguisse, colla celebrazione d'un Atto Generale di Fede, che è quello, che si fece, e in questa relazione si descrive.
Non furono meno enormi gli errori di Fr. Romualdo di S. Agostino, siccome non fu inferiore e la sua pertinacia, e la pietà seco esercitata dal Santo Tribunale. Egli nell'anno 1699 preso, e racchiuso nelle Carceri Secrete del Sant'Uffizio, fu riconosciuto e convinto per Quietista, Molinista, Reo di molti delitti, ed Eretico formale. Nulladimeno mostrando pentimento, apparve coll'abitino giallo nel pubblico spettacolo celebrato a' 4 di Giugno, del 1703 nella Chiesa di S. Domenico di Palermo, ed abjurò de vehementi. Giurò allora di ubbidire a quanto avea detto nell'abjurazione, e di eseguire la pena impostagli, che fu, di stare racchiuso per tre anni in un Convento della sua Religione: che occupasse l'ultimo luogo fra' Laici in tutte le funzioni: e nel detto tempo fosse dato in cura ad un Padre spirituale dotto, e prudente; rimettendo il S. Tribunale al suo arbitrio l'imporgli le penitenze salutari, che stimasse profittevoli all'anima sua.
Dopo questa abjurazione, fu mandato in apparenza di pentito al suo Convento di S. Niccolò Tolentino, ove da' Sig. Inquisitori gli fu assegnato Confessore particolare, che volendolo più volte disporre alla Confessione, non potè mai ottenerne il piegarsi a farla; vomitando infinite, ed enormi sciocchezze. Dicea, che quanto avea confessato nel Sant'Uffizio l'avea detto, perchè così gli avean fatto dire: ma che Egli non era macchiato da colpa alcuna, ed era più puro dell'Immaculata Concezione: che non avea avuto volontà di giurare nell'abjurazione: che era stato condannato innocente, e che volea ricorrere al Papa. Fu ammonito più volte dal Confessore, a raffrenar la lingua, e a riconoscere i suoi errori; ma senza giovamento: onde portata la notizia della sua ricaduta al Tribunale, egli coll'esercizio della sua costumata carità, mandollo nel Convento di S. Gregorio, luogo di Noviziato del suo Ordine, ove gli furono assegnati Religiosi, dotati non men di dottrina, che di spirito, per ridurlo a penitenza; ma senza frutto. Quindi fu trasferito nel Convento di S. Domenico de' Padri Predicatori, e nell'altro de' Carmelitani Scalzi, ove esortato con tutta efficacia da' Religiosi d'amendue questi Conventi, si mostrò sempre ostinato: e in tutto questo tempo aggiunse alle passate, nuove eresie, e delitti. Sicchè conosciuto incorreggibile, nel 1706 fu ritornato alle carceri del Sant'Uffizio. Anderebbe in lungo questo ragguaglio, se si avesse a far catalogo di tutti i suoi errori: i principali pubblicati nel suo processo, ed uditi con orrore, furono i seguenti.
Dicea avergli Dio rivelato, che gli erano stati perdonati i suoi peccati, e che non dovea più confessarsi: che sentivasi serena la coscienza: ed essere impeccabile per grazia, anche venialmente. Che il Demonio tal volta lo tentava di confessarsi, ma che egli non acconsentiva, perchè Dio non voleva, che si confessasse.
Asseriva, che se il Sacerdote, o altro battezzava in istato di peccato mortale, l'Infante non ricevea il Santo Battesimo: nè lo ricevea un Adulto, se trovavasi in peccato grave. Che il Confessore essendo in peccato mortale, non avea potestà d'assolvere. Che se l'Uomo, e la Donna si legavano in Matrimonio in peccato mortale, non erano veri sposi.
Niegava con gli Ebrei il Mistero dell'Incarnazione; onde nell'Ave Maria non volea in conto alcuno dire le parole Dominus tecum: nè S. Maria Mater Dei. Nel simbolo della Fede non voleva dire Jesum Christum Filium ejus: nè Crucifixus, mortuus et sepultus. Non potè mai esser persuaso a dire la Salve Regina: anzi avea in odio il Nome Santissimo di Maria Vergine. Dicea esser dieci i Comandamenti di Dio: e stimolato a dire quali fossero, aggiungea.
Primo:amare Dio: Secondo: Io son Profeta; e non passava avanti. Si vanagloriava scioccamente esser Profeta di Dio, Angelo, ed Arcangelo Michele: che era favorito da Dio con ratti, ed estasi, e che il Signore gli avea comunicato due belle dottrine, la prima di difender la menzogna: l'altra di verificar tutto, rispondendo ad ogni interrogazione: è della maniera, che è.
Con molte imprecazioni dileggiava lo stato di alcuni Ordini Regolari, e molti Religiosi: dicea non essere obbligato ad ubbidire a' suoi Superiori, perchè l'anima e il corpo eran di Dio. Avendo bastonato un Religioso suo Fratello, e dettogli, che era incorso nella scomunica, rispose, averglielo comandato Dio.
Affermava, che la Chiesa poteva errare in materia di Fede. Dicea avergli Dio rivelato, che sola Fides sufficit per salvarsi; esclamando quante volte volea alcuno disingannarlo: Fede Fede vi vuole, e non altro. Niegava il Demonio potersi trasfigurare in Angelo di Luce, e di Dio, e in apparenza di Maria Vergine.
Avea in odio il S. Tribunale, dicendo che il Santo Uffizio era un'inganno del Diavolo; e in particolare quel di Sicilia: e che non dovea chiamarsi Santo, secondo gli avea detto Iddio. Che F. Diego la Mattina, bruciato vivo in Palermo nel 1658 come eretico, era santo Martire: e lodava il Molinos, ed altri Eretici condennati dalla Santa Chiesa.
Si vantava esser più puro della SS. Vergine, quando che stavasi immerso con estrema dissolutezza in abominevoli enormità, e laidezze; essendo stato sporchissimo in materia di disonestà, e senza vestigio di rossore. Ma la modestia ci obbliga a tacere il particolare delle sue sozzure.
Le tante sciocche proposizioni, che profferiva parean vomitate dalla bocca d'un forsennato, onde si dubitò ragionevolmente, se egli fosse scemo di cervello. Quindi volendo camminare il S. Tribunale con vigilante prudenza, e sicurezza, applicò i Medici più periti della Città per esaminar lo stato di sua salute.
Fu da essi più volte con tutta esattezza osservato, per dare un maturo giudizio della sua sanità, e più volte fecero relazione, confirmata con giuramento, che fosse in ottima salute; e che fingesse pazzia per occultare la sua ostinazione, e la sciocchezza de' suoi ereticali errori.
Non lasciò la pietà del Tribunale in tutto il lungo corso degli anni, che stette rinchiuso nelle carceri del Sant'Uffizio, di applicare i mezzi più proprj per guadagnare la conversione del Reo; poichè destinò diversi Teologi, dotati di singolar virtù e dottrina, per disingannarlo, e con ferventi esortazioni ridurre il sedotto Romualdo alla vera Fede: ma non fu possibile di riportare da' lor sudori il frutto desiderato. Cadde sempre su dura pietra il seme de' loro discorsi; potendosi ben credere essere un di quelli accennati da Zaccaria(8) che noluerunt attendere, et averterunt scapulam recedentem, et aures suas aggravaverunt ne audirent, et cor suum posuerunt ut adamantem, ne audirent legem et verba, quae misit Dominus. Stimandosi disperato il ravvedimento, il S. Tribunale colla consulta de' suoi Consultori, e Qualificatori, venne alla diffinitiva sentenza a 3 Settembre del 1709 che essendo Eretico formale, Relasso, Impenitente, e ostinatissimo, dovea rimettersi al Braccio Secolare della Corte Capitaniale.
Fu mandata copia del suo Processo, e sentenza al Supremo Conseglio della S. Inquisizione di Spagna, che rispose a 11 Aprile, e 9 Maggio 1712, ordinando con abbondante ed eccessiva pietà, di farsi nuove diligenze spirituali, e giuridiche per ridurre il Reo a penitenza; e si fecero soprabbondantemente negli anni appresso, secondo gli avvisi di quel Tribunale: onde s'adoperarono tutti i possibili mezzi così spirituali, come temporali. Altri Religiosi accesi di santo zelo s'affaticarono per la sua conversione: ma si discoprì sempre più enorme la sua durezza.
Finalmente trasmessa distinta relazione de' suoi processi e sentenza all'Ill. e Rev. Inquisitor Generale il soprallodato Monsig. Vescovo de Alvarrazin residente in Vienna nella Corte dell'Augustissimo Monarca, egli a' 29 Ottobre del 1720 confermò la sentenza tanti anni prima fulminata, e ne comandò l'esecuzione, colla celebrazione d'un Atto Generale di Fede. Non lasciò nulladimeno la pietà singolare del S. Tribunale di proseguir nuove diligenze, per ottener la quanto disperata, altrettanto bramata salute di quest'anima. Nuovi Teologi dotati d'esemplare perfezione e profonda dottrina, si studiarono di rimetterlo in buon senno, e fecero l'ultime prove della loro carità: ma egli si mostrò vie più pertinace, ed impenitente: anzi con accrescimento di nuovi errori, vomitava nuove eresie, facendosi conoscere seguace di altri Eretici condannati dalla Santa Chiesa Cattolica Romana. Or ammutoliva alle ragioni, e preghiere, e dava in rabbiosi contorcimenti. Or l'infelice sedotto si spacciava per Angelo: or per un Dio. Profondato ne' precipizj di più abominevoli errori dicea che Dio avea già levato il Giudizio, Inferno, e Purgatorio. Che vi eran più di cento Dei, e che Egli procedebat ex ore Altissimi. Che si davan più Madri di Dio, che aveano avuto più figli, con altre simili stravaganze: tanto che fece altra volta dubitare, se la sua mente si trovasse lesa da qualche sorta di pazzia. Applicati per tanto dal S. Tribunale altra volta i Medici più accreditati all'esamina di sua salute, dopo mature, e diligenti osservazioni, attestaron con giuramento trovarsi in perfetto stato di salute; e che non fosse già pazzo, ma simulasse pazzia, per sostener la sua diabolica pertinacia. Quindi non restando al S. Tribunale di adoperare altre diligenze, sì in riguardo alla giustizia, sì anche a riflesso di pietà cristiana, venne all'esecuzione della sentenza, colla celebrazione dell'Atto pubblico di Fede.
Fu ella in vero di sommo spavento la perdizione di costui, e la diabolica durezza: e fu considerato da tutti, a qual precipizio, e irreparabil rovina può arrivare l'umana malizia. Avrebbe Egli dovuto apprendere massime di altissima perfezione, e di santa vita in quel rigoroso, ed esemplare istituto, che professava: e dalle virtù di tanti Religiosi che in esso han sempre fiorito ornati di consumata perfezione. Nulladimeno declinando da quei principj, che succiò da esso ne' primi anni della sua vita religiosa, diede in tali eccessi di enormità, che parvero opere più tosto, e sentimenti di pazzo, che di persona ragionevole: ma eran frutto d'un'ostinata malizia, che lo rese incapace d'ogni sentimento di pietà Cristiana. Lo stesso dee argomentarsi dell'altra Rea Suor Geltruda, i cui principj si raccontano dirizzati ad alta perfezione. Ma non debbon le cadute, ed enormità di costoro recarsi a colpa degli Ordini Religiosi, e santi, che professarono, come l'ignoranza di taluno potrebbe opponere. Il difetto d'un solo membro putrido non dee rifondersi a tutto intiero il corpo: nè per un frutto guasto dee condannarsi tutto l'albero. Così la colpa d'un Religioso, non dee ascriversi a tutto l'Ordine regolare, che professarono, come dottamente scrisse l'Angelico S. Tommaso(9): Non propter hoc infamandum est Religiosorum Collegium, si aliqui ex eorum numero gravia etiam peccata, committunt: alias simili modo et Apostolorum Collegium vituperabile fuit propter hoc quod dicitur: nonne duodecim vos elegi, et unus ex vobis diabolus est?

(Xamap)

Vito La Mantia, nel suo "Origini e vicende dell'Inquisizione in Sicilia" riporta in modo stringato i due rilasciati al braccio secolare nel modo seguente:

454a. Caltanissetta. Suor Geltrude Maria Cordovana, terziaria dell'Ordine di S. Benedetto, nel secolo chiamata Filippa Cordovana, naturale di Caltanissetta, diocesi di Girgenti, di eta' di anni 57, eretica formale, molinista e quietista impenitente ed ostinata, si rilasso' al braccio secolare. Fu bruciata viva in Palermo nel piano di S. Erasmo a 6 aprile 1724.

455. Caltanissetta. Fra Romualdo di S. Agostino, laico, dell'ordine di S. Agostino, discalzo, nel secolo chiamato Ignazio Barberi naturale di Caltanissetta, diocesi di Girgenti, di eta' di anni 58, eretico formale, molinista e quietista, relasso, e settario di molt'altre eresie, impenitente, e ostinato si rilasso' al braccio secolare. Fu bruciato vivo in Palermo nel piano di S. Erasmo a 6 aprile 1724.

Nella parte relativa alla descrizione del periodo del Regno di Carlo VI: 1720-1734, cita l'atto pubblico di fede del Mongitore e ne trascive quasi integralmente parecchi brani fra i quali il seguente:

"Più volte a voce gagliarda l'ingannato Reo disse a se stesso: F. Ramualdo sta forte. O che egli animasse se stesso a non vacillare, stretto alla gagliarda da' Padri assistenti: o che il Demonio per la sua bocca l'esortasse a perseverar pertinace nella sua perfidia. Non men ostinata Suor Geltruda, vedendosi stretta in maniera, che non avea che poter dire, rispondea convinta, ma senza rendersi. Io son donna, Voi siete Teologi: non posso mettermi a contender con Voi."
(Xvlmo)

130 anni dopo, nel 1854, nascera' in un piccolo comune della Val di Noto, Diocesi di Siracusa, un Ignazio Barberi, forse lontano parente di Fra Romualdo, che sara' un famoso Medico Chirurgo nonche' un Senatore del Regno D'Italia.
La targa che lo commemora e' una via a lui dedicata che esiste ancora oggi.


Rieccoci di nuovo qua, alla faccia di chi sperava in una scomparsa definitiva.

Riprendiamo dopo alcuni giorni di pausa con qualcosa di tosto.

Domani 6 aprile e' l'anniversario del piu' grandioso Spettacolo di Fede che sia mai stato tenuto in tutto il reame Spagnolo che in fatto di Inquisizione rappresento' la perfetta sintesi fra potere Temporale e potere Spirituale.

E la descrizione la fa nientemeno che Don Antonino Mongitore, per conto del Santo Uffizio e per perpetuare la Gloriosa memoria di quell'Atto che i posteri lo avrebbero bollato come tra i piu' VERGOGNOSI CRIMINI che la CHIESA ha commesso.


Don Antonino Mongitore (era) Canonico della Cattedrale Metropolitana Chiesa della stessa Citta' di Palermo nonche' Consultore e Qualificatore di detto S. Uffizio.

Il Mongitore, come era uso a quei tempi, dedica all'Imperatore Carlo VI° di Spagna nonche' III° Re di Sicilia (assente in questo Atto, ma degnamente rappresentato dal suo vicere(*)) questo libro che viene dato alle stampe in prima edizione lo stesso anno 1724.

IN PALERMO M.DCC.XXIV.


Nella Regia Stamperia d'Agostino ed Antonio Epiro, Familiari ed Impressori
del medesimo Tribunale

Con licenza de' Superiori

Grandioso in termini di Spettacolarita' non per quanto attiene ai roghi di eretici che sono anzi relativamente pochi, soltanto 2, ma a cui si associano gli altri 26 "eretici" condannati ad altre pene piu' o meno pesanti.

Scorrendo le pagine del Mongitore sembra quasi di vederla questa processione in pompa magna per le vie di Palermo con cavalli e cavalieri in pennacchi, Baroni, Principi, Conti, Duchi, mentre i Vescovi e gli Alti Prelati avanzano sul dorso di mule rigorosamente bianche al seguito di questi disgraziati seminudi, sferzati dagli aguzzini a colpi di "azotta"(**) fino ad arrivare al piano di Sant'Erasmo (Sant'Erasimo come lo chiama qualcuno) dove si concludera' lo Spettacolo con il rilascio al braccio secolare dei condannati e coi relativi due roghi finali, prima uno, poi l'altro.
Davvero Emozionante.

(*) Vicere' di Sicilia era "Eccellentissimo F. D. Giachino Fernandez Portocarrero Conte di Palma e Marchese di Montechiaro ed Almenara"

(**) Azotta = una sorta di frusta che se la tradizione e' rimasta invariata nei due secoli successivi, veniva ancora costruita e utilizzata dai contadini Siciliani fino agli ultimi decenni del secolo scorso, a mo' di frusta per guidare gli animali da soma. Costruttivamente consisteva in un robusto bastone lungo circa un metro e mezzo alla cui estremita' era legata una corda di canapa di lunghezza variabile da uno a due metri alla quale venivano fatti diversi nodi. Quando si veniva colpiti da una "azotta" l'energia si concentrava sul nodo che toccava per primo la carne e di conseguenza vi penetrava provocando delle vere e proprie ferite ai poveri disgraziati.

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In attesa di pubblicare domani un ampio stralcio dal libro del Mongitore pubblichiamo oggi quanto riportato 123 anni dopo nel 1847 da Giovanni E. Di Blasi nella sua "Storia del Regno di Sicilia" al CAPO VIII°:

"... Nel medesimo mese (aprile 1724) gl'Inquisitori di Palermo diedero il famoso spettacolo detto dagli Spagnuoli l'Auto da fe nella piazza dirimpetto la Cattedrale, di cui ve n'e' la distinta relazione per i torchi di Antonino Epiro.
Ventotto erano i rei accusati di sortilegio, di superstizione, di bestemmie, di poligamia, di fattucherie, di false testimonianze, di quietismo, e di altri delitti. Ventisei furono condannati a diverse pene, altri alla frusta, altri alla prigione, altri all'ergastolo, altri all'esilio, altri alla vergogna, ed altri a portare la mordacchia.
Li due restanti, come impenitenti furono condannati al fuoco dalla potenza secolare, alla quale gl'Inquisitori li consegnarono. Erano questi un frate agostiniano scalzo, chiamato Romualdo di S. Agostino, ed una pinzochera terziaria dell'ordine di s. Benedetto, che nominavasi suor Gertruda Maria Cordovana. Erano ambidue nativi della terra di Caltanissetta. Riferiva il processo che costoro erano seguaci dei sentimenti di Michele Molinos, e credevansi impeccabili.
Dopo aver avuta la ferale sentenza di morte di fuoco, furono questi due disgraziati posti sopra due carretti, tirati da bovi, e menati alla piazza di s. Erasmo, dove al presente e' piantata la Villa Giulia dell'Orto Botanico. Era ivi radunato un prodigioso numero di cittadini, e di stranieri, che venivano ad osservare questo tragico e crudele spettacolo, in cui furono i detti rei per mano del boia bruciati vivi..."



giovedì 3 aprile 2008

Work in progress - Lavori in corso

Work in progress


Work in progress


Work in progress


Work in progress


Work in progress

mercoledì 2 aprile 2008

Vietare i telefonini per evitare il controllo del voto? NON BASTA!!!

Riceviamo da un nostro lettore la seguente mail che pubblichiamo volentieri e alla quale ci associamo:

Amato: vietati i telefonini nei seggi



Come al solito... un decreto tanto per tenersi a posto con la propria coscienza; ma funzionera'?
Noi ci permettiamo di dubitarne!
Ve lo immaginate? Se uno tiene qualcosa in tasca e va al seggio elettorale. Mi dite chi sara' quel Presidente di Seggio o quel Funzionario che controllera' col metal detector tipo "Aeroporto" quello che uno introduce dentro la cabina elettorale?

E sara' così che "I ricattati continueranno a essere ricattati..."

E' vero che si rischia moltissimo, ma se vi obbligheranno persino a rischiare la galera per dare la dimostrazione del vostro voto, allora ecco la soluzione estrema, perche'...

UNA ESTREMA SOLUZIONE C'E'!!!

Ed e' semplicissima!!!

Se siete ricattati e dovete "dimostrare" di aver votato per un certo partito (per qualunque partito) o un certo candidato tramite una foto col telefonino o con una macchina fotografica digitale e VI OBBLIGANO persino a rischiare la galera, fate nel modo seguente:

1) Distendete la scheda elettorale ben aperta e fategli una foto PRIMA di votare.

2) Votate tranquillamente quello che avete deciso VOI di votare secondo la VOSTRA volonta'.

3) Arrivati a casa scaricate la foto sul pc e il file relativo inviatecelo via e-mail al seguente indirizzo:

nocontrol@irc-ue.com

indicando chiaramente per quale partito e/o quale indicazione di voto dovevate esprimere.
Entro 24(*) ore vi garantiamo la restituzione della "foto" taroccata come da indicazione che dovevate dimostrare.

4) Consegnate questa foto da noi taroccata al vostro "ricattatatore" e recatevi alla piu' vicina stazione dei Carabinieri o di Polizia a sporgere denuncia consegnando anche la copia della nostra mail di ritorno. All'interno della "foto" nasconderemo un codice inequivocabile ma irrintracciabile che indichera' chiaramente che si tratta di una foto taroccata da noi; codice che riveleremo soltanto su richiesta agli Organi competenti. Ricordarsi che per sporgere una denuncia di questo tipo bisogna che ci sia stato l'effettivo ricatto, quindi siate sicuri di avere delle altre prove a monte o dei testimoni che questo ricatto vi e' stato fatto.

(*)P.S.: Siamo in grado al momento di garantire 300-400 tarocchi al giorno. Ma se altri collaboratori di nostra fiducia si faranno avanti questo numero puo' crescere in modo esponenziale.

Estrema soluzione:
Se vi obbligheranno a portarvi dentro un dispositivo non vostro e che qualcuno vi dara' al momento di entrare dentro la cabina elettorale allora...

a mali estremi estremi rimedi:

Scaraventatelo con forza per terra e dite che vi e' caduto e s'e' rotto PRIMA di fare la foto.


Quanto sopra, e lo ribadiamo, vale per CHIUNQUE e per qualunque tipo di ricatto da qualunque formazione politica vi pervenga e lo facciamo in modo assolutamente GRATUITO!!!


 Ministro Amato

Niente telefonini con macchine fotografiche o videofonini nelle cabine elettorali. Pena una contravvenzione. Lo ha stabilito in consiglio dei ministri. «Un decreto legge che copre l'unico buco esistente nella disciplina dei brogli elettorali – spiega il ministro dell’Interno Giuliano Amato - Da tempo c'è un reato di voto di scambio che si consuma attraverso la prova fornita all'esterno del voto che ho dato e ciò mi fa avere un compenso».
Per evitare questo rischio, ha osservato il ministro, «abbiamo deciso di vietare l'ingresso in cabina con telefonino o macchina fotografica: se uno ce l'ha, lo deve depositare in un cestino apposito».

Indicazioni vincolanti anche per lo scrutinio. Presidenti di seggio, scrutatori e rappresentanti di lista vigilino: «Mi è stato enunciato il timore - ha spiegato Amato - che si ripeta ciò che pare sia accaduto in passato, cioè che nei seggi, anziché gestire una scheda alla volta (se ne estrae una, la si legge, si registra e si passa a quella successiva col consenso di tutti i presenti), si creino dei mucchietti di schede e poi le si gestiscano un mucchietto alla volta. Questo è vietato farlo e noi ribadiremo che è vietato».

Il ministro dell’Interno, secondo quanto riferisce una nota dei Radicali, ha anche risposto ad una lettera sul voto ai disabili inviatagli da Rita Bernardini, Ileana Argentin e Marco Cappato. Dal Viminale nuove direttive ai Prefetti «per assicurare, anche per il tramite delle amministrazioni comunali, l’esercizio del diritto di voto con procedura speciale» ma anche l’ammissione «che con le disposizioni impartite non è possibile soddisfare tutte le esigenze prospettate».
(da unita.it)

martedì 1 aprile 2008

Anno Domine 1509

1 Aprile 1509




Palermo: Spettacolo del Tribunale del Santo Ufficio del 1° Aprile 1509; Dentro la Chiesa dei Santi Quaranta Martiri.



"100. Portogallo. Beatrice de Quintal, neofita. In questo processo si narra che nel 1509 venendo una nave, e ritrovati molti neofiti giudaizanti al n. 39 tra uomini e donne, li quali presi dal Tribunale e fatti i loro processi furono insieme colla già detta esposti nello Spettacolo celebrato entro la Chiesa dei Santi Quaranta Martiri, alla presenza dell'Inquisitore Vescovo di Cefalù a primo aprile 1509. Indi la detta Beatrice de Quintana ricaduta nelli stessi errori a 6 giugno 1511 nella piazza della Marina fu rilassata in persona al braccio secolare cioè a Matteo di Settimo capitano..."

... e bruciata viva.
(V. La Mantia)

Ritornando su Sodoma e Gomorra...

La Sacra Bibbia, balle su balle!!!
Se e' vero che l'evento catastrofico si e' verificato nell'anno 3123 A.C. c'e' una discrepanza enorme fra questo evento e quanto riportato dalla Bibbia, avvenuto ai tempi di Abramo e quindi non prima del 2654 A.C. e non oltre il 2479 A.C.




A futura memoria riportiamo le tabelle che secondo i nostri calcoli datano con una certa precisione le "Epoche Bibliche" e che collocano la nascita di Abramo nell'anno 1946 dalla Creazione e la sua morte nell'anno 2121 che anche tenendola in conto come avvenuta realmente nel 4600 A.C. l'evento di Sodoma e Gomorra, secondo la Bibbia, si e' verificato non prima del 2654 a.c. e non oltre il 2479.

Come al solito Balle su Balle!!!
Del resto abbiamo la testimonianza di un Astronomo Sumero da un lato, e dall'altra quella di alcuni pecorai ebrei che reputavano di essere Popolo Eletto di un Dio inesistente.

I dinosauri avevano peccato contro Dio e Dio li incenerì mandando loro un asteroide.

65 milioni di anni dopo tocchera' a Sodoma e Gomorra

Ma stavolta ne bastera' uno piu' piccolo di appena 1 km di diametro, anziche' quello da 20 km necessario per sterminare i dinosauri.



Considerato che tutti i pianeti e i satelliti (compresa la stessa Terra) hanno subito milioni di impatti di questo tipo e se questi erano gli unici due che ha voluto punire, c'e' da dire che in quanto a precisione di tiro Dio sia proprio una schiappa.



Considerando che Dio distrusse Sodoma e Gomorra perche' era invalso l'uso di sodomizzarsi a vicenda (che tradotto per i più profani significa che si in-Q-lavano senza distinzione di sesso e di eta') bisogna proprio dire che lo stesso Dio se ne e' strafottuto allegramente dei Greci prima e dei Romani dopo che hanno continuato a in-Q-L-arsi allegramente come matti per secoli e secoli e per omnia secula seculorum... amen.
Senza considerare quello che fanno ancora oggi anche certi preti petofili e non solo nei seminari...
Mah chi lo capisce 'sto Dio e' bravo...



(da tgcom.it)

Asteroide distrusse Sodoma-Gomorra

Gb,decifrata tavoletta astronomo sumero

Sodoma e Gomorra sarebbero state annientate da un asteroide del diametro di quasi un chilometro. E' il messaggio contenuto su una tavoletta di terracotta del 700 a.C. con gli appunti di un astronomo sumero che osservava il cielo la notte della catastrofe. A decifrarlo, riporta il Times, sono stati ricercatori britannici che finalmente hanno svelato il mistero della "Planisphere tablet" dopo 150 anni di tentativi.

La tavoletta era stata ritrovata a metà ottocento da Henry Layard tra le rovine della biblioteca reale dell'antica Ninive. Secondo i ricercatori britannici, sarebbe la copia del 700 a.C. di appunti di un astronomo sumero che annotò quanto accadde la notte della catastrofe. Egli descrive l'asteroide come "una coppa di pietra bianca" che viene illustrata mentre "avanza con forza".

Tramite una ricostruzione informatizzata di come appariva il cielo migliaia di anni fa, il gruppo di ricercatori ha anche stabilito la data dello storico avvistamento: all'alba del 29 giugno 3123 a.C. La tavoletta - della quale tuttavia sono leggibili solo metà dei segni - contiene quindi descrizioni dell'asteroide e altre della la posizione di nebulose e costellazioni. L'impresa della decifrazione è riuscita, dopo 5 tentativi senza esito, all'équipe dell'università di Bristol, guidata da Mark Hempsall. "E' un meraviglioso frammento di osservazione, un pezzo di scienza assolutamente perfetto" ha dichiarato. Il gruppo di scienziati ha anche ipotizzato che l'asteroide sia precipitato sulle alpi austriache, a Koefels, dove esiste un'antica frana larga 5 km e profonda 500 metri. Durante la caduta deve aver avuto anche effetti da vera catastrofe: con temperatura a 400 gradi, frammenti del corpo celeste anche molto grandi caduti ovunque, e la distruzione di un milione di km2 di territorio. In un suo recente libro sulla scoperta (“A Sumerian Observation of the Koefels' Impact Event”), inoltre Hempsall ricorda che 20 antichi miti parlano di devastazioni dalle dimensioni di quelle generate dall'impatto dell'asteroide. Tra loro anche l'Antico Testamento.

E ancora...

(da ansa.it)

TAVOLETTA RIVELA, ASTEROIDE DISTRUSSE SODOMA E GOMORRA (di Patrizio Nissirio)

Per 150 anni gli scienziati hanno tentato invano di capire cosa raccontasse quel testo in scrittura cuneiforme inciso su una tavoletta di terracotta del 700 a.C.. E ora la risposta che emerge dall'antichità più remota potrebbe essere addirittura sconvolgente: in quei segni c'é la vera storia della fine di Sodoma e Gomorra, annientate da un asteroide del diametro di quasi un chilometro. Ricercatori britannici, scrive il Times, hanno finalmente decifrato la cosiddetta 'Planisphere tablet', ritrovata a metà ottocento da Henry Layard tra le rovine della biblioteca reale dell'antica Ninive. Si tratterebbe, dicono, della copia del 700 a.C. di appunti di un astronomo sumero che osservava il cielo la notte della catastrofe. Egli descrive l'asteroide come "una coppa di pietra bianca" che viene illustrata mentre "avanza con forza". Usando i computer per ricostruire come appariva il cielo migliaia di anni fa, gli studiosi hanno stabilito che questo avvistamento avvenne all'alba del 29 giugno 3123 a.C. Sulla tavoletta sono leggibili circa la metà dei simboli, e la metà di questi fanno riferimento all'asteroide. Altri descrivono la posizione di nebulose e costellazioni. Per cinque volte, in 150 anni, gli scienziati hanno fallito l'impresa di decifrare il misterioso documento. Il sesto tentativo è riuscito a Mark Hempsall e alla sua equipe dell'università di Bristol: "E' un meraviglioso frammento di osservazione, un pezzo di scienza assolutamente perfetto".

La traiettoria e le dimensione dell'asteroide suggeriscono che si sia schiantato sulle alpi austriache, a Koefels, dov'é evidente un'antica frana larga 5 km e profonda 500 metri. Mentre si avvicinava al terreno, avrà lasciato una scia di distruzione a causa delle onde sonore supersoniche, mentre l'impatto a terra avrà avuto un effetto cataclismico. Frammenti del corpo celeste, anche colossali, saranno caduti lungo il suo tragitto; la scia avrà generato temperature di 400 gradi, uccidendo qualsiasi essere vivente. Un milione di chilometri quadrati di territorio, alla fine, sarebbero stati distrutti.

Hempsall, che sulla ricerca ha appena pubblicato il libro 'A Sumerian Observation of the Koefels' Impact Event', ricorda che 20 antichi miti ricordano devastazioni della scala e del tipo di quelle generata dall'impatto dell'asteroide. Tra loro l'Antico Testamento e il racconto della fine di Sodoma e Gomorra, e il mito greco per il quale Fetonte, figlio di Elio, finì nel fiume Eridano dopo aver perso il controllo di carro di fuoco, che finì a terra con impatto devastante. Così le Scritture raccontano quella catastrofe, nel libro della Genesi: "...quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; contemplò dall'alto Sodoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace".

E per finire...


(da alice.it)

ARCHEOLOGIA/ TAVOLETTA SUMERA SVELA: SODOMA DISTRUTTA DA ASTEROIDE

Il corpo celeste cadde nel 3123 a.C. E generò una serie di miti

postato 6 ore fa da APCOM

La tavoletta, che ha forma circolare, venne rinvenuta dall'archeologo Henry Layard a metà del secolo scorso, e da allora ha sfidato ogni tentativo di decifrazione. Rappresenterebbe, secondo gli esperti di archeoastronomia, una descrizione della volta celeste così come veniva osservata dagli astrologi di corte dell'antica Mesopotamia. Gli esperti hanno stabilito che in effetti si tratta della copia di una osservazione compiuta dai sumeri.

In simboli cuneiformi, vi è riportata la comparsa nel cielo di "una grande scodella di pietra bianca" che aveva attraversato "con forza irresistibile" la volta celeste.

Con l'aiuto di un computer, gli scienziati hanno interpretato i segni che riportavano le posizioni relative degli astri, identificando la notte che vi era rappresentata con quella del 3123 avanti Cristo. Mark Hempsell, uno dei ricercatori dell'Università di Bristol che hanno decifrato la tavoletta, la definisce come "uno splendido documento osservativo, assolutamente scientifico".

In base alla testimonianza di quel remoto e sconosciuto astronomo, gli scienziati di oggi hanno potuto stabilire che l'asteroide in questione deve essere caduto sulle Alpi austriache, nella zona del monte Kofel. Avvicinandosi al terreno, deve aver lasciato dietro di sè una scia impressionante di distruzione, dovuta alle onde d'urto supersoniche e all'energia scatenata dall'impatto.

Nel passaggio attraverso l'atmosfera il corpo celeste si è frammentato, disseminando il suolo di detriti. Il calore generato dalla caduta doveva aver raggiunto i 400 gradi centrigradi e l'energia dell'impatto doveva essere dell'ordine di quella liberata dall'esplosione di mille di tonnellate di tritolo. La devastazione deve essersi estesa per almeno un milione di chilometri quadrati.

Secondo il dottor Hempsall, almeno una ventina di racconti mitologici narrano, in diverse culture, di quella remota catastrofe. La Bibbia l'ha accolta come la distruzione di Sodoma e Gomorra, la mitologia greca come la leggenda del figlio del Sole che precipita nel fiume Eridano.

P.S.: se domani sentirete alla televisione di un asteroide di 20 cm che mi ha colpito allora vorra' dire che Dio finalmente ha imparato a mirare bene!!!

(E che c'e' 1 (UNA) probabilita' su 1.000.000.000 che esista realmente).

RiP.S.: e non perche' sono un sodomita... affatto... ma perche' sono un eretico. :))