sabato 5 aprile 2008

Rieccoci di nuovo qua, alla faccia di chi sperava in una scomparsa definitiva.

Riprendiamo dopo alcuni giorni di pausa con qualcosa di tosto.

Domani 6 aprile e' l'anniversario del piu' grandioso Spettacolo di Fede che sia mai stato tenuto in tutto il reame Spagnolo che in fatto di Inquisizione rappresento' la perfetta sintesi fra potere Temporale e potere Spirituale.

E la descrizione la fa nientemeno che Don Antonino Mongitore, per conto del Santo Uffizio e per perpetuare la Gloriosa memoria di quell'Atto che i posteri lo avrebbero bollato come tra i piu' VERGOGNOSI CRIMINI che la CHIESA ha commesso.


Don Antonino Mongitore (era) Canonico della Cattedrale Metropolitana Chiesa della stessa Citta' di Palermo nonche' Consultore e Qualificatore di detto S. Uffizio.

Il Mongitore, come era uso a quei tempi, dedica all'Imperatore Carlo VI° di Spagna nonche' III° Re di Sicilia (assente in questo Atto, ma degnamente rappresentato dal suo vicere(*)) questo libro che viene dato alle stampe in prima edizione lo stesso anno 1724.

IN PALERMO M.DCC.XXIV.


Nella Regia Stamperia d'Agostino ed Antonio Epiro, Familiari ed Impressori
del medesimo Tribunale

Con licenza de' Superiori

Grandioso in termini di Spettacolarita' non per quanto attiene ai roghi di eretici che sono anzi relativamente pochi, soltanto 2, ma a cui si associano gli altri 26 "eretici" condannati ad altre pene piu' o meno pesanti.

Scorrendo le pagine del Mongitore sembra quasi di vederla questa processione in pompa magna per le vie di Palermo con cavalli e cavalieri in pennacchi, Baroni, Principi, Conti, Duchi, mentre i Vescovi e gli Alti Prelati avanzano sul dorso di mule rigorosamente bianche al seguito di questi disgraziati seminudi, sferzati dagli aguzzini a colpi di "azotta"(**) fino ad arrivare al piano di Sant'Erasmo (Sant'Erasimo come lo chiama qualcuno) dove si concludera' lo Spettacolo con il rilascio al braccio secolare dei condannati e coi relativi due roghi finali, prima uno, poi l'altro.
Davvero Emozionante.

(*) Vicere' di Sicilia era "Eccellentissimo F. D. Giachino Fernandez Portocarrero Conte di Palma e Marchese di Montechiaro ed Almenara"

(**) Azotta = una sorta di frusta che se la tradizione e' rimasta invariata nei due secoli successivi, veniva ancora costruita e utilizzata dai contadini Siciliani fino agli ultimi decenni del secolo scorso, a mo' di frusta per guidare gli animali da soma. Costruttivamente consisteva in un robusto bastone lungo circa un metro e mezzo alla cui estremita' era legata una corda di canapa di lunghezza variabile da uno a due metri alla quale venivano fatti diversi nodi. Quando si veniva colpiti da una "azotta" l'energia si concentrava sul nodo che toccava per primo la carne e di conseguenza vi penetrava provocando delle vere e proprie ferite ai poveri disgraziati.

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In attesa di pubblicare domani un ampio stralcio dal libro del Mongitore pubblichiamo oggi quanto riportato 123 anni dopo nel 1847 da Giovanni E. Di Blasi nella sua "Storia del Regno di Sicilia" al CAPO VIII°:

"... Nel medesimo mese (aprile 1724) gl'Inquisitori di Palermo diedero il famoso spettacolo detto dagli Spagnuoli l'Auto da fe nella piazza dirimpetto la Cattedrale, di cui ve n'e' la distinta relazione per i torchi di Antonino Epiro.
Ventotto erano i rei accusati di sortilegio, di superstizione, di bestemmie, di poligamia, di fattucherie, di false testimonianze, di quietismo, e di altri delitti. Ventisei furono condannati a diverse pene, altri alla frusta, altri alla prigione, altri all'ergastolo, altri all'esilio, altri alla vergogna, ed altri a portare la mordacchia.
Li due restanti, come impenitenti furono condannati al fuoco dalla potenza secolare, alla quale gl'Inquisitori li consegnarono. Erano questi un frate agostiniano scalzo, chiamato Romualdo di S. Agostino, ed una pinzochera terziaria dell'ordine di s. Benedetto, che nominavasi suor Gertruda Maria Cordovana. Erano ambidue nativi della terra di Caltanissetta. Riferiva il processo che costoro erano seguaci dei sentimenti di Michele Molinos, e credevansi impeccabili.
Dopo aver avuta la ferale sentenza di morte di fuoco, furono questi due disgraziati posti sopra due carretti, tirati da bovi, e menati alla piazza di s. Erasmo, dove al presente e' piantata la Villa Giulia dell'Orto Botanico. Era ivi radunato un prodigioso numero di cittadini, e di stranieri, che venivano ad osservare questo tragico e crudele spettacolo, in cui furono i detti rei per mano del boia bruciati vivi..."



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