giovedì 18 dicembre 2008

Le Nostre Radici Cristiane


Ogni tanto capita di sentire qualche Calderoli o qualche neo TeoCon lavarsi la bocca con la frase

"Le nostre radici Cristiane..." bla bla, ecc. ecc.

e allora mi son reso conto che in effetti a parte la vuota frase mandata giu' a memoria quando si era dei bambini, come il catechismo, vuoto in se, inutile se non dannoso e irrazionale, che dovrebbe servire, nella mente perversa dei nostri educatori ad abituarci agli schemi rigidi e precostituiti.
E guai a deviarne, e guai anche a porsi delle domande (legittime) sulla bonta' di certe idiozie tipo Sempre-Vergine Maria, rimasta vergine anche dopo il parto nella capanna di Betlemme, e delle mille assurdita' contrastanti fra loro tipo "ama il prossimo tuo come te stesso" mentre prima Mose' passa a fil di spada 23000 suoi connazionali colpevoli soltanto di aver nutrito seri dubbi sulla storiella delle Tavole della Legge e sopratutto sull'Incarico di Supremo Sacerdote che Dio avrebbe affidato a suo fratello Aronne, sempre tramite lui, Mose'.
E dopo, e fino ai tempi recenti i milioni e milioni di roghi accesi per insegnare agli eretici, o piu' semplicemente a coloro che mettevano in dubbio certe idiozie su certe infallibilita' papali, o su indulgenze valide nell'aldila' ottenibili pagando (alla Chiesa) ingenti somme di denaro nell'aldiqua'.

E allora mi sono detto:
e' proprio vero!!!

Queste sono le nostre RADICI Cristiane:





Cosa ci sia da andarne orgogliosi bisognerebbe chiederlo a tutti coloro che si risciacquano la bocca con questa roba che e' soltanto roba da FOGNA!!!
.

domenica 7 dicembre 2008

De Tribus Impostoribus. Parte II


Non gia'

I Tre Impostori


Bensì

La Tribu' degli Impostori


Perche' non furono soltanto i tre (Mosè, Gesù e Maometto) a prendere in giro l'Umanita' ma furono migliaia, centinaia di migliaia, senza dimenticare Numa Pompilio, e lo stesso Eolo, "Re di Lipari" (come lo definisce Diodoro Siculo), che si fa passare per "Dio Dei Venti".

L'anonimo autore del nostro libro "De Tribus Impostoribus" sottolinea una caratteristica precisa di questi sedicenti "Profeti" che pretendono di avere un dialogo diretto con Dio, ovvero che NESSUNO DI LORO e' d'accordo con quello che afferma l'altro.

E noi aggiungiamo che questa caratteristica comune ha uno scopo ben preciso e un messaggio comune:

"Io sono il tenutario del segreto di Dio; io sono Colui che Dio ha prediletto per comunicarvi i suoi voleri quindi:

VOI MI DOVETE OBBEDIENZA!!!

perche' obbedendo a me voi obbedirete a DIO!!!"

Provate a rimuovere questa motivazione e scoprirete che nessun "profeta" e nessuna religione ha piu' ragion d'essere, e addirittura che senza questa REALE motivazione:

NESSUN PROFETA E NESSUNA RELIGIONE ESISTE!!!


giovedì 13 novembre 2008

I tre impostori


Mosè - Cristo - Maometto


Se sia mai stato realmente scritto il libro sui tre impostori
(Cesare Cantu' ritiene di no, o se lo e' stato e' andato sicuramente perduto e bruciato) non e' dato sapere con certezza ma pare che il primo a coniarne il termine sia stato l'imperatore Federico II riferendolo a Mose', a Cristo e a Maometto.
Nei diversi secoli un libro del genere fu via via attribuito ai vari:

-Averroe'
-Federico II
-Pier della Vigne
-Arnaldo di Villanuova
-Bonifacio VIII
-Boccaccio
-Poggio
-Pietro l'Aretino
-Machiavelli
-Pomponio
-Cardano
-Ochino
-Campanella
-Giordano Bruno
-Vanino

Pare che sia stata anche questa affermazione sui tre impostori la motivazione che condusse Gregorio IX a scomunicare Federico II.

Si racconta anche che quando questi (Federico) vide la Palestina cosi' arida e brulla abbia esclamato:


"Se Dio avesse visto Napoli, certo non sceglieva questa per Terra Prediletta".

Altri invece gli attribuiscono una frase del tipo:

"Con tanti bei posti che ci sono al mondo certo Dio doveva odiarli profondamente gli ebrei per promettere loro una terra così squallida".

Fonte: Gli eretici d'Italia - di Cesare Cantu'


Che esistesse realmente o no un libro del genere, bastava solamente il titolo (e il sottotitolo coi nomi esplicitati in modo chiaro) per far tremare tutta la classe ecclesiastica per l'intero corso del medioevo, e bastava semplicemente ripetere quella frase in presenza di "nemici" o di rivali o di invidiosi per far scattare una denuncia anonima all'Inquisizione e finire sul rogo.


giovedì 6 novembre 2008

San Carlo Borromeo; fanno santo uno cosi.

Tratto da: "Memorie storiche di Locarno fino al 1660" di Gian-Gaspare Nessi, Virgilio Gilardoni

"Narrano alcuni scrittori che San Carlo Borromeo fece dannare al fuoco lo stesso Prevosto di Rovereto in Mesolcina, Domenico Quattrini, perche' -Testimoni lo aveano visto ne' Congressi col Demonio menar ballo cogli abiti della messa-; al che pero' altri piu' rettamente soggiungono: -perche' tenea pessima e scellerata condotta- Ved. l'amico Cattolico del 1851 n. 4 e 5"


San Carlo Borromeo.

martedì 4 novembre 2008

San Domenico di Guzman; fanno santo uno cosi

E lo venerano pure e lo pregano!!!

Vero che questo quadro e' stato commissionato da Torquemada (Seguace di San Domenico e Priore Domenicano) e che San Domenico era morto da 12 anni quando papa Gregorio IX nomino' nel 1233 per la prima volta dei frati domenicani a capo dei tribunali dell'Inquisizione, ma questi erano gia' funzionanti da diversi secoli, e gestiti da altri "Santi" e Beati, quindi giustamente il Torquemada ci ha visto benissimo nel piu' altro scranno questo Santo!!!
La Chiesa naturalmente conferma e continua a venerare questi assassini come Santi!

Amen!


Quadro raffigurante San Domenico
Mentre presiede a un autodafe'.


da wikipedia:

San Domenico di Guzmán, al secolo Domingo Guzmán (Calaroga, 1170Bologna, 6 agosto 1221), fu il fondatore dell'Ordine dei Frati Predicatori ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

lunedì 3 novembre 2008

Inquisizione - Anno Domine 1485

Quarantuno streghe bruciate vive nella sola Diocesi di Como nell'anno 1485.


Fonte: il piu' autorevole trattato dell'Inquisizione: "Il Malleus Maleficarum" di Kramer & Sprenger, (Frati Benedettini e Inquisitori).





"...Il primo di questi abominii e
' il fatto che certe streghe, contro l'istinto dell'umana natura, e persino contro la natura di tutte le bestie con la possibile eccezione dei lupi, hanno l'abitudine di divorare i bambini piccoli. E in merito a cio' l'Inquisitore di Como, che avevamo menzionato prima, ci ha riferito che era stato invitato dagli abitanti della Contea di Barby per effettuare una Inquisizione, perche' un tale aveva perduto il suo piccolo dalla culla, e trovato un congresso di donne durante la notte, giuro' di averle viste uccidere il suo piccolo, berne il sangue e divorarne le carni. Inoltre, in un solo anno, che e' appunto l'anno appena trascorso (1485) ha detto che 41 (quarantuno) streghe sono state bruciate, mentre altre sono sfuggite volandosene in Austria e trovando rifugio presso l'Arciduca Sigismondo. A conferma di questo esistono certi scritti di John Nider nel suo Formicarius, di cui, come egli stesso riferisce, la memoria e' ancora viva nella gente, dove e' evidente che queste cose non sono affatto incredibili..."

(Xksmm) (Einrich Institor Kramer e Jacob Sprenger - Malleus Maleficarum - Parte Prima - Questione XI)

Nota per chi ci segue:
Riprendiamo le pubblicazioni su questo blog dopo un periodo di relativa assenza dovuto all'approfondimento delle ricerche storiche sull'Inquisizione.

Ci siamo posti un obiettivo ambizioso: pubblicare tutto cio' che si sa sull'inquisizione (e via via anche cio' che nel frattempo verra' alla luce).

Si tratta di migliaia e migliaia di pagine e di documenti che aspettano solo di essere trasferiti qui.

Avevamo pensato in un primo momento di pubblicarli IN TOTO su un sito ad hoc (www.eretici.org o www.eretici.eu) ma la prima stesura e' talmente pesante, con le sue oltre 2000 pagine che ci siamo scoraggiati in quanto nessuno mai riuscirebbe a leggerle; e siamo solo agli inizi.

Il materiale e' talmente corposo che si puo' tranquillamente parlare di 10-20 mila pagine. Abbiamo quindi scelto la strada di pubblicare a spot - anno per anno - tutto cio' di cui siamo venuti a conoscenza. Laddove in un solo anno il materiale superera' le 2-3 pagine lo suddivideremo in tante parti in modo da renderne agevole la lettura.


domenica 2 novembre 2008

La Storia e Il Revisionismo

"La storia la scrivono i vincitori"
Non ricordo chi disse per primo una frase del genere, ma e' indubbio che le cose stanno realmente cosi. Ma la Storia vera, quella che resiste alle fluttuazioni del tempo, prima o poi viene allo scoperto.
E cosi anche la vera storia dei "martiri del Cristianesimo" viene alla luce, lentamente, e ci insegna che il Cristianesimo e' stato fondato sui "martiri" e sul sangue di centinaia di migliaia (e forse milioni) di vittime:

Le vittime che il Cristianesimo e i suoi fanatici hanno ASSASSINATO!!!

Scorrendo per internet mi sono imbattuto in un sito che ripubblico integralmente dove un giornalista (Valerio Evangelisti) scrive il suo pensiero:

tratto dal sito: www.geocities.com/giosec/inqsicilia.htm



L´INQUISIZIONE IN SICILIA: LA VERITA´
di Valerio Evangelisti

Una recente e costosissima pubblicazione della Biblioteca Apostolica Vaticana (L´Inquisizione. Atti del simposio internazionale, Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998, 2003, pp. 786, € 60,00) porta a termine l´ attività di occultamento condotta per decenni dagli storici "revisionisti", paradossalmente rinvigoriti da quando Giovanni Paolo II ha chiesto pubblicamente perdono per i delitti degli inquisitori. Nella prefazione il curatore, Agostino Borromeo, traccia un bilancio sorprendente: in tutto l´arco della sua storia, l´Inquisizione avrebbe condannato al rogo 59 persone in Spagna, quattro in Portogallo e 36 in Italia. Un nonnulla, su un totale di 125.000 processi.
Uno potrebbe anche crederci. Lasciando da parte i trucchi numerici più elementari (l´Inquisizione non eseguiva le condanne di persona, ma consegnava le sue vittime alla giustizia civile, il cosiddetto "braccio secolare"; ed era poi questo a eseguire la sentenza), volendo dimenticare le cronache truculente dell´eccidio dei catari e di tante altre specie di eretici, sottilizzando sulle differenze tra un´Inquisizione locale e l´altra, magari ci si persuade che è vero: protestanti e miscredenti hanno moltiplicato le vittime del Santo Uffizio, creando una "leggenda nera" dalle finalità anticlericali. Del resto, i registri delle condanne inflitte dagli inquisitori sono tutti spariti e, per ovvie ragioni, nessuna vittima può testimoniare della propria sorte.
Disgraziatamente per il dottor Borromeo, ricercatore all´università La Sapienza, esiste un´isola, la Sicilia, che ha prodotto sia inquisitori feroci che storici appassionati. Tra questi ultimi, Vito La Mantia, che alla fine del XIX secolo si dedicò, assieme al figlio Giuseppe, a un´opera paziente e poderosa: ricostruire il registro dell´Inquisizione siciliana, appendice di quella spagnola, sulla base di un manoscritto a quei tempi (oggi non so) conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo. Nel 1977 l´editrice Sellerio ristampò i risultati di quelle ricerche (V. La Mantia, Origini e vicende dell´Inquisizione in Sicilia), ma misteriosamente la cosa sfuggì agli storici più accreditati; tanto che Franco Cardini, nella prefazione a una traduzione lacunosa del Manuale dell´inquisitore di Bernardo Gui (Claudio Gallone Editore, Milano, 1998), poteva permettersi di elencare la Sicilia tra le regioni in cui l´Inquisizione aveva infierito meno, con solo 29 vittime accertate (cifra che comunque smentirebbe quelle del Borromeo).
Il fatto è che le ricerche dei La Mantia, padre e figlio, sono materia rovente. Grazie a loro abbiamo almeno un registro dell´Inquisizione quasi completo, dal 1487 al 1732 (al mondo ne esistono altri, però nessuno di pari livello); per di più ricco di dati e di notazioni accurate. Ebbene, ciò che ne risulta è sufficiente a confutare ogni riduzionismo di stampo "revisionista". L´Inquisizione siciliana infierì per due secoli e mezzo con spietatezza. I roghi furono ben più di 29. Tutta l´isola fu passata al
setaccio, grazie a un imponente apparato di spie (descritto da un altro grande storico siciliano, Franceso Giunta), e fu fatta strage di una massa di poveri diavoli, bruciati vivi a singoli o a gruppi. Naturalmente, il testo ricostruito da Vito La Mantia potrebbe essere un falso clamoroso; così come le scritte sui muri delle carceri tracciate dai prigionieri dell´Inquisizione, raccolte da Giuseppe Pitré e commentate da Leonardo Sciascia, potrebbero essere fasulle.
Potrebbero.
In realtà non possono, perché il sentore della verità è più forte di qualsiasi deodorante "revisionista" (ma meglio sarebbe cominciare a usare il termine "negazionista", già applicato a chi nega il massacro degli ebrei nei lager nazisti). Scelgo una voce a caso dal registro trascritto da Vito e Giuseppe La Mantia. Reca il numero 213: "Catania. Gabriele Tedesco, moro battezzato, schiavo del Prior de Barletta Fr. d. [frate domenicano] Octavio Giorni Gran Croce, naturale d´Algeri, abiurò domenica 16 ottobre 1630 nell´Atto celebrato nel piano della Cattedrale, poi ricaduto e pentito fu ammesso la seconda volta a riconciliazione nella Chiesa di S. Domenico a 3 marzo 1633, poi ricadendo ed essendo ostinato fu rilassato in persona [rilasciato al braccio secolare, cioè bruciato vivo] nell´Atto celebrato nella piazza della Chiesa Maggiore a 9 settembre 1640."
Da questa voce, estratta a caso da un elenco lunghissimo, apprendiamo che un priore domenicano poteva detenere schiavi al proprio servizio. Che uno di questi, ribattezzato Gabriele Tedesco, si ostinava a rimanere fedele alla sua religione musulmana. Costretto due volte all´abiura, la terza volta fu consegnato dagli inquisitori alle autorità, che lo legarono su fasci di legna in una piazza, tanto perché la folla potesse assistere, e gli inflissero un´agonia tra le più atroci che si possano concepire.
O mi si persuade che il brano è un falso, o continuerò a ritenere che falsari siano gli storici "negazionisti". E a ringraziare i grandi studiosi siciliani che, mossi non da furore iconoclasta bensì da passione di sapere, permettono ancor oggi di smascherare gli ipocriti e i mentitori.
Freddamente, certo, ma con un senso insopprimibile di indignazione e di disgusto.

sabato 11 ottobre 2008

Basta alimentare chi ci ha preso in giro per 2000 anni

6.000 MILIONI DI EURO NON

REGALIAMOLI PIU' AL VATICANO

Sono soldi dei cittadini italiani che ogni anno si intascano i preti.

Cancelliamo il Concordato col Vaticano. Lo Stato Italiano deve smetterla di regalare milioni di euro a Ratzinger e alla sua cricca.



:


«Ma quando una lunga serie di abusi e malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre tutti gli uomini all'assolutismo, è loro diritto, è loro dovere, rovesciare un siffatto governo, e provvedere nuove garanzie alla sicurezza per l'avvenire.» Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America, 4 luglio 1776.

:

di Ennio Montesi

E' giunta l'ora di incazzarsi oppure no? Ogni anno oltre 6.000 (seimila) milioni di euro vengono regalati - re-ga-la-ti - dallo Stato Italiano allo Stato Vaticano, cioè ai preti. In cambio di cosa? di niente. Ogni anno il signor Joseph Ratzinger e la sua cricca di uomini in gonna, pizzi e merletti si mettono in tasca - grazie al furbesco meccanismo dell'8x1000 - la bellezza di 6.000 milioni di euro, nostri. I preti si pappano mezza finanziaria di soldi che appartengono a tutti noi cittadini italiani. Si tratta di un vero e grave sopruso e di una mancanza totale di rispetto, di lealtà e di onestà verso gli italiani soprattutto verso tutti quelli che sono angosciati dall'incubo delle rate del mutuo, dalle bollette da pagare, dall'affitto di casa, dal lavoro precario, dalla disoccupazione e dall'interminabile catena di incubi economici dalla quale non si arriva più né a fine mese, né a mezzo mese.

:

Ed è anche naturale incazzarsi per l'affermazione cialtrona fatta dal signor Ratzinger il 6 ottobre 2008 al sinodo. Ecco il ridicolo commento di Ratzinger diffuso col solito suo accento tedesco e la sua faccia di bronzo: "Nella crisi delle grandi banche scompaiono i soldi, ma non sono niente, perché tutte le cose che sembrano vere in realtà sono di secondo ordine. Lo ricordi chi costruisce la propria esistenza, solo sul successo, la carriera, e i soldi". Dargli del faccia di bronzo probabilmente è poco, ma ognuno sostituisca col termine che gli aggrada. Ci dobbiamo allora chiedere perché il signor Ratzinger non rinunci ai nostri soldi dell'8x1000, ma anzi ogni anno ce la meni a non finire con pubblicità martellante bussando a cassa, la nostra cassa? Perché lui, il signor Ratzinger, non fa invece un atto di coraggio, di lealtà e di onestà rinunciando al Concordato, quindi ai nostri 6.000 milioni di euro annui? Se qualcuno glielo volesse chiedere lo può chiamare in Vaticano al numero di telefono: 066982, tanto non ha nulla da fare. Per sfornare simili idiozie non ci vuole alcuno studio speciale. Proprio quest'individuo medioevale agghindato in cuffietta rossa, mantellina di ermellino, sciarpa ricamata d'oro, scarpette di velluto, scettro intarsiato e patacche varie appese al collo (come i personaggi infantili e disturbati delle favole di Andersen) viene spudoratamente a darci lezione sull'inutilità dei soldi mentre l'altra sua mano è già aperta, avida e su un dito spicca un anello d'oro grande come una prugna. Ratzinger pretende, esige, vuole e si mette in tasca la somma colossale di 6.000 milioni di euro di tutti noi italiani. Una specie di super-pizzo di 6.000 milioni di euro che lo Stato Italiano, quindi tutti noi italiani, gli dobbiamo dare senza fiatare e a tutti i costi. Ci vuole una bella faccia da prete per dire quello che ha detto. E Ratzinger ce l'ha.

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In concreto, come si fa a risparmiare questi 6.000 milioni di euro ogni anno evitando di sprecarli e non farli entrare nelle tasche senza fondo dei preti? Se esiste ancora uno straccio di parlamento italiano eletto dai cittadini e un seppure miserevole governo e una seppure pietosa opposizione la soluzione è semplicissima. Bastano pochi minuti e il problema è presto risolto: cancellare il Concordato tra Stato Italiano e Vaticano. E' sufficiente la cancellazione del Concordato e la banda del Vaticano non sarà più mantenuta e foraggiata a spese di noi contribuenti italiani. Senza il Concordato i 6.000 milioni di euro restano in tasca all'Italia e finalmente con quei soldi ci si possono costruire scuole, ospedali, asili, istituti di accoglienza per anziani, di cose da fare certo non mancano in questa Italia alla canna del gas. Con tutti quei soldi si potrebbe dare vita ad almeno altre due nuove compagnie aeree di bandiera italiana funzionanti e moderne ogni anno. Altro che Alitalia! Ci potremmo permettere altre Alitalie, sistemare le strade che fanno schifo, fare funzionare i treni che fanno schifo e gli ospedali che fanno schifo.

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Se ci aspettiamo che i volponi del Vaticano non pretendano più i nostri 6.000 milioni di euro significa che siamo un popolo di italioti e di imbecilli. Il debito pubblico è altissimo, il recesso è in atto, le borse tracollano, la crisi economica ci sta inondando come uno tsunami, le banche falliscono e quelle che non falliscono fanno fallire le famiglie e i pensionati, ma nonostante tutto, da mentecatti, continuiamo imperterriti e testardi come muli a regalare 6.000 milioni di euro ogni anno agli stregoni del Vaticano.

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Sta a noi italiani esigere dallo Stato Italiano l'interruzione immediata del super-pizzo di 6.000 milioni di euro annui cancellando il Concordato. Così ci togliamo una volta per tutte questo cancro economico che ci assilla e fa regredire la nostra economia. Se non siamo buoni ad ottenere questo semplice atto dovuto, beh, allora significa che ci meritiamo ancora peggio di come stiamo. E dobbiamo incazzarci solo con noi stessi.

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Ennio Montesi

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Questo testo è in regime di Copyleft: la pubblicazione e riproduzione è libera e incoraggiata
parchè l'articolo sia riportato in versione integrale, con lo stesso titolo,

citando il nome dell'autore e riportando questa scritta.

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Nella foto, lo scrittore Ennio Montesi, fondatore di Axteismo

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mercoledì 10 settembre 2008

E mentre il mondo si prepara a varcare i confini dell'aldila

Sabina Guzzanti, la strega


viene processata per aggravare senza alcuna attenuante la sua posizione al cospetto di San Pietro per la sua condanna definitiva all'Inferno.

Procura di Roma contro Sabina Guzzanti per “vilipendio” al papa
La Procura di Roma, su iniziativa del procuratore generale Giovanni Ferrara e i pm Angelantonio Racanelli e Sergio Colaiocco, ha chiesto al Guardasigilli l’autorizzazione a procedere contro Sabina Guzzanti per “vilipendio” al papa, a causa della satira su Benedetto XVI durante la manifestazione “No Cav Day” dell’8 luglio. Invece per le frasi Beppe Grillo pronunciate nella stessa occasione contro il presidente della Repubblica Napolitano la stessa Procura ha chiesto al Gip l’archiviazione.


(da http://www.uaar.it/news/2008/09/10/procura-roma-contro-sabina-guzzanti-per-vilipendio-papa/ )

Non ti preoccupare Sabina, non ti lasceremo da sola.

Cosa ci aspetta? -2

Ecco un altro sensazionale evento nell'intorno dell'orizzonte degli eventi.


Sempre ipotizzando di potere scambiare informazioni sul limitare dell'orizzonte degli eventi una scienziata di cui non ricordo il nome (Russell?) parecchi anni fa fece una scoperta sensazionale:

Se si potesse costruire un tunnel ESATTAMENTE INTORNO all'orizzonte degli eventi e ci mettessimo al suo interno vedremmo delle cose folli.

Ebbene si, se guardassimo avanti a noi, vedremmo NOI STESSI ma visti di spalle, e... assurdo degli assurdi NON SAREBBE una immagine di noi proiettata da qualche diavoleria olografica ma saremmo ESATTAMENTE NOI in carne ed ossa!!!

Tanto per sgombrare ogni dubbio la scienziata ipotizzava che con una pistola in mano ci sparassimo alle spalle.

Ebbene si: avete pensato giusto:

Saremmo colpiti alle spalle dallo stesso proiettile sparato da noi stessi!!!

Cosa ci aspetta?

E sia!

Ecco cio' che si sa in merito ai buchi neri.


Negli anni 70, quando per la prima volta sentii parlare di buchi neri, ero nel pieno delle mie forze e della mia sete di conoscenza che spaziava a 360 gradi in tutti i campi dello scibile umano.

Mi occupavo di diverse tematiche nel lavoro che svolgevo come responsabile dei servizi tecnici e ausiliari di uno stabilimento presso una grossa industria italiana prima e multinazionale dopo.

La cosa mi appassiono' da subito.
Avevo un certo bagaglio culturale ampio che mi consentiva di afferrare al volo concetti come deformazioni spazio temporali, e fu cosi che cercai, per quanto lo consentivano i mezzi di informazione di allora (praticamente solo testi tecnico-scientifici e qualche rara rivista) di approfondire l'argomento a modo mio, in modo capillare e profondo.

E fu cosi che maturai e memorizzai certi concetti che oggi mi affiorano alla mente cosi, al volo senza alcuna mediazione o verifica di eventuali smentite o approfondimenti che si fossero verificate nel frattempo.

Un buco nero cos'e'?

Generalmente veniva ipotizzata la creazione di un buco nero "in natura" al seguito del collasso gravitazionale di una stella che avesse avuto "almeno" una massa pari a 4,5 masse solari.
(Su questi numeri andateci cauti e prendeteli col beneficio di inventario, trattandosi appunto di numeri ipotizzati all'epoca, che potrebbero aver subito qualche correttivo negli anni successivi).

Quando una stella finisce il suo combustibile nucleare in una prima fase diventa una gigante rossa in una sorta di rigurgito che le farebbe aumentare le sue dimensioni di parecchi diametri e successivamente la stessa materia verrebbe risucchiata nuovamente per effetto gravitazionale fino a diventare in una prima fase una nana bianca.
Successivamente questa nana bianca continuera' il suo collasso gravitazionale fino a che tutti gli elettroni che avvolgono gli atomi di tutta la materia che la compone cadono all'interno dei nuclei atomici formando un ammasso di neutroni e trasformando la stella in un unico grande ammasso chiamato appunto stella di neutroni.
Il nostro sole fara' proprio questa fine!
Il collasso gavitazionale si fermera' a questo stadio di stella di neutroni in una sorta di equilibrio che avra' le dimensioni complessive di alcune centinaia di metri, ma intorno alla quale continueranno ad orbitare pianeti giganteschi come giove e saturno che continueranno a sentirne gli influssi gravitazionali sebbene le dimensioni saranno cosi ridotte.

Se la massa che compone il sole fosse piu' grande di appena 4,5 volte invece questo "equilibrio" non potrebbe sussistere e allora il collasso gravitazionale proseguirebbe ulteriormente facendo ridurre sempre di piu questa stella di neutroni fino a farla diventare un punto microscopico ma intorno al quale gli effetti gravitazionali sarebbero spaventosi.
Quel puntino microscopico entro il quale si concentrasse tutta la materia sarebbe

UN BUCO NERO!


Chiamato anche Singolarita' Nuda, a quel punto nessuna delle nostre leggi fisiche avrebbe piu' valore e nessuna legge al momento e' ipotizzabile, se non per speculazioni teoriche ma che nessuno mai potra' verificare di persona per poterle raccontare.


Vediamone alcune, fra le piu' eclatanti e le piu' spettacolari.

Intanto completiamo i concetti introducendo l'elemento chiave di un buco nero:

l'orizzonte degli eventi.

Questo non e' altro che il limite estremo al di la' del quale (dal nostro punto di vista) nessuna cosa puo' sfuggire al suo influsso gravitazionale, nemmeno la luce.

Quindi si immagini questo orizzonte degli eventi come una sottile sfera che circonda il buco nero dal diametro variabile da pochi cm. a parecchie migliaia di chilometri le cui dimensioni dipendono dalla materia presente all'interno del buco nero.

E' in questo "orizzonte" che avvengono le transazioni piu' strane e che dovrebbero farci riflettere sul concetto di spazio tempo e sulla vanagloria della nostra miserabile condizione umana.

Primo caso: ipotizziamo di poterci avvicinare a questo "orizzonte" con un nostro amico e di guardarci dentro:
non vedremmo assolutamente nulla!
Ora lasciamo il nostro amico al di qua dell'orizzonte e con un piccolo saltello attraversiamolo passando "oltre".
Ipotizziamo per un istante di poter continuare a scambiarci informazioni col nostro amico rimasto al di la' dell'orizzonte ed allora vedremmo delle cose spaventose
Lo spazio e il tempo sembrerebbero impazziti, ma in realta' non farebbero altro che ubbidire alla legge della Relativita' Generale; ebbene, se indossiamo un orologio di precisione, scopriamo subito che ci avviciniamo sempre piu' verso il centro del buco nero (distante appena pochi metri o anche pochi chilometri da noi) e che lo raggiongiamo tranquillamente in pochi secondi o pochi minuti del nostro tempo, in ogni caso in un tempo FINITO!!!
Ma se proviamo a voltarci verso il nostro amico rimasto al di la' dell'orizzonte degli eventi vedremmo... ahime' una cosa spaventosa...
Lo vedremmo invecchiare in pochissimi istanti e dissolversi in polvere, come vedremmo dissolversi in una esplosione immane l'intero Universo rimasto AL DI LA' dell'orizzonte.
In pratica, mentre per noi saranno trascorsi "soltanto" pochi secondi al di la nell'Universo che abbiamo appena lasciato sarebebro trascorsi miliardi e miliardi e miliardi di anni.

E cosa vedrebbe di noi il nostro amico rimasto al di la'?

Semplice: ci vedrebbe immobili, assolutamente immobili, in una sorta di "congelamento" temporale che durerebbe (per lui) miliardi e miliardi e miliardi di anni.

..........

Oggi 10 settembre 2008 e' stato acceso il super acceleratore di particelle

L'ora della verita'

scadra' pero' in un imprecisato momento di domani 11 settembre 2008

quando faranno collidere fra di loro ad altissima velocita' (molto prossima alla velocita' della luce) i protoni che sono stati iniettati nel reattore.
Lo scontro frontale ad altissima energia avverra' dunque domani quando dopo le successive accelerazioni (attualmente in corso) quei pochi milionesimi o miliardesimi di grammo di materia avranno raggiunto il 99,9999991% della velocita' della luce e allora sara' il momento della verita'.

Succedera' la fine del mondo?

Nessuno puo' dirlo.

Personalmente ritengo che la creazione di un buco nero sia estremamente improbabile, ma proprio in una intervista rilasciata l'altro ieri da una scienziata italiana al Corriere della sera, sebbene sorrideva (smentendola) all'idea della creazione di un buco nero si apprestava poco dopo a precisare che se anche cio' avvenisse questo evaporerebbe nel giro di pochi millisecondi.

Ma la mia domanda e': e se cosi non fosse?

Se si generasse un buco nero stabile?

Come potrebbero confinarlo?

Questo si che avrebbero potuto farlo!

Prevedere la malaugurata ipotesi della sua creazione e confinarlo in una regione "vuota" in una sorta di contenitore appena piu' grande del suo orizzonte degli eventi (che nelle condizioni iniziali sarebbe di pochi centimetri, perfettamente calcolabile conoscendo la massa e la velocita' esatta dei protoni in gioco) e che ve lo mantenesse al centro lontano dalle sue pareti che altrimenti sarebbero inghiottite come qualsiasi altra cosa vi venisse a contatto e vi precipitasse dentro.

Ovviamente tutto dipende da quali probabilita' vi siano che venga creato realmente.

Sono state calcolate realmente?
E' realmente impossibile che cio' avvenga o e' "soltanto" estremamente improbabile?

In quest'ultimo caso ci troveremmo di fronte a dei criminali che si spacciano per scienziati!!!

................
continua

lunedì 8 settembre 2008

11 settembre 2008, il giorno del Giudizio?

E tutto finì nel vortice immane della Grande Latrina (Anonimo).


Il mondo e' diviso fra catastrofisti e positivisti.

Se da un canto l'esperimento che sara' tentato a Ginevra fra qualche giorno rappresenta una pietra miliare dell'evoluzione tecnologica dell'uomo, dall'altro potrebbe rappresentare la fine stessa della sua evoluzione oppure (perche no?) una svolta radicale della sua evoluzione con un balzo improvviso verso un universo parallelo che in fondo in fondo e' gia' li che ci aspetta fin dalla notte dei tempi, quando i primi embrioni vitali sono stati posti(?) o si son sviluppati sulla nostra Terra.

Ma andiamo per gradi e vediamo di capire cosa e' questo esperimento.
I comunicati ufficiali che lo annunciano parlano di un esperimento che dovrebbe, forse per la prima volta nella storia dello stesso Universo, riprodurre i suoi primi istanti iniziali, quando da un microscopico punto (un Buco Bianco?) venne vomitata fuori tutta la materia che compone l'Universo, evolutosi successivamente in quel Cosmo come lo vediamo oggi: galassie, stelle, pianeti, materia oscura, quasar e tutta la miriade di oggetti in cui si e' diversificata la materia nei sui 15 miliardi circa di evoluzione da quel fatidico istante del Big Bang.

Questo esperimento quindi che verra' condotto per la prima volta nell'acceleratore di particelle del CERN posto sottoterra all'interno di un grande tunnel che attraversa Francia e Svizzera, riprodurra' quell'istante primordiale aprendo, si spera, nuove frontiere alla Conoscenza dell'Uomo per carpire alla Natura gli ultimi segreti che questa custodisce ancora gelosamente.

E' questo in fondo lo scopo primario dell'Uomo.
E' questa sete irrefrenabile di Conoscenza che ha fatto dell'uomo, unico esempio fra tutti gli altri animali, il vero dominatore della Natura.
In un progredire lento ma continuo, imprimendo una accelerazione violenta in questi ultimi anni.

Ne' puo' arrestarsi il progresso!!!

Quale sara' il limite superiore alla nostra Conoscenza?

Esistera' un limite superiore?

Ma veniamo alle "paure" che ha scatenato l'annuncio di questo esperimento.

Fior di Scienziati oltre ai soliti tuttologi che cavalcano le solite tigri sensazionalistiche hanno lanciato un grido di allarme.

Questo esperimento potrebbe innescare la creazione di un mini Buco Nero!

La storia della Ricerca e dell'evoluzione della nostra conoscenza e' costellata di gridi di allarme poi rivelatisi senza alcun fondamento e liquidate come delle paure irrazionali; basti pensare che meno di due secoli fa all'inaugurazione della prima ferrovia molti "scienziati" ed illustri personaggi dell'epoca ritenevano che a quella velocita' (30 Km. orari) il corpo degli uomini sarebbe rimasto schiacciato contro i sedili dello stesso treno.

Oggi allarmi del genere farebbero sorridere, come faranno sorridere (si spera) fra qualche decennio gli allarmi di oggi sulle energie in gioco di questo esperimento insufficienti a creare un mini Buco Nero.

Ma se cosi non fosse?

Se il Buco Nero venisse generato realmente?

Intanto sgombriamo subito ogni dubbio sulla definizione "Mini" o "Maxi" Buco Nero.

Un Buco Nero e' un Buco Nero e basta!!!

Aggettivi riduttivi se un tempo furono introdotti per descriverne alcuni il cui "orizzonte degli eventi" era confinato entro pochi chilometri o pochi metri dal suo centro, non hanno assolutamente un gran significato in quanto un buco nero, anche microscopico, a lungo periodo tendera' ad ingoiare tutta la materia (e la luce) circostante divenendo via via sempre piu' massiccio e sempre piu' MAXI e la cui sorte finale sara' quella di ingoiare tutta la materia presente nell'Universo, compresi altri Buchi Neri che si saranno formati in altre regioni del Cosmo per arrivare a un finale Big Crunch che e' esattamente l'inverso del Big Bang iniziale che lo ha generato.
Questo scenario non e' molto diverso dall'altro che prevede una seconda teoria con un Universo indefinitamente in Espansione dove comunque alla fine resteranno confinati in regioni lontanissime fra loro tanti Buchi Neri quanti se ne saranno formati nel frattempo o per il collasso delle stelle e delle galassie o per esperimenti condotti da "creature intelligenti".

La decisione a scrivere queste considerazioni mi sono state indotte da una domanda quasi scherzosa che mi e' stata posta quando appunto abbiamo parlato di questo esperimento.

"Non ti sembra strano che nonostante le nostre ricerche, e quelle di milioni di altri volontari nel mondo, dopo un decennio abbondante non abbiano ancora rivelato nulla su SETI?"

SETI@HOME e' una ricerca promossa dalla Berkeley University per individuare fra le registrazioni radio provenienti dallo spazio la presenza di "sequenze" intelliggibili o quanto meno delle sequenze che non siano "casuali" come finora sembra trattarsi appunto.

Questo sta ad indicare che da nessuna regione dell'universo fra quelle esplorate fino ad oggi proviene alcun segnale radio "intelligente" ovvero prodotto da creature intelligenti.

Si puo' obiettare che qualora le trasmissioni fossero appena crittografate "la casualita'" sarebbe mescolata e camuffata con il "rumore di fondo", pero' intanto e' strano appunto il fatto che stando a una conclusione immediata sembrerebbe che nessun essere intelligente si sia evoluto oltre noi fino ad arrivare al nostro livello tecnologico.

Subito dopo la prima battuta il mio interlocutore concluse:

"E se fosse proprio il nostro l'estremo ed ultimo livello evolutivo? Ovvero, con un esperimento essere "proiettati" in un altro universo parallelo per sparire definitivamente da questo?"

Se fra 1 o cento milioni di anni in una regione della nostra o di un'altra galassia emergesse una specie intelligente che si mettesse alla ricerca di eventuali tracce di altre creaure intelligenti, cosa vedrebbe di noi?

Nulla!!!

Assolutamente nulla, al massimo un mini Buco Nero che continuerebbe la sua "evoluzione" lenta e inesorabile fino alla fine del suo tempo.

Leggi l'articolo su:

Il Sole 24 Ore


giovedì 28 agosto 2008

Riprendiamo le pubblicazioni

Dopo un periodo di assenza dovuta a cause di forza maggiore riprendiamo a pubblicare i risultati delle nostre ricerche in modo da mettere un po' d'ordine all'intera materia:

Anno Domine 1724

6 Aprile 1724


Palermo: Atto Generale di Fede del 6 Aprile 1724.
Don Antonino Mongitore - Canonico della Cattedrale Metropolitana Chiesa di Palermo.
Consultore e Qualificatore del Santo Uffizio.



Su LiberLiber si puo' trovare l'opera completa del Mongitore; noi stralciamo solo alcuni passi che riteniamo utili e notevoli per il nostro scopo. In caso di scomparsa del testo per qualsiasi motivo scrivere a giordanobruno@eretici.org per ottenerne gratuitamente una copia completa su file.



CAPITOLO DECIMOTERZO.
Compendioso Ragguaglio de' Rei riconciliati, loro delitti, e pene.

PENITENZIATA SENZA ABIURAZIONE.

1.Suor Pietra Maria di Gesù Pinzochera de' Riformati di S. Francesco, nel secolo chiamata Giovanna Selvaggio, nativa della Terra di Chiaramonte, della Diocesi di Siracusa, di anni 31. Per testimonianza falsa, e maliziosamente varia in materia grave di Fede: avendo falsamente accusato di sollecitazione(1) un Confessore, fu condennata a stare racchiusa per due anni nelle carceri del S. Tribunale; e dapoi a tre anni di esilio da Chiaramonte, Palermo e Corte di Sua Cesarea Cattolica Maestà.

PENITENTI, CHE ABIURARONO DE LEVI(2).

2.Antonino Casale Nativo di Mascali, e abitatore della Città di Jaci Reale, Diocesi di Catania, di anni 36. Bordonaro, Bestemmiatore ereticale, abjurò de levi. Uscì nel pubblico spettacolo con mordacchia in bocca: fu condennato alla pubblica vergogna per la Città di Palermo, senza sferzate: ed esiliato per un anno da Mascali, Ciarri, Palermo, e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

3.Antonino Gorgone, altrimente Galluzzo, nativo della Terra di Bronte, Diocesi di Monreale, di anni 52, uomo di campagna, Bestemmiatore ereticale, abjurò de levi e fu assoluto ad cautelam. Uscì egli nel pubblico spettacolo con mordacchia in bocca. Fu condennato alla vergogna per le pubbliche strade della Città senza sferzate, e all'esilio per tre anni da Bronte, Palermo, e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

4.Anello di Martino nativo della Città di Napoli, ed abitator di Palermo, di anni 44, Calzolajo, Bestemmiatore ereticale, e reo di sacrilega frattura di sacre Immagini, abjurò de levi. Fu assoluto ad cautelam, e condennato a girar con vergogna per le pubbliche strade della Città, senza sferzate; e poi al remo per tre anni(3) sulle regie Galee senza soldo, e in fine esiliato per tre anni da Palermo, e Corte di Sua Cattolica Cesarea Maestà.

5.D. Giovanni Pilo Chierico insignito de' quattro Ordini Minori, di anni 22, nativo della Città di Caltagirone, Diocesi di Siracusa, per essere stato Sortilego, e bestemmiatore ereticale, abjurò de levi: fu assoluto ad cautelam, e condennato a stare racchiuso per tre anni in un Convento, da scegliersi ad arbitrio del S. Tribunale, e poi all'esilio per due anni da Caltagirone, Palermo, e Corte di Sua Cattolica Cesarea Maestà.

6.Giuseppe Guzzanca, nativo della Terra della Giojosa, Diocesi di Patti, abitator di Palermo, di anni 26, Cuoco. Per essere stato Poligamo, abjurò de levi. Fu condennato a girar con vergogna per le pubbliche strade della Città di Palermo senza sferzate; e all'esilio per tre anni dalla Giojosa, Piraino, Palermo, e Corte di Sua Cattolica Cesarea Maestà, 20 miglia lontano da detti luoghi.

7.Ignazio Guelli, nativo della Licata, Diocesi di Girgenti, e abitatore di Palermo, di anni 22, Paggio, anch'egli Poligamo, abjurò de levi. Fu condennato ad uscir alla vergogna per le strade pubbliche della Città senza sferzate, e al remo sopra le Galee per tre anni.

8.Agatino Fauciglia, nativo della Città di Nicosia, Diocesi di Catania, ed abitatore di Palermo, di anni 24, Rappezzatore di scarpe. Pur egli per essere stato Poligamo, abjurò de levi. Ebbe la pena di uscire alla vergogna per le pubbliche strade con isferzate, e di remar sopra le Galee per tre anni.

9.Antonino Gervasi, nativo della Terra di Vittoria, Diocesi di Siracusa, ed abitatore della Città di Trapani, uomo di Campagna, di anni 45, perchè Poligamo, abjurò de levi. Fu sottoposto alla pena di uscir alla vergogna per le pubbliche strade di Palermo con isferzate: e per tre anni al remo sulle Galee.

10.Alessandro Ingargiola, nato nella Terra di Carini, Diocesi di Mazzara, di anni 47, uomo di Campagna, dichiarato Poligamo, abjurò de levi, e fu condennato alla vergogna per le pubbliche strade, e al remo sulle Galee per tre anni.

11.Giuseppe Perricone, nativo della Terra di Leonforte, Diocesi di Catania, e abitatore della Sala di Partitico, Beccajo, di anni 48, convinto di Poligamia, abjurò de levi. Fu condennato alla pena della pubblica frusta, e al remo per cinque anni sulle Galee.

12.D. Giulio Maurici, nato nella Terra di Palma, Diocesi di Girgenti, abitatore di Palermo, di anni 35. Fu egli Poligamo Similitudinario, per lo delitto di aver contratto matrimonio essendo insignito dell'ordine sacro del Diaconato, abjurò de levi, e fu condennato per anni cinque a stare racchiuso nelle carceri della Penitenza, o in altro luogo ad arbitrio del Santo Tribunale: e dapoi, all'esilio di anni due da Palermo, Palma, e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

13.Vincenzo Jaci, altrimente detto Piedi di Castro, nativo di Daidone, Diocesi di Catania, e abitatore della Città di Piazza, di anni 48, per essere stato Sortilego ereticale, abjurò de levi. Fu condennato all'esilio per tre anni da Piazza, Palermo e Corte di Sua Maestà Cattolica Cesarea.

14.Anna Curcia, altrimente Sarna, nativa della Città di Palermo, di anni 39, come Sortilega abjurò de levi, e fu condennata a vivere racchiusa nelle Carceri del Tribunale per un anno. 15.Giovanna Crescenti, nata nella Città di Marsala, Diocesi di Mazzara, abitatrice di Castelvetrano, di anni 25, anch'ella Sortilega, abjurò de levi, e fu condennata a stare racchiusa per un anno nelle Carceri del Tribunale.

16.Catarina Castiglione, nativa della Terra Reffaudale, Diocesi di Girgenti, d'anni 38, per essere stata Sortilega, e Fattucchiera, abjurò de levi, e fu sottoposta alla pena dell'esilio per un anno dalle Terre di Reffaudale, e Joppolo, e dalla città di Palermo, come pure dalla Corte della Cattolica Cesarea Maestà.

17.Catarina la Fenestra, nata nella Città di Marsala, Diocesi di Mazzara, e abitatrice di Palermo, di anni 35, anch'ella Sortilega, e Fattucchiera, abjurò de levi. Fu condennata alla pubblica frusta, e a restar carcerata per cinque anni nelle Carceri del S. Uffizio.

18.Fra Giuseppe Minneci, Romito, chiamato nel Secolo Pietro Minneci, nativo della Terra di Petralia, Diocesi di Messina, di anni 35, per Sortilegj, e proposizioni ereticali; come ancora per conservare polize superstiziose, abjurò de levi. Ebbe la pena di servire in uno Spedale, o altro luogo ad arbitrio del Tribunale, per tre anni.

19.Fra Lorenzo di S. Pietro di Patti, Diocesi della Città di Patti, Laico degli Osservanti di S. Francesco, nel Secolo chiamato Girolamo Calcerano, di anni 35, per comunicazione familiare col Demonio, Sortilegj qualificati, e per valersi di scongiuri superstiziosi, abjurò de levi. Fu assoluto ad cautelam, e condennato a stare racchiuso in un Convento del suo Ordine per cinque anni ad arbitrio del Tribunale: con che il Superiore del Convento dovesse designare un soggetto de' più qualificati per doverlo coltivare nella vita Spirituale: e il suddetto Superiore fosse obbligato per ogni sei mesi dar conto al Tribunale de' suoi costumi, e miglioramento di essi.

20.Vincenzia Cinquemani, nativa della Terra di Canicattì, Diocesi di Girgenti, di anno 60, come Sortilega, e Fattucchiera abjurò de levi. Fu gastigata colla pubblica vergogna per le strade di Palermo senza sferzate in riguardo alla sua età, e colla carcerazione per cinque anni nelle Carceri del S. Uffizio.

21.Anna Lauretta, altrimente chiamata la Indovina, nativa della Città di Modica, Diocesi di Siracusa, di anni 36, per essere stata Sortilega ereticale, e Fattucchiera, abjurò de levi. Fu condennata ad uscir per le pubbliche strade con isferzate, e a restar racchiusa per cinque anni nelle Carceri del Tribunale.

22.Maria Tamburello, nativa della Città di Marsala, Diocesi di Mazzara, di anni 35, per Sortilegj qualificati con effetti seguiti, e perchè Fattucchiera, abjurò de levi. Ebbe la pena della pubblica vergogna per le strade con isferzate, e poi a restar racchiusa nelle Carceri del Tribunale per cinque anni.

23.Agatuzza Romeo, nativa della Terra della Pagliara, Diocesi di Messina, di anni 50, convinta per Sortilega ereticale, e per Fattucchiera, abjurò de levi. Fu assoluta ad cautelam,condennata alla pubblica frusta, e dapoi a starsi racchiusa nelle Carceri del Tribunale per cinque anni.

24.Rosa la Barbera, nativa della Terra di Partinico, Diocesi di Mazzara, e abitatrice di Leonforte, di anni 33, Sortilega ereticale, e Fattucchiera, abjurò de levi. Fu assoluta ad cautelam, e fu condennata alla frusta per le pubbliche strade con ducento sferzate; e poi ad esser racchiusa nelle Carceri del Tribunale per sette anni, due de' quali si riserbarono ad arbitrio dello stesso Tribunale.

25.Paolo Vavaro, nativo della Sala di Paruta, Diocesi di Mazzara, di anni 66, per Sortilegi, e Superstizioni, fu penitenziato, ed abjurò de levi nell'Atto particolare di Fede celebrato addì 11 Settembre del 1721, ma perchè ricadde negli stessi delitti, e per aver celebrato Messa, senza essere Sacerdote, di nuovo abjurò de levi, e fu condennato alla pubblica vergogna per le strade della Città, colla giunta di sferzate, e a perpetua carcere nelle Carceri del Sant'Uffizio, o in altra parte ad arbitrio del Tribunale.

26.D. Giuseppe San Marco, altrimente nominato Donato, nativo della Terra di Militello Valdemone, Diocesi di Messina, di anni 33, per aver celebrato molte volte Messa, e messosi ad udir le altrui confessioni senza essere sacerdote: e inoltre per aver più volte fuggito dalle Carceri del Tribunale, abjurò de levi, e fu condennato al remo sulle Galee per anni dieci.

RILASCIATI IN PERSONA AL BRACCIO SECOLARE.

27.Suor Geltruda Maria Cordovana, Terziaria dell'Ordine di S. Benedetto, nel Secolo chiamata Filippa Cordovana, nativa di Caltanissetta, Diocesi di Girgenti, di età di anni 57, Eretica formale, Molinista, e Quietista, perchè ostinata nelle sue enormità, ed errori, fu rilasciata al Braccio Secolare, e condennata al fuoco.

28.Fra Romualdo di S. Agostino, Laico dell'Ordine degli Agostiniani Scalzi, nel Secolo chiamato Ignazio Barberi, nativo pur di Caltanissetta, Diocesi di Girgenti, di età di anni 58, Eretico formale, Molinista, Relasso, e Settario di molte eresie; perchè impenitente, e pertinace ne' suoi errori, fu anch'egli rilasciato al Braccio Secolare, e condennato alla meritata pena del fuoco.

Ma di questi due ultimi ci conviene dare più distinto ragguaglio nel seguente Capitolo; per conoscere al vivo la pietà del S. Tribunale, e la rettitudine della sua severa giustizia; e insieme in qual baratro può precipitarsi l'umana malizia: motivo ben efficace per adorare, e conoscere insieme quanto sian formidabili i divini giudizj.

CAPITOLO DECIMOQUARTO.
Ristretto de' delitti de' due Rei pertinaci, e diligenze praticate dal S. Tribunale per convertirli.

Le gravissime enormità, nelle quali cadde Suor Geltruda Maria Cordovana, diedero l'impulso a varie persone di portarne le dovute denunzie al S. Uffizio: onde a 27 Giugno del 1699, fu carcerata dal S. Tribunale, sottoposte a sottilissima esamina le accuse, fu ritrovata Superba, Scandalosa, Ippocrita, Temeraria, e Vanagloriosa: e macchiata di molti delitti contro la Santa Fede, fu conosciuta ingannata, Molinista e Quietista(4).
Si vanagloriava che il suo spirito si fosse avanzato ad un altissimo grado di perfezione, e a cinque Unioni con Dio, da lei chiamate, la prima Unione di Matrimonio: la seconda di Cognizione della SS. Trinità: la terza di Matrimonio col Corpo di Cristo: la quarta di Matrimonio colla Croce di Cristo: e la quinta col Crocifisso Glorioso in Cielo. Indi dicea, essere stata sublimata ad altra Unione di Trasformazione, immaginando inalzata l'anima sua con più perfetta cognizione, e grazia ad un grado senza comparazione maggiore, a tal segno, che se prima in tutto e per tutto operava in modo passivo, con questa nuova trasformazione non l'era restata cosa alcuna di tal operazione: onde se parlava, camminava, guardava, e facea qualsivoglia altro esercizio, vedea non esser più ella, ma che Iddio in Lei operava. Quindi mentre camminava le pareva andare agilissima.
In una conferenza fatta con altra Pinzochera, disse, che amendue eran perfette, con questo divario, che v'ha fra due vasi d'acqua, un de' quali sia sol pieno per sè, e tale essere la Terziaria, cui ragionava; e l'altro talmente soprapieno, che versi l'acqua al di fuori, come era essa, che diffondea ad altrui benefizio.
Si vantava avere ottenuta grazia, che quante volte ella guardava, chi da lei fosse guardato, con gli occhi suoi, come da due saette restasse ferito; e vaticinava, doversi dare a vita spirituale, quando a Dio piacesse: e che nel rimirare uno, egli sentì schiantarsi il cuore dal petto, risoluto di consagrarsi a Dio.
Disse talvolta, trovarsi nella notte oscura de' sensi. Altra volta, che era già nello stato de' godimenti e sponsalizio spirituale; che era arrivata all'Orazione di pura Fede, e indifferenza.
Ad una Terziaria, cui era stato vietato dal Confessore il comunicarsi, spacciandosi per Maestra di Spirito, più che ogni Direttore illuminata, le comandò, che si comunicasse, con dirle: Va, comunicati: che sà il tuo Confessore?
Per alcun tempo si comunicò con due particole, stimandosi dotata di più perfezione, e degli altri più meritevole. Più volte proruppe in manifesto disprezzo de' Confessori, delle Prediche, degli Esercizi spirituali, e del SS. Rosario di Maria Vergine: ed ebbe a sdegno il sentir nominare Gesù Bambino.
Permise esserle tagliati alcuni de' suoi capelli, che cusciti in una borsetta con reliquie di Santi, diede al Confessore per portarli in dosso, affine, che fossero antidoto contro le tentazioni: e in virtù di essi restasse libero da' stimoli impuri del senso.
Diceva l'indegna, che la SS. Vergine le avea rivelato, che gli atti impuri praticati col Confessore, non solo non erano illeciti, nè peccaminosi, ma che accrescevan la purità. Non tollera la modestia, che si spieghino dalla penna le molte laidezze, ed enormità contro il decoro dell'onestà, secondo le pestilenti massime dell'empio Michele Molinos, anche sagrilegamente praticate ne' luoghi più santi: stimando l'ingannata, essere di mirabile accrescimento alla purità(5).
Si vantava in fine scioccamente, che fosse arrivata a stato d'impeccabilità, nello stesso tempo, che non avea orrore di aggravar la coscienza con nuove, e più enormi colpe, e sagrilegi.
Di questi, ed altri delitti accusata, stando avanti i Signori Inquisitori, niegò prima il tutto, spacciandosi innocente. In altre udienze poi, una e due volte confessò vere le sue enormità, alcune delle quali inorpellò con varie scuse, e sol niegò alcune circostanze. Ma in altra udienza appresso, niegò quanto aveva confessato,(6) e andò in furia, fingendosi pazza. Ricorrendo il Santo Tribunale agli atti della Cristiana carità, replicò più e più volte amorevoli ammonizioni, e applicò l'opera di diversi Religiosi, e Teologi, di singolar dottrina, e spirito, affine di cavarla dal profondo della sua ostinazione, e ridurla a penitenza. Sudaron essi molto tempo, ma senza profitto, aggiungendo ella a' narrati errori varie altre sciocchezze; poichè dicea sé esser più pura della SS. Vergine: unita perfettamente a Gesù Cristo: che sentivasi nel cuore l'assistenza della SS. Trinità: che era impeccabile, e perciò non potea confessarsi: che gl'Inquisitori eran Ministri del Demonio, e che la perseguitavano innocente.
Conchiuso il suo processo, il S. Tribunale col consiglio de' suoi Consultori venne alla diffinitiva sentenza a' 6 Febbraio del 1703, e con tutta pietà, e piacevolezza obbligò la Rea a comparire in forma di penitente nella Camera del Sant'Uffizio alla presenza de' Signori Inquisitori, e Ministri del Secreto, ma a porte chiuse(7). Stabilì con somma benignità, che in questa forma si leggesse il suo processo: abjurasse ella i suoi errori, e gravemente ripresa, e ammonita, fosse assoluta ad cautelam; e consegnata poi a persona dotta, e prudente, da lui fosse istruita, e guidata nella vita cristiana; lasciando al suo arbitrio le penitenze salutevoli, che dovesse imporle. Ma la Rea, ritrovandosi alla presenza degli Inquisitori, montò in tanta furia, che bisognò ritenerla ben forte, e metterle una mordacchia, per non parlare a sproposito: e nientedimeno, dibattendosi con disperato furore, bisognò interrompersi quell'atto, e restituirsi alla carcere.
Ad un Religioso, applicato dal Tribunale per esortarla a ravvedersi, promise voler fare l'abjurazione de' suoi errori, ed abbracciar la penitenza, che le si offeriva: ma nell'atto di volerla eseguire, ritornò a' suoi propositi, e alle sue furie; manifestandosi tanto più impenitente, e temeraria, quanto più soprabbondava la pietà del Tribunale in tollerarla in profitto dell'anima sua.
Altri Religiosi di approvato spirito per lungo tempo sudarono, per ordine del S. Tribunale, per farla ravvedere, e conseguirne il pentimento. Le si posero avanti agli occhi il pericolo dell'anima: se le minacciò il rigor delle Leggi, che disponevano abbandonarsi, come impenitente, e incorreggibile, al Braccio Secolare, per ricevere il meritato gastigo: ma Ella o ammutoliva, o si allontanava, per non udire esortazioni, e ragioni: non volea recitare orazione alcuna, che se le dicesse, anzi nè meno udirla: nè volea mostrar segno alcuno di cristiana.
Ancorchè si praticassero in appresso dal S. Tribunale altri atti di sopraffina carità, per acquistare una volta il suo pentimento e le fossero concedute molte udienze: tutto per lei fu inutile. Altro alle paterne ammonizioni non rispondea, che volea andarsene libera a casa sua, poichè niente vi era di vero nel suo processo: e inviperita con atti superbi, e irriverenti, facea violenza per partire; manifestando sempre diabolica ostinazione.
Mostrando furie da pazza, volle accertarsi il Tribunale se fosse di sana mente, onde applicò varj Medici per osservare lo stato di sua salute: e da essi messa a diligente esamina per molto tempo, attestarono più volte con giuramento, essere in istato di piena salute.
Dopo una lunga tolleranza a' 23 Settembre del 1705 si venne alla diffinitiva sentenza, che essendo eretica formale, impenitente e incorreggibile, dovesse rilasciarsi al Braccio della Corte Secolare. Fu approvata la sentenza dal supremo Consiglio della S. Inquisizione di Spagna a' 26 Novembre 1705. Nulladimeno con singolar pazienza tollerata parecchi anni, adoperò il Tribunale altri nuovi, ed efficacissimi mezzi per invitarla a penitenza; ma senza frutto.
Finalmente mandato puntuale ragguaglio della sua causa, processi, e sentenza all'Ill. e Rev. Monsig. Vescovo de Alvarrazin, Inquisitore Generale di Spagna, residente nella Cesarea Corte di Vienna, con dispaccio de' 29 Ottobre 1720, fu da lui approvata la sentenza, e comandò, che si eseguisse, colla celebrazione d'un Atto Generale di Fede, che è quello, che si fece, e in questa relazione si descrive.
Non furono meno enormi gli errori di Fr. Romualdo di S. Agostino, siccome non fu inferiore e la sua pertinacia, e la pietà seco esercitata dal Santo Tribunale. Egli nell'anno 1699 preso, e racchiuso nelle Carceri Secrete del Sant'Uffizio, fu riconosciuto e convinto per Quietista, Molinista, Reo di molti delitti, ed Eretico formale. Nulladimeno mostrando pentimento, apparve coll'abitino giallo nel pubblico spettacolo celebrato a' 4 di Giugno, del 1703 nella Chiesa di S. Domenico di Palermo, ed abjurò de vehementi. Giurò allora di ubbidire a quanto avea detto nell'abjurazione, e di eseguire la pena impostagli, che fu, di stare racchiuso per tre anni in un Convento della sua Religione: che occupasse l'ultimo luogo fra' Laici in tutte le funzioni: e nel detto tempo fosse dato in cura ad un Padre spirituale dotto, e prudente; rimettendo il S. Tribunale al suo arbitrio l'imporgli le penitenze salutari, che stimasse profittevoli all'anima sua.
Dopo questa abjurazione, fu mandato in apparenza di pentito al suo Convento di S. Niccolò Tolentino, ove da' Sig. Inquisitori gli fu assegnato Confessore particolare, che volendolo più volte disporre alla Confessione, non potè mai ottenerne il piegarsi a farla; vomitando infinite, ed enormi sciocchezze. Dicea, che quanto avea confessato nel Sant'Uffizio l'avea detto, perchè così gli avean fatto dire: ma che Egli non era macchiato da colpa alcuna, ed era più puro dell'Immaculata Concezione: che non avea avuto volontà di giurare nell'abjurazione: che era stato condannato innocente, e che volea ricorrere al Papa. Fu ammonito più volte dal Confessore, a raffrenar la lingua, e a riconoscere i suoi errori; ma senza giovamento: onde portata la notizia della sua ricaduta al Tribunale, egli coll'esercizio della sua costumata carità, mandollo nel Convento di S. Gregorio, luogo di Noviziato del suo Ordine, ove gli furono assegnati Religiosi, dotati non men di dottrina, che di spirito, per ridurlo a penitenza; ma senza frutto. Quindi fu trasferito nel Convento di S. Domenico de' Padri Predicatori, e nell'altro de' Carmelitani Scalzi, ove esortato con tutta efficacia da' Religiosi d'amendue questi Conventi, si mostrò sempre ostinato: e in tutto questo tempo aggiunse alle passate, nuove eresie, e delitti. Sicchè conosciuto incorreggibile, nel 1706 fu ritornato alle carceri del Sant'Uffizio. Anderebbe in lungo questo ragguaglio, se si avesse a far catalogo di tutti i suoi errori: i principali pubblicati nel suo processo, ed uditi con orrore, furono i seguenti.
Dicea avergli Dio rivelato, che gli erano stati perdonati i suoi peccati, e che non dovea più confessarsi: che sentivasi serena la coscienza: ed essere impeccabile per grazia, anche venialmente. Che il Demonio tal volta lo tentava di confessarsi, ma che egli non acconsentiva, perchè Dio non voleva, che si confessasse.
Asseriva, che se il Sacerdote, o altro battezzava in istato di peccato mortale, l'Infante non ricevea il Santo Battesimo: nè lo ricevea un Adulto, se trovavasi in peccato grave. Che il Confessore essendo in peccato mortale, non avea potestà d'assolvere. Che se l'Uomo, e la Donna si legavano in Matrimonio in peccato mortale, non erano veri sposi.
Niegava con gli Ebrei il Mistero dell'Incarnazione; onde nell'Ave Maria non volea in conto alcuno dire le parole Dominus tecum: nè S. Maria Mater Dei. Nel simbolo della Fede non voleva dire Jesum Christum Filium ejus: nè Crucifixus, mortuus et sepultus. Non potè mai esser persuaso a dire la Salve Regina: anzi avea in odio il Nome Santissimo di Maria Vergine. Dicea esser dieci i Comandamenti di Dio: e stimolato a dire quali fossero, aggiungea.
Primo:amare Dio: Secondo: Io son Profeta; e non passava avanti. Si vanagloriava scioccamente esser Profeta di Dio, Angelo, ed Arcangelo Michele: che era favorito da Dio con ratti, ed estasi, e che il Signore gli avea comunicato due belle dottrine, la prima di difender la menzogna: l'altra di verificar tutto, rispondendo ad ogni interrogazione: è della maniera, che è.
Con molte imprecazioni dileggiava lo stato di alcuni Ordini Regolari, e molti Religiosi: dicea non essere obbligato ad ubbidire a' suoi Superiori, perchè l'anima e il corpo eran di Dio. Avendo bastonato un Religioso suo Fratello, e dettogli, che era incorso nella scomunica, rispose, averglielo comandato Dio.
Affermava, che la Chiesa poteva errare in materia di Fede. Dicea avergli Dio rivelato, che sola Fides sufficit per salvarsi; esclamando quante volte volea alcuno disingannarlo: Fede Fede vi vuole, e non altro. Niegava il Demonio potersi trasfigurare in Angelo di Luce, e di Dio, e in apparenza di Maria Vergine.
Avea in odio il S. Tribunale, dicendo che il Santo Uffizio era un'inganno del Diavolo; e in particolare quel di Sicilia: e che non dovea chiamarsi Santo, secondo gli avea detto Iddio. Che F. Diego la Mattina, bruciato vivo in Palermo nel 1658 come eretico, era santo Martire: e lodava il Molinos, ed altri Eretici condennati dalla Santa Chiesa.
Si vantava esser più puro della SS. Vergine, quando che stavasi immerso con estrema dissolutezza in abominevoli enormità, e laidezze; essendo stato sporchissimo in materia di disonestà, e senza vestigio di rossore. Ma la modestia ci obbliga a tacere il particolare delle sue sozzure.
Le tante sciocche proposizioni, che profferiva parean vomitate dalla bocca d'un forsennato, onde si dubitò ragionevolmente, se egli fosse scemo di cervello. Quindi volendo camminare il S. Tribunale con vigilante prudenza, e sicurezza, applicò i Medici più periti della Città per esaminar lo stato di sua salute.
Fu da essi più volte con tutta esattezza osservato, per dare un maturo giudizio della sua sanità, e più volte fecero relazione, confirmata con giuramento, che fosse in ottima salute; e che fingesse pazzia per occultare la sua ostinazione, e la sciocchezza de' suoi ereticali errori.
Non lasciò la pietà del Tribunale in tutto il lungo corso degli anni, che stette rinchiuso nelle carceri del Sant'Uffizio, di applicare i mezzi più proprj per guadagnare la conversione del Reo; poichè destinò diversi Teologi, dotati di singolar virtù e dottrina, per disingannarlo, e con ferventi esortazioni ridurre il sedotto Romualdo alla vera Fede: ma non fu possibile di riportare da' lor sudori il frutto desiderato. Cadde sempre su dura pietra il seme de' loro discorsi; potendosi ben credere essere un di quelli accennati da Zaccaria(8) che noluerunt attendere, et averterunt scapulam recedentem, et aures suas aggravaverunt ne audirent, et cor suum posuerunt ut adamantem, ne audirent legem et verba, quae misit Dominus. Stimandosi disperato il ravvedimento, il S. Tribunale colla consulta de' suoi Consultori, e Qualificatori, venne alla diffinitiva sentenza a 3 Settembre del 1709 che essendo Eretico formale, Relasso, Impenitente, e ostinatissimo, dovea rimettersi al Braccio Secolare della Corte Capitaniale.
Fu mandata copia del suo Processo, e sentenza al Supremo Conseglio della S. Inquisizione di Spagna, che rispose a 11 Aprile, e 9 Maggio 1712, ordinando con abbondante ed eccessiva pietà, di farsi nuove diligenze spirituali, e giuridiche per ridurre il Reo a penitenza; e si fecero soprabbondantemente negli anni appresso, secondo gli avvisi di quel Tribunale: onde s'adoperarono tutti i possibili mezzi così spirituali, come temporali. Altri Religiosi accesi di santo zelo s'affaticarono per la sua conversione: ma si discoprì sempre più enorme la sua durezza.
Finalmente trasmessa distinta relazione de' suoi processi e sentenza all'Ill. e Rev. Inquisitor Generale il soprallodato Monsig. Vescovo de Alvarrazin residente in Vienna nella Corte dell'Augustissimo Monarca, egli a' 29 Ottobre del 1720 confermò la sentenza tanti anni prima fulminata, e ne comandò l'esecuzione, colla celebrazione d'un Atto Generale di Fede. Non lasciò nulladimeno la pietà singolare del S. Tribunale di proseguir nuove diligenze, per ottener la quanto disperata, altrettanto bramata salute di quest'anima. Nuovi Teologi dotati d'esemplare perfezione e profonda dottrina, si studiarono di rimetterlo in buon senno, e fecero l'ultime prove della loro carità: ma egli si mostrò vie più pertinace, ed impenitente: anzi con accrescimento di nuovi errori, vomitava nuove eresie, facendosi conoscere seguace di altri Eretici condannati dalla Santa Chiesa Cattolica Romana. Or ammutoliva alle ragioni, e preghiere, e dava in rabbiosi contorcimenti. Or l'infelice sedotto si spacciava per Angelo: or per un Dio. Profondato ne' precipizj di più abominevoli errori dicea che Dio avea già levato il Giudizio, Inferno, e Purgatorio. Che vi eran più di cento Dei, e che Egli procedebat ex ore Altissimi. Che si davan più Madri di Dio, che aveano avuto più figli, con altre simili stravaganze: tanto che fece altra volta dubitare, se la sua mente si trovasse lesa da qualche sorta di pazzia. Applicati per tanto dal S. Tribunale altra volta i Medici più accreditati all'esamina di sua salute, dopo mature, e diligenti osservazioni, attestaron con giuramento trovarsi in perfetto stato di salute; e che non fosse già pazzo, ma simulasse pazzia, per sostener la sua diabolica pertinacia. Quindi non restando al S. Tribunale di adoperare altre diligenze, sì in riguardo alla giustizia, sì anche a riflesso di pietà cristiana, venne all'esecuzione della sentenza, colla celebrazione dell'Atto pubblico di Fede.
Fu ella in vero di sommo spavento la perdizione di costui, e la diabolica durezza: e fu considerato da tutti, a qual precipizio, e irreparabil rovina può arrivare l'umana malizia. Avrebbe Egli dovuto apprendere massime di altissima perfezione, e di santa vita in quel rigoroso, ed esemplare istituto, che professava: e dalle virtù di tanti Religiosi che in esso han sempre fiorito ornati di consumata perfezione. Nulladimeno declinando da quei principj, che succiò da esso ne' primi anni della sua vita religiosa, diede in tali eccessi di enormità, che parvero opere più tosto, e sentimenti di pazzo, che di persona ragionevole: ma eran frutto d'un'ostinata malizia, che lo rese incapace d'ogni sentimento di pietà Cristiana. Lo stesso dee argomentarsi dell'altra Rea Suor Geltruda, i cui principj si raccontano dirizzati ad alta perfezione. Ma non debbon le cadute, ed enormità di costoro recarsi a colpa degli Ordini Religiosi, e santi, che professarono, come l'ignoranza di taluno potrebbe opponere. Il difetto d'un solo membro putrido non dee rifondersi a tutto intiero il corpo: nè per un frutto guasto dee condannarsi tutto l'albero. Così la colpa d'un Religioso, non dee ascriversi a tutto l'Ordine regolare, che professarono, come dottamente scrisse l'Angelico S. Tommaso(9): Non propter hoc infamandum est Religiosorum Collegium, si aliqui ex eorum numero gravia etiam peccata, committunt: alias simili modo et Apostolorum Collegium vituperabile fuit propter hoc quod dicitur: nonne duodecim vos elegi, et unus ex vobis diabolus est?

(Xamap)

Vito La Mantia, nel suo "Origini e vicende dell'Inquisizione in Sicilia" riporta in modo stringato i due rilasciati al braccio secolare nel modo seguente:

454a. Caltanissetta. Suor Geltrude Maria Cordovana, terziaria dell'Ordine di S. Benedetto, nel secolo chiamata Filippa Cordovana, naturale di Caltanissetta, diocesi di Girgenti, di eta' di anni 57, eretica formale, molinista e quietista impenitente ed ostinata, si rilasso' al braccio secolare. Fu bruciata viva in Palermo nel piano di S. Erasmo a 6 aprile 1724.

455. Caltanissetta. Fra Romualdo di S. Agostino, laico, dell'ordine di S. Agostino, discalzo, nel secolo chiamato Ignazio Barberi naturale di Caltanissetta, diocesi di Girgenti, di eta' di anni 58, eretico formale, molinista e quietista, relasso, e settario di molt'altre eresie, impenitente, e ostinato si rilasso' al braccio secolare. Fu bruciato vivo in Palermo nel piano di S. Erasmo a 6 aprile 1724.

Nella parte relativa alla descrizione del periodo del Regno di Carlo VI: 1720-1734, cita l'atto pubblico di fede del Mongitore e ne trascive quasi integralmente parecchi brani fra i quali il seguente:

"Più volte a voce gagliarda l'ingannato Reo disse a se stesso: F. Ramualdo sta forte. O che egli animasse se stesso a non vacillare, stretto alla gagliarda da' Padri assistenti: o che il Demonio per la sua bocca l'esortasse a perseverar pertinace nella sua perfidia. Non men ostinata Suor Geltruda, vedendosi stretta in maniera, che non avea che poter dire, rispondea convinta, ma senza rendersi. Io son donna, Voi siete Teologi: non posso mettermi a contender con Voi."
(Xvlmo)

130 anni dopo, nel 1854, nascera' in un piccolo comune della Val di Noto, Diocesi di Siracusa, un Ignazio Barberi, forse lontano parente di Fra Romualdo, che sara' un famoso Medico Chirurgo nonche' un Senatore del Regno D'Italia.
La targa che lo commemora e' una via a lui dedicata che esiste ancora oggi.