lunedì 28 febbraio 2011

Mandiamolo a sQuola

A proposito di scuola!
E' mai possibile che uno che arrivi a una così alta carica dello Stato non sappia esprimersi adeguatamente al punto che tutti i suoi sudditi/governati fraintendono sempre quello che dice?
Ci sarà pure una soluzione per levarcelo dai coglioni?

Niente aggressioni!
Niente statuette o cavalletti, veri o falsi che siano.
Niente violenza!
Nulla che vada contro i principi fondamentali della democrazia!

Ecco la Soluzione Finale:

RIMANDIAMOLO A SqUOLA!!!




(dal Corriere.it)

l'attacco del premier: insegnanti inculcano principi diversi da quelli delle famiglie

Bersani difende la scuola pubblica
Berlusconi: «Travisate le mie parole»

La Gelmini: il premier ha difeso la libertà di scelta.
Ma il leader Pd: «Non permetteremo che la distrugga»

l'attacco del premier: insegnanti inculcano principi diversi da quelli delle famiglie
Bersani difende la scuola pubblica
Berlusconi: «Travisate le mie parole»
La Gelmini: il premier ha difeso la libertà di scelta.
Ma il leader Pd: «Non permetteremo che la distrugga»
Bersani (Ansa)
Bersani (Ansa)
MILANO - «La Gelmini dovrebbe dimettersi». È durissima la risposta di Pier Luigi Bersani al governo dopo l'attacco di Berlusconi contro la scuola pubblica («gli insegnanti inculcano principi diversi da quelli delle famiglie»). Per la cronaca Berlusconi ha detto di essere stato frainteso. «Se la Gelmini fosse un vero ministro, invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dovrebbe dimettersi» scandisce il segretario del Pd. Dal canto suo il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini ha lanciato su Twitter la proposta di una grande manifestazione: «Tutti di nuovo in piazza, come le donne il 13 febbraio, senza simboli e bandiere, a difendere la scuola pubblica dagli insulti di Berlusconi».
BERLUSCONI: «FRAINTESO DALLA SINISTRA, COME SEMPRE» - «Come al solito, anche le parole che ho pronunciato sulla scuola pubblica sono state travisate e rovesciate da una sinistra alla ricerca, pressoché ogni giorno e su ogni questione possibile, di polemiche infondate, strumentali e pretestuose» ha affermato Silvio Berlusconi in una nota diffusa da Palazzo Chigi: «Desidero perciò chiarire nuovamente, senza possibilità di essere frainteso, la mia posizione sulla scuola». «Il mio governo - aggiunge - ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell'Università, proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell'educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati. Questo non significa - sottolinea - non poter ricordare e denunciare l'influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all'educazione dei figli».
GELMINI - Della questione ha parlato anche la stessa Gelmini: «Il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica è figlio dell'erronea contrapposizione tra scuola statale e scuola paritaria. Per noi, e secondo quanto afferma la Costituzione italiana, la scuola può essere sia statale sia paritaria. In entrambi i casi è un'istituzione pubblica, cioè al servizio dei cittadini». Silvio Berlusconi, ha aggiunto il ministro dell'Istruzione, ha solo difeso la libertà di scelta educativa delle famiglie. Ma Bersani insiste: «La scuola pubblica è nel cuore degli italiani. Con richiami di sapore antico, Berlusconi se la prende con comunisti e gay, insultando così l'intelligenza e la coscienza civile del Paese. All'elenco, stavolta ha aggiunto gli insegnanti della scuola pubblica. Uno schiaffo inaccettabile a chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili dal governo. La scuola pubblica è il luogo in cui l'Italia costruirà il suo futuro. Non permetteremo che Berlusconi la distrugga».
BOCCHINO - Anche Futuro e Libertà, per voce del vice presidente Italo Bocchino, prende posizione contro le parole di Berlusconi. «Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale immersa culturalmente nell'Italia di Giovanni Gentile screditare così il grande patrimonio educativo, istruttivo e culturale rappresentato dalla nostra scuola? Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale mortificare così il popolo di insegnanti sottopagati che ogni giorno forma i nostri figli? Il vero centrodestra, quello di Fini e di Fli, sta dalla parte della scuola pubblica, così come prevede la Costituzione, senza nulla togliere alla scuola privata, che in parte svolge una funzione molto positiva - scrive sul sito di Generazione Italia -. In Italia esistono tre tipi di scuole private: quella cattolica va sostenuta e rispettata per quanto di buono fa, poi c'è la scuola privata che funge da diplomificio a pagamento e che andrebbe chiusa e, infine, la scuola privata per i figli dei ricchi, utile a farli diventare di norma ignoranti, ma poliglotti».
VENDOLA - Per Nichi Vendola il Paese deve investire nella scuola «perché è il cuore della crescita economica». Il leader del Sel si rivolge al premier: «Capisco che lei sente inimicizia verso la scuola pubblica perché è stata la crisi della scuola pubblica nel quindicennio delle sue televisioni a creare un'egemonia culturale che serve a questa classe dirigente ad avere una generazione narcotizzata dal trash e dalla pornografia». Duro infine il commento dell'Italia dei Valori: «Che nel programma di Berlusconi ci fosse lo smantellamento della scuola pubblica e un sistema scolastico strutturato sulle scuole per ricchi era cosa tristemente nota - afferma il capogruppo al Senato Felice Belisario -. Le sue parole, indegne di un capo di governo, offendono le decine di migliaia di insegnanti che ogni giorno, lavorando in condizioni spesso difficilissime, hanno contribuito e contribuiscono a fare dell'Italia un Paese migliore. Smantellare la scuola pubblica significa uccidere il futuro del Paese».

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