Feste democratiche nel mirino di Beppe Grillo. Che dal suo blog rilancia le accuse già arrivate dal quotidiano Liberosecondo cui il partito nelle sue feste eluderebbe il fisco non emettendo gli scontrini. Le cose, replica il Pd, non stanno così. Perché le feste rispondono alle normative che regolano la disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Dunque, sottolinea Lino Paganelli responsabile delle feste, fanno riferimento a forze politiche e alla raccolta fondi. Inoltre, «i partiti in quanto associazioni non riconosciute - come i normali cittadini - si comportano come il consumatore finale e pagano l'Iva nel momento in cui acquistano qualcosa. Perciò non la eludono».

Quanto al processo di trasformazione del prodotto, come la ristorazione «l'utile serve a mantenere i costi della struttura della festa. E questa è una forma di finanziamento dei circoli». Il partito, precisa Paganelli, non ha proprio nulla da nascondere. Tanto che sul sito della festa democratica pubblica tutte le regole rivolte agli organizzatori, con tanto di riferimenti legislativi. I democratici si dicono ancora più sorpresi dalla polemica rilanciata dal Movimento 5 Stelle in un momento nel quale si continua a parlare di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. «Le feste - dice Paganelli - sono un modo per farlo».
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