martedì 6 maggio 2014

Renzo Rosso, ovvero l'imprenditoria seria in Italia.

Un solo rammarico: è gente così che dovrebbe "scendere" in politica a rappresentarci nelle istituzioni!


Rosso: io tra i 10 super ricchi italiani? Perché pago le tasse


«Gli imprenditori creano lavoro: senza di loro, probabilmente non ci sarebbero nemmeno i 500 mila operai del Rapporto del Censis»


di Giuliana Ferraino


Renzo Rosso, patron di Diesel




























Renzo Rosso, 59, imprenditore veneto della moda con il suo gruppo OTB (Only the Brave), che include i marchi Diesel, Martin Margiela, Marni e Viktor & Rolf, è uno dei 10 super ricchi italiani che hanno un patrimonio (immobili esclusi) di 75 miliardi complessivi, quanto quello che si spartiscono 500 mila famiglie di operai, segnala il Censis.
Come reagisce a questi numeri?
«Prima di tutto io sono l’ultimo in classifica, e vicino a me ce ne sono tanti altri. Ma la verità è un’altra: prima di me ci sono almeno altre cento persone, ben più ricche, che però non dichiarano il loro patrimonio al fisco, perché nascondono le loro attività in paradisi fiscali o perché trovano altri modi per evadere le tasse, e quindi restano invisibili. Queste classifiche andrebbero fatte in modo diverso».
Ad esempio? 
«Perché non facciamo la classifica di chi paga più tasse in Italia? Io nasco culturalmente e professionalmente in America, lì chi paga più imposte è più importante, in Italia invece è considerato un pirla. E poi...».
Che cosa?
«Ci sono tante imprese in Italia dove i manager guadagnano il doppio o il triplo di quanto percepiscono i nostri manager, e aziende (pubbliche e semipubbliche) dove i manager ricevono premi da capogiro, anche se i conti vanno male. Ma esistono anche imprese private che non pagano le tasse, perché sono in perdita, però poi pagano bonus milionari ai manager».
Faccia i nomi. 
«I nomi? Per carità, sono personaggi rispettabili che portiamo in palmo di mano, invece dovrebbero andare in galera. Guardi, se non ci fosse quella lista dei 10 super ricchi, imprenditori che creano ricchezza e danno lavoro, probabilmente non ci sarebbero nemmeno i 500 mila operai. Semmai la lista dovrebbe essere molto più lunga, se ci fossero tante persone come me, forse questo Paese funzionerebbe meglio».
Che cosa fa Renzo Rosso per far funzionare meglio il Paese?
«Penso di rappresentare un bellissimo modello di imprenditoria, perché lavoriamo con margini giusti e diamo molto alle persone che lavorano con noi. Nel nostro quartier generale, dove impieghiamo oltre un migliaio di dipendenti, ci sono l’asilo, il campo da calcio, la palestra, il bar, il ristorante, il centro estetico, il car sharing. Inoltre abbiamo creato il «progetto cash»: ai piccoli artigiani (ricamatori confezionisti, stirerie, lavanderie) che lavorano per noi e non vengono nemmeno presi in considerazione quando chiedono un prestito in banca oppure viene chiesto loro un tasso di interesse insostenibile, offriamo la possibilità di finanziarsi a un tasso agevolato del 2%, in collaborazione con Bnl. Certo: devono ricevere un nostro “rating” interno, che riflette la qualità del loro lavoro, almeno 7. Oggi 170 micro imprese artigianali hanno accesso a questo credito agevolato, e grazie a questo sistema abbiamo una rete fantastica di collaboratori. E poi c’è l’impegno sociale: oltre al sostegno alle opere pubbliche, come i Ponte di Rialto, grazie a noi a Bassano del Grappa c’è il wi-fi gratis per tutti. Inoltre abbiamo finanziato 28 posti di lavoro socialmente utili in città. Ancora: personalmente, non con la mia azienda, ho messo a disposizione 5 milioni per sostenere un progetto di microcredito per aiutare le popolazione emiliane colpite dal terremoto. Ecco: penso di rappresentare un vero modello, dove si lavora in un certo modo, si produce ricchezza, ci sono i benefit e anche l’impegno sociale».
E qual è il modello di Renzo Rosso?
«Papa Francesco, un Papa rivoluzionario, perché parla con il cuore alla gente: il suo ritorno ai valori veri sta rivoluzionando la Chiesa, e e cambierà il mondo».

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