sabato 1 maggio 2010

Oggi primo maggio, che festa e'?

Hanno fatto la festa a Stefano Cucchi!

Ora continueranno a menarsela per mesi e per anni e in attesa che giunga alfin la Giustizia Divina i delinquenti veri, quelli che hanno ammazzato Stefano, continueranno a spassarsela e a godersela alla faccia della Giustizia e alla faccia di quel Dio che è stato inventato apposta affinchè gli animi si pronassero a questa "Suprema volontà" che e' semplicemente la Volonta' dei Delinquenti e dei Sopraffattori.

A scanso di equivoci io non incito alla violenza né tantomeno invito qualcuno di voi a fare quello che sto per dire.

Avevamo già scritto in merito a questa vicenda, quando c'erano ancora dei ragionevoli dubbi su come si erano svolti realmente i fatti, e avevamo ipotizzato diversi scenari.

Ora che questi fatti sono evidenti, cosa si pretenderebbe che la Giustizia Vera facesse in merito?

Intanto, data la gravita' dell'accaduto (si tratta di OMICIDIO, doloso o colposo che sia) dovrebbero essere assicurati IMMEDIATAMENTE alle patrie galere tutti i responsabili, TUTTI, NESSUNO ESCLUSO.
Persino CHI HA ASSISTITO E HA TACIUTO!!!
Persino chi ha saputo successivamente e ha cercato di insabbiare.
Persino che con le sue dichiarazioni del cazzo pretendeva di escludere certe figure che a lui stavano particolarmente a cuore.

Una giustizia più giusta e più equa ripristinerebbe quell'unica cosa valida che ci viene tramandata dalla stessa Bibbia:
LA LEGGE DEL TAGLIONE.

Occhio per occhio, dente per dente... vita per vita.

Invece no...
Il buonismo del cazzo di questi anni ci ha rincoglioniti talmente che la pena di morte l'abbiamo lasciata solo in mano a loro:

IN MANO AI DELINQUENTI, siano essi in divisa che in camice bianco!!!

(da L'Unita'.it)

Ilaria Cucchi, «Stefano ucciso perché picchiato e privato delle cure»

di Tullia Fabiani

Ieri non avevo proprio voglia di parlare, quando ho sentito che il capo d'accusa era cambiato, che non si trattava più di omicidio colposo ho avuto uno choc. Non ci potevo credere. Si parlava di Stefano come di una persona “incapace” e appena ho sentito questa terminologia davvero mi sono sentita male. Poi mi hanno spiegato e allora mi sono ripresa».

Solo allora a Ilaria Cucchi è tornata la forza per rispondere, commentare, ribadire quello che ripete, insieme ai suoi genitori, da mesi: suo fratello Stefano morto il 22 ottobre scorso al “Pertini” è stato «vittima di un pestaggio ed è stato lasciato morire». Secondo le conclusioni della Procura non si tratterebbe però di omicidio preterintenzionale (per gli agenti) e colposo (per i medici), come ipotizzato in un primo momento, ma di lesioni e abbandono di persona incapace aggravato dalla morte.

Ilaria cosa le hanno spiegato circa i nuovi capi di accusa?

«Si profila un quadro più grave in merito alla volontarietà dell’azione. E che parlare di «incapace» nella fattispecie vuol dire incapace di provvedere a se stesso. L'accusa ai medici è di aver volontariamente lasciato morire Stefano. Dovrebbero vergognarsi».

Li ha mai incontrati o è stata mai contattata dal direttore sanitario del Pertini?

«No. Nessuno di loro ha avuto la premura di contattarci, anche solo per dare spiegazioni o chiederci qualcosa. Non solo: dall'inizio hanno costruito un processo parallelo, lanciando accuse verso una persona che non poteva più difendersi. Hanno detto che si è lasciato morire, hanno gettato fango su di lui e anche sui nostri rapporti famigliari. Ma io dico loro: se anche fosse, se anche non fossimo andati tanto d'accordo, e non è così, Stefano non l'abbiamo ucciso noi. Né si è ucciso. Sono loro che devono rispondere della sua morte».

Hanno detto sarebbe bastato dargli un cucchiaio di zucchero per salvarlo

«Non ci posso pensare...»

Gli agenti invece sono accusati di lesioni, un'accusa molto diversa da quella iniziale anche da lei sostenuta.

«Sì. Per loro c'è stato un declassamento pesante dei capi d'accusa, adesso molto alleggeriti, ma io spero che possano essere rivisti in base alle prossime indagini. So che il lavoro della Procura continua e mi auguro che ci possano essere elementi per dimostrare che Stefano non sarebbe mai arrivato al Pertini, e quindi non sarebbe morto se non fosse stato picchiato».

Non si considera soddisfatta delle indagini fatte finora?

«Parlare di soddisfazione è sbagliato. Non possiamo essere soddisfatti di una vicenda che, alla luce dell'inchiesta, mostra sempre risvolti peggiori. Di certo non ci accontentiamo della mistificazione della realtà. Stefano è stato isolato, direi sequestrato e lasciato morire dopo essere stato, ripeto, picchiato brutalmente. Inoltre le domande restano tante».

Quali sono?

«Perché è accaduto tutto questo, perché tanta brutalità. Perché è stato trasferito al Pertini. Perché i medici non hanno denunciato dopo aver visto le ecchimosi e le lesioni di mio fratello».

Si è data delle risposte?

«Ieri ho saputo che Stefano è stato picchiato perché si lamentava e chiedeva dei farmaci. E poi ho capito che probabilmente è stato mandato al Pertini perché in quelle condizioni non doveva essere visto da nessuno. Doveva essere nascosto. Ed è stato isolato, sequestrato».

Tv e giornali l'hanno cercata tutto il giorno per sapere. Alla fine lei, staccato il telefono e chiusa la porta di casa, cosa ha provato?

«È stata un'altra giornata di quelle così...lunga e molto difficile. Dolore e rabbia si mescolano, non capisco quale prevalga. Rivivere ogni volta, rielaborare, ricordare. A volte penso che si dovrebbe vivere il proprio dolore in solitudine. Ma è stata una nostra scelta fare di questa vicenda una vicenda pubblica».

01 maggio 2010

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