Sta tutto quì il succo degli appunti della finanziaria inviati come bozza al Presidente Napolitano, perché al massimo, da bravo bambino, ne prenda il tema e lo svolga come un compitino in classe.
Poi saremo Noi (plurale Maestatis di me stesso Mia Maestà Silvio I°) a valutare se il compitino è stato svolto bene con eventuali modifiche last minute dettate dalle circostanze (e dalla Mia Sovrana Maestà) in fase di stesura finale sia prima che anche dopo l'approvazione per Acclamazione (e per Ovazione) in parlamento da parte delle mie veline, dei miei velini, delle mie escorttane e dei miei escorttani.
Viva Sua Maestà, Grandissima, Eccellentissima, ed Incommensurabilmente Divina
Silvio I°
The LAST! The BEST!
UNICO REVERENTISSIMO E ADORABILISSIMO
Nostro Sovrano.
Amen!
(da Repubblica.it)
GOVERNO
Manovra, il giallo della firma
tensione premier-Quirinale
Sfiorato lo scontro diplomatico. Berlusconi: "Il mio ok dopo il Colle", ma poi arriva la retromarcia di Palazzo Chigidi CARMELO LOPAPA
Il decreto da 24 miliardi di euro parte alla volta del Colle con un ritardo che ha già creato imbarazzi, dato che il testo, in teoria, il Consiglio dei ministri lo aveva approvato martedì. "La verità? In quella seduta lo abbiamo dato per approvato, "salvo intese" come si dice in gergo, lasciando di fatto carta bianca a Giulio" raccontava ancora ieri un ministro pidiellino. Gli uffici del presidente Napolitano attendono, chiedono lumi sulle misure solo abbozzate, richieste che sono dubbi. Fatto sta che, stretto tra l'intransigenza sui conti di Tremonti e l'attesa del Quirinale, il premier Berlusconi lascia Palazzo Grazioli alla volta di Porto Rotondo poco prima delle 10 abbastanza stanco, stressato. Come se non bastasse, ci sono anche i finiani già al lavoro su alcune "correzioni" da apportare al testo. Saranno emendamenti "aggiuntivi", dei quali Gianfranco Fini - perplesso su alcuni aspetti - ha iniziato a parlare con il "suo" Mario Baldassarri, presidente in commissione Finanze al Senato.
Sta di fatto che il Cavaliere parte salutando i cronisti con una gaffe pacchiana: "La manovra sarà firmata quando il Colle darà la sua valutazione". Un'anomalia, dato che la sua firma su quel provvedimento doveva essere stata apposta (sempre in teoria) in Consiglio dei ministri cinque giorni fa. Gli uffici del Quirinale non mancano di far notare l'irritualità di quanto dichiarato e, su input del solito Letta, poco dopo le 13.30 arriverà la nota di Palazzo Chigi che correggerà il tiro: "Il premier ha già firmato". Qualcuno, come il finiano Briguglio, dà all'accaduto una lettura politica: "Il presidente, per difendere il suo primato da Tremonti, ha dovuto trasformare la sua firma da atto burocratico in una sorta di sigillo reale". Altri, i berlusconiani, lasciano trapelare l'insofferenza ormai palese per la prassi della limatura dei decreti con l'ufficio giuridico del Colle. "Senza polemica, ma stiamo assistendo al progressivo passaggio da una Repubblica parlamentare a una presidenziale" fa notare il vicecapogruppo Pdl Osvaldo Napoli. Al Colle, incuranti delle polemiche, lavorano sulla manovra, riflettori puntati sul condono più o meno mascherato. Consapevoli che questa non è più la fase della moral suasion, ma quella in cui ognuno dovrà assumersi la propria responsabilità. Sarà un esame rapido, domani riaprono i mercati.
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