venerdì 3 dicembre 2010

Italia appiattita, senza legge e senza speranza!

Cosa pretendevamo di più?

Quando "l'uomo più invidiato dagli italiani" afferma che è immorale pagare le tasse.
Quando esalta le furberie e delegittima coloro che dovrebbero far rispettare le Leggi...
Quando da 20 anni parla di "riforma delle Giustizia" e poi l'unica riforma che intende e attua è quella di SMOBILITARLA.
Quando automaticamente cerca di delegittimare e vanificare TUTTE LE LEGGI esistenti, per soppiantarle con una sola legge, la sua:

QUI COMANDO IO E BASTA!!!

E noi italiani siamo sbandati...
Però continuiamo ad amarlo... come una cucina: il più amato dagli italiani!!!

Alla faccia dei leghisti e degli ultra nazionalisti, ci sarebbe quasi da dire: meno male che in Italia ci sono gli stranieri e gli extracomunitari; forse loro riusciranno a costruire un'Italia migliore.

(da ANSA.it)

Italia appiattita, senza più legge né desiderio

Rapporto sulla situazione sociale del Paese, serve vigore per affrontare le nuove sfide

03 dicembre, 11:00

Donne straniere in Italia
Donne straniere in Italia

ROMA - Un'Italia "appiattita" che stenta a ripartire, un inconscio collettivo senza piu' legge ne' desiderio: e' l'analisi impietosa del Censis, contenuta nel 44.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2010, presentato oggi a Roma dal presidente del centro studi, Giuseppe de Rita e dal direttore generale, Giuseppe Roma.

Abbiamo resistito ai mesi piu' drammatici della crisi, dice il Censis, seppure con una "evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali". Ma ora sorge il dubbio che, anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra societa' non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che dovremo affrontare.

Il Censis registra un "declino parallelo" della legge e del desiderio. E siccome, dicono, non esistono attualmente in Italia sedi di auctoritas che potrebbero ridare forza alla "legge", la "virtu' civile" necessaria per riattivare la dinamica di una societa' troppo appagata e appiattita e' quella di "tornare a desiderare". Spiega il Censis che i nostri riferimenti alti e nobili (l'eredita' risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo) si sono appiattiti, soppiantati dalla delusione.

Non riusciamo piu' a individuare un dispositivo di fondo che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori. Si afferma così una "diffusa e inquietante sregolazione pulsionale": negli episodi di violenza familiare, nel bullismo, nel gusto apatico di compiere delitti comuni, nella tendenza a facili godimenti sessuali, nella ricerca di un eccesso di stimolazione esterna che supplisca al vuoto interiore, nel ricambio febbrile degli oggetti da acquisire e godere, nella ricerca demenziale di esperienze che sfidano la morte (come il balconing). "Siamo una società pericolosamente segnata dal vuoto, visto che ad un ciclo storico pieno di interessi e di conflitti sociali, si va sostituendo un ciclo segnato dall'annullamento degli interessi e dei conflitti" dice il Censis.

Ogni giorno di più, secondo il centro studi, il desiderio diventa esangue, indebolito dall'appagamento derivante dalla soddisfazione di desideri covati per decenni (dalla casa di proprietà alle vacanze) o indebolito dal primato dell'offerta di oggetti in realtà mai desiderati (con bambini obbligati a godere di giocattoli mai chiesti e adulti al sesto tipo di telefono cellulare). Così, all'inconscio manca oggi la materia prima su cui lavorare, cioè il desiderio.

Per vincere il nichilismo dell'indifferenza generalizzata, dunque, per il Censis occorre tornare a desiderare. E attualmente tre sono i processi in cui sono ravvisabili germi di desiderio: la crescita di comportamenti "apolidi" legati al primato della competitività internazionale (gli imprenditori e i giovani che lavorano e studiano all'estero), i nuovi reticoli di rappresentanza nel mondo delle imprese e il lento formarsi di un tessuto federalista, la propensione a fare comunità in luoghi a misura d'uomo (borghi, paesi o piccole città).


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