venerdì 29 ottobre 2010

Bunga Bunga, spiegazione semi seria su come funziona.

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A noi a volte piace scherzare, è vero.

Però ieri mattina quando ho letto per la prima volta il termine Bunga Bunga mi è IMPROVVISAMENTE affiorata alla memoria una danza di iniziazione africana vista in uno dei film della serie "Mondo di notte n. ..." degli anni '70.
La pornografia non era ancora stata liberalizzata e vedere al cinema delle "simulazioni" era estremamente eccitante per il maschio-italiota-medio a cui avevano chiuso da poco le case chiuse.
(Ma se erano già case chiuse perché le hanno richiuse a doppia mandata?)

In effetti ieri avevo pensato di andare a rintracciare quella "danza" che era davvero molto caratteristica, per inserirla magari su youtube e farvela vedere con un semplice click.

Ma poi... quanti sono stati i "Mondi di notte" girati?
Quanti giorni o settimane avrei dovuto impiegare per ritrovare quella danza?

Viste queste difficoltà ho deciso di farvene per il momento una descrizione, il più possibile aderente alla realtà e speriamo che riesca ad evocare soprattutto lo spirito di quella danza.
Mi riservo ovviamente, qualora la trovo, di ridurla a dimensioni adeguate alla nostra bisogna e di metterla on-line.

Ma intanto eccovi la descrizione:

Presso alcune tribù africane (e non dimentichiamo che la Tunisia e il Marocco, paese d'origine di Ruby sta in Africa), le ragazzine debuttanti venivano "iniziate" facendo fare loro una danza particolarissima che, credo e presumo, fosse proprio chiamata la danza del bunga bunga.
Non me ne abbiate troppo se dovessi commettere una imprecisione sulla definizione, ma tant'è, la danza che mi sto accingendo a descrivervi dettagliatamente c'è da scommetterci che sia identica alla danza che il nostro monarca fa eseguire alle sue ragazzine con una sola piccolissima variante, che vedrete successivamente da voi stessi.

Allora, torniamo alla nostra danza e vediamo di descriverla:


Al centro di un grande spiazzo si accende un gran fuoco.
Tutti gli abitanti della tribù vi si collocano intorno ma a debita distanza, per lasciare posto alla "scena" che è composta dai neo guerrieri, ragazzini che hanno superato da poco la prova del coraggio, e queste ragazzine che sotto l'effetto di sostanze inebrianti cominciano prima a ruotare intorno al fuoco in una danza il cui ritmo va aumentando sempre di più.
A un tratto i ragazzi si sdraiano per terra ad una breve distanza l'uno d'all'altro coi piedi rivolti verso il centro del fuoco e la testa verso il "pubblico" composto da tutti gli altri abitanti del villaggio.

I ragazzi col ben ritto pen rivolto verso l'alto lo sostengono alla base appena con le dita, per fargli assumere l'esatta posizione verticale.

Le ragazze, senza nulla sotto, (ovviamente), continuano la loro danza fino a che questa assume un ritmo forsennato, e fatta soprattutto di salti in alto con le gambe aperte e le ginocchia e le anche piegate volando in alto come se stessero in posizione seduta e una volta toccata terra coi piedi, via con un altro gran balzo che le fa volare sempre più in alto; al successivo salto vengono giù in perfetta verticale e continuano a saltellare a destra e a manca per poi riassumere la posizione "seduta" e volare in alto, alto alto, per ricadere, rimanendo sempre in quella posizione coi piedi che toccano per primi la terra e col corpo che li segue fino a che le chiappe non la sfiorano appena (la terra) prima di effettuare di nuovo un gran balzo, come delle cavallette leggere che scattano e volano su in alto alto alto.
I ragazzi che stanno poco distanti da questa "scena", qualora ne avessero bisogno, restano ammaliati ed affascinati, e quindi l'eccitazione loro cresce proporzionalmente al loro desiderio che quelle cavallette planino sui loro piatti ventri da cui emerge turgido e imperioso il loro maschile desiderio.

Dopo parecchi minuti di quella "danza di riscaldamento" le ragazze, che prima si mantenevano a ridosso del fuoco e lontano dai ragazzi sdraiati per terra, finalmente, vuoi per effetto del fuoco che le scalda un po' troppo, vuoi per effetto di quelle "droghe" che avevano bevuto prima di iniziare la danza, vuoi per il desiderio che sale comunque spontaneo nell'attesa del Grande Zac (detto anche Grande Bunga o Bunga Bunga), si portano verso la periferia della scena a ridosso dei ragazzi stesi per terra coi loro pali ritti rivolti verso l'alto in esatta perpendicolare, e dopo diversi Ta - Ta - Splash a vuoto, con planate leggermente distanti dal pericoloso palo, finalmente qualcuna, che proprio non resiste più, decide di planare lì, proprio lì, nel punto esatto e allora la danza diventa Ta - Ta - Zac.
Ovviamente la forza discendente viene graduata in modo che l'introduzione sia più lenta possibile e solo dopo il sesto o settimo Ta - Ta - Zac finalmente si lasciano andare al definitivo

Ta - Ta - Zaccccccccccccccc! Bunga Bunga!

Quello che avviene fra l'erba alta non posso dirlo per intero, ma lo spettacolo diventa avvincente e di suspence non ce n'è davvero.(*)

Questo è il Bunga Bunga originale.
Certo, nell'attraversare lo stretto di Sicilia e portarsi ad Arcore, ha subito diverse varianti, ma quella che non ci riesce difficile immaginare, conoscendo la megalomania e il grande narcisismo del nostro monarca, possiamo ipotizzarla nel seguente modo:

Lui DA SOLO con ben ritto pen, assiso sul suo trono d'oro (ché non è regale e non sta bene per un Re sdraiarsi per terra), attende che alle ragazzine facciano effetto le diverse droghe che lui ha somministrato loro (non droghe naturali intendiamoci, ma droghe psicotrope fatte di ninnoli, regalini, farfalline, apparizioni televisive, soldi, tandi soldi, e soprattutto L'ODORE DEL POTERE, che è la più inebriante di tutte le droghe), e dulcis in fundo ultima variante, (a meno che non le scelga fra le artiste dei circhi equestri, capaci quindi di volare con gran balzo su su su per planargli poi mentre lui se ne resta immobile in alto sul suo trono dorato, cosa della quale dubitiamo fortemente), ebbene, l'ultima variante potrebbe essere che le fanciulline-meteorine-farfalline si posino sopra il suo coso (o cosin che sia) con le loro bocche supere anziché con quelle infere.



(da Repubblica.it)


IL RACCONTO

Riti, miti e barzellette da dopocena sexy
nel "bunga bunga" l'arroganza del potere

di FILIPPO CECCARELLI

E allora: bunga bunga a tutta l'Italia! L'osceno augurio, e dovutamente allucinato, aleggia sulle macerie della politica e i relitti del buonsenso. Bunga bunga, senza trattino, rimbomba nelle chiacchiere e negli sms, intasa la rete, sovverte il quadro politico, sprofonda il potere nell'abisso dei propri arcaismi rivestendoli di una risata carnevalesca che oltraggia la razionalità e rivendica il monopolio della trasgressione.

Non la si farà troppo lunga, né troppo complicata. L'altra settimana ha raccontato l'Espresso che nella reggia di Arcore, con gli opportuni consigli di Lele Mora, sono stati montati pali da lap-dance e un trono dorato. Chi abbia speso qualche tempo a studiare le seratine berluscononiane si accorge presto che lì va in scena un'autentica liturgia: invocazione del nome ("Papi"), paramenti (tubino nero), accorgimenti di purificazione (trucco leggero, no calze, no smalto); e poi visioni dei successi politici e delle ricchezze divine, quindi "spettacolini" a base di canti, danze, le donne che fanno la "ola" al ritmo di "Meno male che Silvio c'è" in un esorbitante sfolgorio di farfalline, pure donate dal padrone di casa come segno di possesso e riconoscimento, crisma dell'avvenuta iniziazione.

Ecco: da adesso si sa pure che, varcata una certa soglia, al rituale del dopocena era assegnata la denominazione invero esotica di bunga bunga. Assimilabile, quanto a strizzatine d'occhio, ma più potente, a consimili espressioni quali gnacca gnacca, tuca tuca e bingo bongo, quest'ultima nell'accezione non necessariamente leghista, ma sadico-anale chissà se ancora in voga nella scuola dell'obbligo.
Cosa accadesse di preciso in tali sessioni post-prandiali non è dato sapere - né sono pratiche che si certificano dal notaio. Ma non di rado le fantasie e gli scherzi che bollono nel calderone dell'immaginario insieme a simboli sacri e a impulsi animaleschi, anticipano la realtà o per lo meno si sforzano si adattarla all'ormai patologica fuoriuscita di storie intime e narrazioni orgiastiche di cui si alimenta il potere nell'Italia del 2010.

Quasi superfluo è segnalare a questo punto che da remote vestigie colonialiste il bunga bunga nasce quale scherzo da caserma britannica; e che nel corso del tempo l'espressione ha imbarcato una certa dose di cruda violenza sessuale - come tale si rinviene in vignette, canzoni e film - fino ad approdare nel novero basso materiale delle barzellette. Ed è da tale magmatico stagno che l'ha certamente ripescata il Cavaliere rilanciandola negli incontri politici per rianimarli dalla loro noia mortale - "Sapete, un giorno Bondi e Cicchitto... " - e poi anche nelle sue festicciole come invito ammiccante e burlesco rivolto alle femmine, per quanto inconfessabilmente collegato con la brutalità più profonda e selvaggia che risiede nell'inconscio collettivo.

Che c'entri Gheddafi o qualche altro dittatore pare abbastanza secondario. Già ieri un navigatore bolognese aveva registrato il dominio: www. bungabunga. it. In qualche modo è la prova che Berlusconi riesce a entrare in sintonia con i meandri più oscuri del pubblico, "la parte maledetta" della società; e che con la leva del buffonesco, del comico, del grottesco, dell'osceno, addirittura del sadico per certi versi, stabilisce inedite connessioni e identificazioni con quel "popolo" che gli sta tanto a cuore, con le sue libertà.
Ehi, dice, quante storie per una storiella! Ma la storiella cui fa riferimento lo statista con i suoi subordinati e poi adesso anche con le sue amiche tra una sessione di lap-dance ed un eventuale soggiorno sull'affollato lettone post-sovietico, verte pur sempre su di un rito di punizione e di dolore, anzi per l'esattezza su uno stupro eseguito da un'intera tribù ai danni di qualche malcapitato/a che pur di scampare al supplizio del bunga bunga preferisce la morte.

Senza addentrarsi in quest'ultima direzione, vale forse notare l'aspetto tribale che certo scopre e rispecchia alcuni altarini dell'odierno sistema di potere; così come, fra intercettazioni, veline, minorenni, escort, farfalline, cerbiatte, igieniste orali e altre rispettabili disponibilità professionali, a parte il lenocinio e lo spaccio di droga, ecco, magari si può verificare sul campo come nel berlusconismo ormai allo stremo l'ordinario richiamo alla Cultura del Fare, ai Sani Valori e ai programmi rose & fiori dell'Amore, del Sogno e della Felicità ceda al mercato dei corpi nel quadro di una diffusa Pornocultura ammantata di euforia e incantesimi pubblicitari.

Di tutto questo permanente carnevale, trasmesso e percepito in mostruose sembianze, è testimone il bunga bunga. C'è un libro appena uscito, difficile ma molto molto bello, che spiega prima ancora che venisse fuori l'ultima storiaccia come questo rito faccia paura e al tempo stesso faccia ridere. S'intitola Gioia tragica (Lupetti), l'ha scritto un giovane sociologo che ovviamente lavora in Francia, Vincenzo Susca, e che letto in filigrana, con uno sgomento rischiarato dal nitore delle prospettive evocate, dimostra e descrive la metamorfosi di un potere che inesorabilmente si va trasformando in un orrendo, crudele e doloroso cinepanettone. Bunga bunga è il nome che si merita, e buonanotte a tutti.

(29 ottobre 2010)


(*) Anche questi versi sono presi a prestito e liberamente riadattati da una canzone di De Andrè, il Gorilla.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho trovato una spiegazione seria sul significato di Bunga Bunga. In inglese,
al seguente sito:

http://www.urbandictionary.com/define.php?term=bunga-bunga

eccola:

Savagely brutal anal gang-rape. Fabled punishment for trespassing on the tribal land of a fictitious African tribe.

Selvaggio e brutale strupro anale di gruppo...
Punizione leggendaria e trasgressiva di una immaginaria tribù africana.