sabato 16 gennaio 2010

Defraudati legalmente da un ladro!

Quando a fine anni 50 e inizi anni 60 ero giovane e mi ritrovai studente a Catania, proveniente da un paesino abitato da gente semplice e poverissima, consideravo la mia posizione quasi una fortuna perché ero ospite a casa di una zia, sorella di mia madre, senza figli che aveva sposato un funzionario di Pubblica Sicurezza ormai in pensione e che per prima cosa mi istruì dei pericoli di una città la cui popolazione all'epoca viveva di commercio e di espedienti.
Ma c'era ben poco da istruire visto che comunque in tasca non tenevo (quando l'avevo) che qualche spicciolo, a volte insufficiente per acquistare un arancino che all'epoca costava sulle 35 lire.
Niente soldi dunque e quindi la mia vera grande sicurezza mi proveniva proprio dal fatto di essere povero in canna e vestito con abiti se non proprio strappati, con poco vistose riparazioni che mia zia, da brava sarta qual'era, sapeva camuffare bene al punto da farli sembrare nuovi.
Forte di questa corazza di povertà mi avventuravo nei quartieri all'epoca leggendari dove la definizione malfamato era a dir poco un eufemismo.

E così mi capitava di assistere spesso a scene di sopravvivenza e ne "memorizzavo" trucchi e metodi.

Molte le ho dimenticate e farei fatica a farle affiorare alla memoria, ma una in modo particolare mi colpì e mi ferì così profondamente al cuore da segnare tutta la mia vita futura.

Ero nei pressi di Piazza Stesicoro in una delle viuzze limitrofe, quando a un tratto sentii un vociare conciso e vidi un nugolo di gente che faceva capannello intorno a un uomo enorme adulto con un grembiule sporco di sugo che teneva per un braccio un bambino più piccolo di me (io avevo 13 anni ma ero macilento e ancora coi lineamenti di uno di 7-8 anni) e con l'altra mano gli mollava dei ceffoni in pieno volto, mentre sparsi per terra erano ben visibili i resti di un arancino che il bambino aveva lasciato cadere una volta scoperto.
Perché la scena fu subito chiara dato l'espositore degli arancini che era ancora aperto messo a mezza porta in modo che fosse ben visibile dalla gente che passava per la strada e il profumo inequivocabile che invitava ad entrare per acquistarne qualcuno.

Le strilla del bambino erano disperate:

"Nunn'aiu sordi, dumani ti rugnu... avìa fami...!"

Non ho soldi, domani te li dò... avevo fame...!

Non ho perso nemmeno un secondo, e correndo verso l'omaccione infilai le mani in tasta e gli trassi le 25 lire che avevo e gli gridai piangendo:

"Tieni!!! Pigghiti chisti e aspetta ca vaiu 'ncasa e ti pigghiu l'autri 10 liri. Ma lassulu stari!!!"

Tieni!!! Prenditi questi!!! E aspetta che vado a casa e ti piglio le altre 10 lire, ma tu lascialo stare.

Qualcuno mi chiese: "ma è tuo fratello?"
Ed io: "No!!! non lo conosco."

A quel punto si fece un silenzio di tomba.

L'omaccione si fermò, non sapendo che pesci pigliare.

All'improvviso, dalla folla dei presenti fu una gara a tirare fuori i soldi, e uno (più ben vestito e più benestante) si propose di comprargli tutti gli arancini che erano dentro l'espositore.

Molti piangevano... io continuavo a tremare, lasciai cadere i miei soldi per terra e fuggii via continuando a piangere.

Certo il bambino era un ladro, ma mi resi conto che prima di giudicare e di dare del ladro a qualcuno forse le "leggi scritte" dovrebbero essere quanto meno "filtrate" da giudici umani prima di essere applicate e di emettere i loro verdetti.

Molti anni dopo, all'ultimo anno dei miei studi a Catania, mi ritrovai a passare per quella stessa strada (che da allora cercavo di evitare) e mi sentii afferrare per un braccio; mi girai spaventato, era l'oste che con un sorriso bonario mi fa:
"Ti ho riconosciuto!!! Sei tu vero?"

Io annuii e lui mi volle a tutti i costi a pranzo con lui (aveva intanto aperto una sorta di trattoria al piano di sopra) e mangiai con lui (erano le due di pomeriggio e aveva quasi finito di servire gli ultimi clienti).
Mi ringraziò e mi disse che da quel giorno gli affari erano andati bene, segno che la Madonna aveva apprezzato quel gesto e che da quel giorno lui anziché gettare via il cibo che avanzava lo distribuiva ai poveracci e ai barboni che fino a quell'epoca erano numerosi in quella zona.

Ora, direte voi, non dovremmo forse avere la stessa sensibilità verso tutti coloro che, ladri o non ladri, si appropriano indebitamente di qualcosa?

Compreso chi appropriandosi di intere case editrici poi si fa delle leggi per la PRESUNZIONE di utilizzo delle sue porcherie che stamperà o pubblicherà?

Perfetto:

Toh eccoti le mie 25 lire!

Fatelo anche voi, ma che siano rigorosamente solo monete leggerissime d'alluminio, 2 da 10 e una da 5 lire; non vorrei che finendogliene qualcuna in faccia lui ci montasse su un'altro sceneggiato televisivo come quello del Duomo di Milano.

Noi siamo contro la violenza diamine!!!

(dal Sole24Ore.it)

Chiavette Usb, memorie e Dvd più cari: aumenta il tributo di copia privata

di Andrea Monti


15 gennaio 2010






È stato pubblicato ieri l'atteso decreto del Ministero dei beni culturali 30 dicembre 2009 sull"equo compenso", cioè la quota anticipata di diritto d'autore che il consumatore paga all'acquisto di dispositivi per la riproduzione di opere audiovisive protette dalla legge.
Il decreto stabilisce, tramite il richiamo a un allegato tecnico, i nuovi importi degli aumenti dei prezzi che devono essere applicati alle memorie di massa (per esempio Dvd e chiavette Usb) in ragione della loro capacità e a masterizzatori, computer e telefoni cellulari che consentono la memorizzazione e la fruizione di opere audiovisive protette dalla legge 633/41 sul diritto d'autore. Queste somme costituiscono il cosiddetto "equo compenso" disciplinato (art. 71 septies della legge sul copyright), cioè l'ammontare dei diritti che vengono preventivamente corrisposti agli autori o ai loro editori. Ne consegue che, per esempio, i titolari dei diritti percepiranno gli importi stabiliti anche se gli utenti usano gli strumenti e le memorie di massa per registrare opere originali. Qualche esempio di aumento: 36 centesimi per una chiavetta Usb da 4 giga, circa 50 centesimi per un Dvd riscrivibile, quasi 10 euro in più per i dischi rigidi da 15 giga montati sui lettori Mp3 (per esempio sugli iPod) e 30 euro per un hardisk con una capienza superiore a 250 gigabyte.
L'equo compenso è sicuramente una soluzione imperfetta e, per certi versi, non realmente "equa", ma al momento non è stato ancora trovato un sistema diverso per non pregiudicare la riscossione delle royalties da parte dei titolari dei diritti, a fronte della facoltà che il cittadino ha di eseguire una copia per uso privato di un'opera audiovisiva, nei limiti delle misure tecnologiche di protezione (art. 102 quater della legge sul diritto d'autore). Ciò significa tuttavia, ed è un altro limite dell'equo compenso, che come ha di recente stabilito la sentenza n. 8787/09 del tribunale di Milano – sezione specializzata in materia di proprietà intellettuale e industriale – la copia privata è possibile solo nel caso in cui l'opera stessa non sia protetta da misure che impediscono la duplicazione.
L'allegato tecnico al decreto prevede inoltre un sistema automatico di adeguamento degli aumenti coatti dei costi su base annuale e nell'arco di un triennio, oltre alla possibilità, per la Siae, di stabilire esenzioni da pagamento in favore di specifiche categorie di utilizzi o settori. L'allegato istituisce un tavolo tecnico cui affida il compito di studiare l'andamento del mercato anche in rapporto all'evoluzione tecnologica, per tarare in modo più efficiente la quantificazione dell'equo compenso.
Potranno fare parte di questo tavolo tecnico, oltre ai ministeri competenti, anche la Siae e le associazioni di categoria dei produttori di supporti e apparati, insieme a quelle dei titolari dei diritti. Il commento della Siae: «Questo provvedimento restituisce dignità a chi crea un'opera».

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