venerdì 15 gennaio 2010

Quando la poesia supera la realtà.

Poesia o realtà.
Dolore e rimpianto.

Dolore per la ricerca di una giustizia che non è di questo mondo.

Questo è un mondo che appartiene ai criminali, ai delinquenti, ai furbi.

Non c'è posto per la Vera Giustizia che Graziella cerca di ottenere da anni.

Giustizia per suo padre, ucciso dalla furia omicida di chi non aveva più nulla da perdere.

Di chi si è macchiato del più crudele dei crimini del quale un uomo si possa macchiare:
l'uccisione di un innocente.
Di migliaia di innocenti.
Milioni di innocenti.

Il papà di Graziella è uno di questi.

Egli non è solo tuo padre.
Egli è anche il nostro.

Egli vittima della furia nazista ha immolato la sua vita perché noi suoi figli di domani vivessimo un futuro migliore.
Noi, impotenti a rendergli nemmeno un poco della grande giustizia che merita.

La memoria.
Ecco.
Lui vivrà per sempre nei nostri cuori, non soltanto nel cuore di te a cui ha dato la vita diretta.
A noi l'ha data in modo indiretto.


Col suo sacrificio...
Affinché fosse di esempio per noi, figli suoi, di un domani che lui sognava migliore.
































Caro papà,



io non so dove tu sia perché non riesco ad immaginare l'aldilà che dovrebbe accogliere gli esseri che non ci sono più. Eppure ti parlo. Ti parlo e so che tu mi ascolti, perché tu vivi da sempre nei miei pensieri, nell'aria che respiro, nel mio sangue, nella linfa vitale, in ogni cellula del mio organismo e so che finché ti ricorderò tu sarai con me, parte inscindibile del mio essere.

Hai visto papà? Ho superato gorghi di tristezza, ho scavalcato montagne di indifferenza, ho cambiato le frecce di quella strada che la crudeltà degli uomini mi aveva segnato ed assegnato. Ho ignorato semafori rossi, ho spalancato porte di acciaio...Ho combattuto, ho combattuto la mia guerra ed ho vinto!

Sessant'anni di lotte contro degli ignavi, dei sordi, degli indifferenti, dei manovratori di opportune amnesie, di sarcastici e cinici avversari...Sessant'anni di lotta di una donna sola, bisognevole di aiuto per muoversi, che ha la dignità di non volere ottenere nulla per pietà, perché ciò che chiede le spetta per diritto e lo pretende senza inchinarsi, nè col capo cosparso di cenere. Lo pretende per giustizia! Io avevo 10 anni. 10 anni del tenero amore che si instaura tra un padre dolcissimo e la sua unica figlia, più tenero e più forte questo amore e più forte per una bambina bisognevole di cure, di ospedalizzazioni, di interventi chirurgici!

Tu uscisti quella mattina, come ogni altra mattina, con l'animo sereno dell'innocenza della tua innocuità, e non sapevi che c'era il boia ad attenderti. Il boia col volto della vendetta per un reato che non avevi commesso, il boia col passo cadenzato, le narici fumanti, lo sguardo immobile. Il boia che accoglieva gli agnelli da sacrificare al dio della rappresaglia. Il boia che, insieme ad altre 15 vittime, quella mattina del 1° novembre del 1943, compì la sua giustizia di carnefice. E quel grido di gloriosa vendetta Kaput Kaput Kaput. Ho visto il tuo cranio perforato dal proiettile che ti stroncò la vita, papà. Ho visto crescere l'erba rossa sul prato del massacro papà. Non l'ho dimenticata! Sono cresciuta attraversando dure prove, ho resistito a terribili sofferenze, fisiche e morali, anche se qualche volta ho pensato alla morte come a un sollievo! Perché più crescevo e più cresceva in me il bisogno, l'impellenza di rompere l'ingiusto silenzio che si era disteso sulla strage nazista, del nostro piccolo paese, una strage sommersa dimenticata ed impunita, dove era morto mio padre, che non si intendeva di guerre, di odio, di rappresaglie e neanche di eroismi. Un uomo onesto, semplice, tranquillo, ucciso come si uccide una mosca, un insetto fastidioso, un verme...Mio padre!

Sono vissuta perché tutti ricordassero con me, l'atrocità, la ferocia, la barbarie, la cieca violenza che aveva strappato te dalle mie piccole braccia e che inesorabilmente si era abbattuta anche sui tuoi compagni di morte. Sono vissuta per il bisogno di dire, perché fosse onorato il ricordo di te e di quanti, con te, dimenticati, furono trucidati quella mattina del 1° Novembre 1943 e per testimoniare che lì, nel campo del massacro, gli occhi inorriditi di di una bambina, avevano visto successivamente, un'erba tinta di rosso e che lì, nel luogo dove si era compiuto l'infame delitto, qualcuno portasse un fiore, ponesse un segno, sia pure piccolo e scarno a memoria della strage dimenticata. e tanto avverrà te lo prometto!

Sono diventata adulta, sorretta dalle braccia del tuo ricordo, ho camminato reggendomi alle mani del tuo amore, ho combattuto con le armi della tua dolcezza. Ed oggi che sono finalmente, come in un calmo lago e potrei lasciarmi cullare dal suo tranquillo ondeggiare, rifuggo da questa possibilità. Perché si sappia, si diffonda in ogni valle, l'orrore della guerra, perché mai più cresca nei prati un'erba tinta di rosso. Mai più penzoli la morte dall'albero dei giochi, mai più il sorriso di un bimbo venga lacerato dall'odio di una raffica di mitra, mai più si raccolga negli occhi di qualcuno la voglia di amputare le ali della libertà.

Te lo dovevo, te lo devo, dolcissimo padre mio!


Graziella



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Anch'io vorrei dedicargli una poesia.
E' una canzone di una Iva Zanicchi giovane quando si occupava di sola poesia e che apprezzavamo... anche se oggi... ma la canzone è troppo bella, e la poesia non ha tempo.


Un uomo senza tempo.

Non esiste un altro uomo
così caro come lui.
Sogna ancora ad occhi aperti
e non ama la tristezza.
Noi ci somigliamo tanto
ma io non sogno ad occhi aperti
io appartengo ad un altro mondo
dove lui vivrebbe male.
Caro, caro vecchio mio
ora corri insieme al tempo
e non corri più nel vento.
Ho il tuo sangue nelle vene
e ti porto nel mio cuore.
I suoi occhi sono buoni,
i capelli tutti bianchi.
Sulle spalle porta il peso
di una vita senza gioie.
Gira il tempo la sua ruota
c'è chi nasce, c'è chi muore,
ma la storia di mio padre
è di un uomo senza tempo.
Caro, caro vecchio mio
ora corri insieme al tempo
e non corri più nel vento.
Ho il tuo sangue nelle vene
e ti porto nel mio cuore.
Ho il tuo sangue nelle vene
e ti porto nel mio cuore.






Se non riuscite a sentirla scaricatevela clickando sotto:

Iva Zanicchi - Un uomo senza tempo

1 commento:

grillaparlante ha detto...

Graziella... un bacio..da che ho lasciato mirc non ti ho dimeenticato sai e so che si e' battuta fino in fondo.. grazie giordano di avermela fatta ritrovare...
spero che tu possa avere giustizia graziella