domenica 28 novembre 2010

Fini, Fini, cosa combini?

E fu così che con una sola affermazione Fini ha infilato la testa dentro un cappio e ha tentato di suicidarsi!

Non c'è ancora riuscito, per carità, ma cosa c'è da aspettarsi da chi da un lato esalta l'istruzione e dall'altra afferma sic et sempliciter che QUESTA riforma Gelmini è santa e giusta e che la voterà?

Che cos'è questo se non un tentato suicidio (politico)?
Cosa voleva fare con quella affermazione?
Forse "accattivarsi" le simpatie (e l'adesione a FLI) di qualche "sostenitore" ottuso di questa riforma o addirittura della stessa Gelmini?

Comunque sia è un problema di scelte.
Lui ha scelto di votare la riforma Gelmini perché la ritiene santa e giusta?

Noi, che siamo più terra terra, questa "riforma" la riteniamo come la "DISTRUZIONE" dell'ISTRUZIONE!!!



Fini a Lecce contestato dagli studenti. ‘I suoi sono slogan, dirà sì alla riforma’

Lecce (salento) - Teso l’incontro con prof e universitari in Rettorato. “No ai tagli”, ma, interrogato sul programma alternativo alle decurtazioni che contesta, è impreparato. Teso l’incontro di ieri mattina del presidente della Camera Gianfranco Fini con le varie componenti del mondo accademico in Rettorato, in un clima che oscillava tra la diffidenza e la contestazione aperta.

(Giorgia Salicandro) - Il leader di Fli ha spiegato i motivi dell’ok alla riforma Gelmini ma ha criticato i tagli finanziari voluti da Tremonti. Non ha saputo indicare, però, le voci del Bilancio statale da cui recupererebbe le risorse per gli Atenei”. Fini impreparato sul piano alternativo ai tagli.

La riforma Gelmini è quanto di meglio abbia fatto questo Governo, ma i tagli alle Università sono quanto di peggio si sia fatto per la crescita sociale e anche economica del Paese. In tour pre-elettorale a Lecce, il presidente della Camera Gianfranco Fini con il suo inconfondibile aplomb tenta di salvare capra e cavoli sulla politica di Futuro e libertà, da un lato affondando l’opera di ragioneria del ministro dell’Economia, il fedelissimo pidiellino Giulio Tremonti, dall’altro difendendo l’impianto di un disegno di legge, quello sull’Università, sostenuto da Fli sin dalla sua concezione. Salvo, poi, traballare al momento di dire chiaramente da dove recuperare le risorse rivendicate per gli Atenei. Una vistosa tensione si leggeva ieri mattina sul volto del leader di Futuro e libertà, che ha partecipato all’incontro in Rettorato con le diverse componenti del mondo accademico. Tensione certamente giustificata, davanti a una platea gremita di ricercatori, docenti, personale e studenti che hanno scandito con applausi scroscianti i “rimproveri” dei rappresentanti indirizzati al Governo Berlusconi ma certamente non più bonari con Fini e i suoi, che dopo aver contribuito attivamente alla creazione del testo di riforma hanno annunciato che martedì prossimo daranno l’ok definito al documento. Giustificata anche dalla partecipata protesta studentesca che si svolgeva nel piazzale del Rettorato, e che a più riprese ha costretto il presidente della Camera ad alzare il tono della voce per poter essere udito dalla platea presente in sala.

Una carrellata di interventi severi hanno preceduto quello del leader di Fli, a cominciare dal rettore Domenico Laforgia che ha ricordato il ruolo di “ascensore sociale” dell’Università e la necessità che vengano maggiormente salvaguardati quegli Atenei che, come accade nel Salento, operano in un contesto socioeconomico minato. Durissimo il rappresentante dei ricercatori Chefi Triki, che ha parlato della recessione antidemocratica della Governance universitaria con l’estromissione della categoria da tutti gli Organi collegiali, salvo poi volerla utilizzare per l’insegnamento gratuito. “Come precario sono doppiamente in esaurimento - ha detto Triki – perché per me non ci saranno concorsi e perché non potrò votare le scelte politiche della mia Università, dice la Gelmini ‘per combattere di baroni’”. Anche Antonio Melcarne, coordinatore della Consulta del personale tecnico amministrativo, ha polemizzato contro “la gravissima esclusione” della categoria dagli organi collegiali.

A concludere gli interventi dell’Ateneo Pierpaolo Miglietta, presidente del Consiglio degli studenti: “L’università non è una spesa sociale, peraltro residuale, comprimibile a piacere senza alcun effetto sulla società e l’economia - ha detto Miglietta – I Paesi che hanno investito maggiormente nella crescita quantitativa e qualitativa delle attività universitarie hanno ottenuto rendimenti positivi nel breve, ma, soprattutto, nel lungo periodo”. Miglietta ha poi letto il documento firmato dai rappresentanti dell’Unione degli universitari a nome di chi in questi giorni sta occupando l’Ateneo. Soldi alla ricerca che “paga”, legame con il territorio e battaglia alle baronie, questi i tre punti focali del discorso di Fini. “Il Salento è cresciuto molto in termini economici e sociali, ma il legame tra Università e territorio è indispensabile se vogliamo evitare che i laureati se ne vadano - ha detto il leader di Fli - per cui bisogna investire nei settori vincenti di un determinato territorio, che nel Salento variano dal turismo all’agricoltura di qualità. E’ inutile mantenere corsi nati solo per piazzare le cattedre dei baroni che poi producono disoccupazione”. Un sistema di potere, quello descritto dal presidente della Camera, che comprenderebbe gli stessi ricercatori, per i quali non è affatto augurabile una stabilizzazione in massa, trascurando il criterio meritocratico. Evidente, in questo passaggio, il riferimento alla riduzione da 9mila (così come auspicato da Pd e Rete29aprile) a 4500 (così come concordato da Fli e Governo) posti da professore associato da mettere a bando nei prossimi anni.

Fini ha ribadito la necessità di una ricerca pubblica poiché in Italia a differenza di altri Paesi mancano le grandi concentrazioni industriali e quindi non ci sono le condizioni economiche per esigere un impegno dai privati, a cominciare dalle piccole e medie aziende che dovrebbero essere aiutate a puntare sull’innovazione. Ma, ha precisato Fini, questo non significa riconoscere la piena autonomia dell’Università dall’economia privata. “Il Cda non può essere un “parlamentino” - ha detto il leader di Fli rispondendo alle critiche mosse contro la nuova Governance universitaria - non ci trovo niente di male a rimodularlo in base a professionalità esterne. Contestare questa riforma - ha aggiunto - significa confermare l’esistente, che ad oggi non va bene”.

In sintesi, per il presidente della Camera l’unico problema di questa riforma sono i tagli decisi da Tremonti; proprio l’opposizione ad essi, infatti, è stata il grande cavallo di battaglia in Aula e sulla stampa di Futuro e libertà. Eppure proprio quello che era l’argomento più popolare del suo discorso è apparso velato di un alone tristemente propagandistico. Interrogato da noi su quali potrebbero essere le voci della Finanziaria da cui attingere i fondi, la risposta di Fini è stata: “Nel Bilancio di uno Stato ci sono tante risorse”.


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