Stando alle ultime notizie, finalmente parrebbe scoperta la VERA professione del Fede(?):
magnaccio(**) d'alto bordo,
ovvero procuratore di puttanelle al suo Signore e Padrone Silvio Primo Ottimo Massimo. Il tutto ovviamente va preso con le dovute cautele, in quanto in Italia se prima non si è passati almeno attraverso duecentoquarantasettemilanovecentosettantanove gradi di giudizio, nessuno può dire con assoluta certezza se lui sia davvero un magnaccio o no.
Se poi si è sotto la cappella protettiva del PresDelCon i duecentoecceccecc. diventano diciottomiliardiduecentoventisettemilioniecceccecc i gradi necessari perché si possa affermare e sostenere che Emilio Fede è un magnaccio.
Fino ad allora quindi atteniamoci ai se e ai ma, alle supposizioni e ai si dice.
Comunque sia il dubbio che lui non fosse un vero giornalista, lo avevamo avuto da sempre, e quindi anche il dubbio che questo NON MESTIERE di giornalista era solo un alibi per poter spacciare le puttane (e anche altra roba).
Ma era solo un nostro dubbio intendiamoci.
Non che ora sia una certezza, ma il dubbio si fa sempre più forte.
Tutto questo è al vaglio degli inquirenti e prima o poi, prima che l'universo imploda nel Big Crunch (cosa che potrebbe avvenire fra una ottantina di miliardi di anni) speriamo di riuscire a gettar luce sull'intera vicenda e soprattutto sul vero mestiere di Emilio Fede che ci appassiona tantissimo a tutti noi.
FORZA EMILIOOOO SIAMO TUTTI CON TE!!!
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(*) Lo sappiamo lo sappiamo che ci costa 350 mila euro al giorno di multa (che paghiamo noi ITALIANI) l'occupazione abusiva di quella frequenza che la Corte Europea aveva assegnato a Europa 7, ma che volete che siano? Praticamente il costo di una cinquantina di puttane al giorno per il Regale Augello di Sua Maestà Silvio.
(**) Lo so che in italiano si dice "magnaccia" al femminile, ma in Sicilia, terra d'origine del nostro Fede(lissimo), la vera dizione di quella nobile professione è trascritta al maschile.
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(da Repubblica.it)
I VERBALI
"Ad Arcore c'erano ragazze piccole
e Fede faceva le selezione, decideva lui"
L'interrogatorio di Nadia: "SIlvio diceva 'avanti un'altra'". E il Cavaliere parlò con la mamma della escort: "Signora cosa posso fare per lei?"
di SALVO PALAZZOLO e FRANCESCO VIVIANO ROMA - Le "marchette" con il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Le performance sessuali nella villa di Arcore, anche con "ragazze piccole d'età, di 17-18 anni". E nel bel mezzo del festino persino un saluto telefonico del premier alla mamma della escort. Nadia Macrì, ex cubista e ragazza immagine di Reggio Emilia, ha raccontato questo e molto altro in un lungo interrogatorio che il 26 ottobre scorso è stato convocato dai sostituti procuratori di Palermo Marcello Viola e Geri Ferrara in una caserma dei carabinieri di Bologna. "Verbale di assunzione di sommarie informazioni testimoniali redatto nell'ambito del procedimento penale numero 11178/10..." . I magistrati siciliani cercavano solo alcuni riscontri alle dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia, Perla Genovesi, ex assistente parlamentare e trafficante di droga, che è amica di Nadia Macrì. Si sono ritrovati un dettagliato racconto, che è adesso il cuore di un'inchiesta per induzione e favoreggiamento della prostituzione. Da due giorni, l'indagine è stata ormai trasferita dalla Sicilia alla Procura di Milano, "a carico di noti": sono Lele Mora ed Emilio Fede.
La prima volta
"Ho conosciuto una persona che lavora per Lele Mora. Mi fa: "Vuoi guadagnare un po' di soldi? Ti porto dal presidente. Guadagni, ti metti in tasca... ". Il passo fu breve. Racconta Nadia Macrì ai magistrati: "Sono andata a casa di Lele Mora, c'erano anche altre ragazze. Da lì aspettavamo l'autista per andare dal presidente". Ma prima, avrebbero fatto una tappa "nello studio di Emilio Fede". Spiega la testimone: "Fede è secondo me quello che decide. "Tu vai bene, tu non vai bene"". I pm domandano: "Perché, lui faceva una selezione?". La risposta è secca: "Sì". Questa la descrizione fatta dalla Macrì: "Sì, una selezione tipo, "Tu come ti chiami, di dove sei?". Però, poi, siamo andate via tutte". Erano sette quella sera le ospiti in partenza per Arcore. C'era una festa a casa Berlusconi: "Ho visto Apicella. C'erano poi notai, avvocati, gente di prestigio - la descrizione della Macrì non è molto precisa sul punto - non me li ricordo i nomi". Si giustifica con i pubblici ministeri: "A me interessava solo il presidente. Ero lì per lui. Dopo cena, gli altri se ne sono andati a casa. Le ragazze sono rimaste tutte insieme. Andavano con lui. Lui faceva: "Avanti la prossima, avanti la prossima"".
Ma quella prima volta, ad Arcore, non accadde nulla fra il presidente del Consiglio e la ventisettenne cubista di Reggio Emilia. "Abbiamo cenato, abbiamo chiacchierato nel salotto... lui con i suoi discorsi, trallallà, da Hitler a..., "Perché per me è così la storia...". Ma io ero lì per i soldi, non è che io sono una fan di Berlusconi. Per me lui sbaglia, sbaglia parecchio, lui deve fare il presidente, non deve fare queste cosa qua. Cioè, lui è il primo mafioso". I magistrati interrompono la testimone, non vogliono commenti, solo fatti. Lei fa una pausa e riprende: "Quella sera lui mi fa, vieni in Sardegna". Tre giorni a villa certosa.
"Per le due prestazioni sessuali con Berlusconi ho avuto 10.000 euro in totale. I primi cinquemila, in Sardegna. Mi chiamò nel suo ufficio, per darmi una busta. Mi aveva anche prenotato l'aereo per tornare con un volo di linea". Nadia Macrì precisa: "La trasferta in Sardegna fu due giorni prima del terremoto in Abruzzo. Noi eravamo tutte quante lì, e lui poi se ne doveva andare a vedere il terremoto". Erano "25-30" le ospiti di Berlusconi. "Non davano molta confidenza, ognuna aveva la sua camera. Al massimo eravamo due in camera. Nelle stanze c'era anche dell'erba da fumare. Io mi sono fumata una canna di erba con loro. Le ragazze dicevano che l'erba la trasportavano tramite il jet di Berlusconi. Me lo dicevano le ragazze, quelle che erano giuste per lui, quelle che erano sempre sul jet".
Al telefono con la mamma della escort
Nella piscina di Villa Certosa Berlusconi parla al telefono con la mamma di Nadia Macrì. "Gli dissi: "Le posso passare mia madre?" Acconsentì. Lei quasi stava morendo d'infarto quando gli feci il nome di Berlusconi. Ma si riprese subito: "Qua stiamo morendo di fame", disse mia madre. E lui rispose: "Signora, cosa posso fare per lei?". E niente - commenta Nadia Macrì davanti ai magistrati - cosa gli può dire mia mamma. Mica gli può dire "sono felice che mi figlia è a dormire lì con lei"". Alla fine, la signora Macrì tornò a ripetere al presidente: "Qui stiamo morendo di fame". E chiosò: "Ma tanto lei cosa fa?". Berlusconi non rispose. Nadia Macrì dice adesso: "Ha fatto bene mia madre a dirgli così, anche se la chiamata è stata velocissima. Berlusconi non può pagare così, in contanti. Questo è un reato ragazzi, ma stiamo scherzando? È normale che le ragazze sono d'accordo - prosegue la testimone sentita a verbale - io non sono d'accordo su questo fatto qua. Ma non per i soldi, non perché lui mi ha pagato. Lui mi ha pagato bene, però non si paga una persona per farla stare zitta, io ragiono così...". Sembra un fiume in piena questa giovane, nonostante i ripetuti inviti dei magistrati ad attenersi ai fatti di cui è stata testimone. Nadia Macrì insiste: "Io non sto zitta, perché per me comunque è uno schifo questa cosa qua. Mi fa schifo, perché lui deve fare il presidente".
Vita da cubista
"Pensavo che lui mi aiutasse, io gli ho parlato di mio figlio, volevo una mano da lui, lui mi dava soltanto... ". Il racconto della giovane ragazza immagine ai magistrati di Palermo si blocca all'improvviso. Sulle speranze di un tempo neanche troppo lontano, appena sei mesi fa, quando tornò nella villa di Arcore. Lei sperava ancora di entrare al Grande Fratello. "Io l'avevo chiesto anche a Lele Mora - racconta - mi diceva, passa più in là. Sono passata due volte, ma zero. Basta che si sono messi soldi in tasca loro cosa gliene frega di me". Dopo la Sardegna, Nadia Macrì avrebbe trovato il modo di tornare ad Arcore tramite il sindaco di Parma, con cui la testimone dice di avere avuto un rapporto sessuale a pagamento. "Gli ho detto: "Guarda, l'anno scorso, ho conosciuto il presidente in aprile, in Sardegna, gli ho lasciato il mio cellulare, ma lui non si è fatto più sentire. Tu lo conosci per caso?". Il sindaco mi dice: "Tra due giorni il presidente verrà qui a Parma per una conferenza stampa. Se vuoi gli lascio il tuo numero"". L'ambasciata sarebbe andata a destinazione: "Mi chiama il presidente - prosegue Nadia Macrì - e mi fa: "Nadia, mi ricordo di te, come stai?". E poi da lì la seconda volta sono andata a Milano per fare un'altra prestazione". Accadde in piscina. "Tutte quante insieme le ragazze", racconta la testimone. Quella volta, il presidente avrebbe detto a Nadia: "Tu parli tantissimo". Così spiega la testimone: "Mi aveva chiesto, "cosa fai nella vita?". Gli dissi: "Silvio, le marchette". E allora lui fece segno all'altra ragazza che era con me di uscire. Mi riprese: "Queste cose non le devi dire"". Quella ragazza appena uscita dalla stanza del presidente del Consiglio "era piccola di età - ricorda la testimone rispondendo a una domanda dei pm - molto piccola, 17-18 anni".
L'incontro con Brunetta
"Fu Perla Genovesi a mettermi in contatto con dei politici". Nel 2006, Nadia Macrì cercava solo di risolvere un problema di affidamento del figlio. Berlusconi era ancora lontano dai suoi orizzonti. "Andai con Perla nello studio di Brunetta, a Roma. E con Brunetta andai la sera stessa dall'avvocato Taormina. L'indomani, ero a casa di Brunetta, per una prestazione sessuale. E niente, mi regalò dei vestiti, dei gioielli, 2 o 300 euro. Però io volevo stare lì per essere la sua fidanzata. Ma con Brunetta è durato neanche un mese. L'ho visto due volte".
Favoreggiamento della prostituzione
Ma i magistrati sono interessati solo a ciò che può costituire reato. Chiedono: "Per l'attività di intermediazione prima degli incontri ci sono persone che hanno ricevuto soldi da qualcuno?". La risposta: "Secondo me sì, io immagino di sì, mica lo fanno gratis". Per certo, di soldi la giovane ha visto solo quelli che le furono dati da Berlusconi, per due prestazioni. Insistono i magistrati: "Fu lui personalmente a pagarla?". Risposta: "Sì, con i nostri soldi, capito? Noi paghiamo le tasse e lui le fa le tasse".
(04 novembre 2010)
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