martedì 30 novembre 2010

S'io fossi uno studente...

S'io fossi uno studente...
Certo lo sono stato.
Negli anni '60 ero anch'io uno studente.
Nel 67 iniziai a lavorare, nel 68 al grido di:

Operai! Studenti! Uniti nella lotta!

ho fatto IL MIO '68 e avevo "appena" 22 anni.

E appena pochi anni prima la polizia usava sparare sui manifestanti.

Nel '68 no!!!
L'aria stava cambiando.

Nel '69 il ministro del lavoro Donat Cattin ebbe a dire una frase lapidaria a chi lo invitava ad usare il polso forte verso i lavoratori in sciopero:

IO SONO IL MINISTRO DEI LAVORATORI, più che IL MINISTRO DEL LAVORO!!!

Ed era un democristiano!!!

Cazzo!!!
Eppure, nessuno di loro (Ministri o Chicchessia) si permise MAI di dire agli studenti di andare a studiare!

Come minimo lo avrebbero mandato a cagare, e non solo metaforicamente!!!

E io che ero un "lavoratore studente" e quindi coi "polsi duri" e col "cervello aperto", a chiunque avesse detto una frase del genere glielo avrei GRIDATO FORTE:

VAI A CAGARE!!!



(Dal Corriere.it)

Passa un emendamento di Fli su cui c'era il parere contrario dell'esecutivo

Riforma università: governo, doppio ko Berlusconi: «Andate a studiare»

Il premier: «Gli studenti veri stanno a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali»


Passa un emendamento di Fli su cui c'era il parere contrario dell'esecutivo

Riforma università: governo, doppio ko Berlusconi: «Andate a studiare»

Il premier: «Gli studenti veri stanno a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali»

Il tabellone luminoso di Montecitorio che certifica il sì all'emendamento Granata su cui il governo aveva espresso parere contrario (Ansa)
Il tabellone luminoso di Montecitorio che certifica il sì all'emendamento Granata su cui il governo aveva espresso parere contrario (Ansa)
MILANO - La riforma dell'università continua ad essere una vera e propria via crucis per il governo. Dopo le sconfitte dei giorni scorsi l'esecutivo è stato ancora una volta battuto due volte nell'Aula della Camera. La prima volta su un emendamento del gruppo di Futuro e Libertà all'articolo 19 della riforma dell'Università, relativo agli assegni di ricerca. Il testo, su cui c'era il parere contrario di governo e commissione Bilancio, è stato approvato con 277 sì e 257 no. L'emendamento, a firma di Fabio Granata, è relativo, come detto, all'articolo 19 sugli assegni di ricerca che prevede che la norma non possa portare «oneri aggiuntivi» anziché «nuovi o maggiori oneri» com'era la versione precedente. La relatrice Paola Frassinetti, Pdl, minimizza, spiegando che si tratta di un emendamento «tecnico» che non incide sull'impianto della riforma.

SECONDO KO - La seconda volta il governo è andato sotto su tre emendamenti identici di Fli, Api e Pd che prevedono la soppressione della «clausola di salvaguardia» inserita nella riforma dell'università. Con l'approvazione degli emendamenti è stata eliminata la norma che prevedeva una sorta di «commissariamento» per il Ministero dell'Istruzione da parte del ministero dell'Economia nel caso in cui si fossero verificati o fossero in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di spesa.
La discussione del ddl era iniziata in contemporanea alle manifestazioni e ai cortei che i coordinamenti di studenti, ricercatori e dottorandi hanno organizzato in tutta Italia per chiedere all'esecutivo di fare dietrofront su una riforma che viene considerata penalizzante.

«ANDATE A STUDIARE» - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di rientro a Palazzo Grazioli, ha liquidato le manifestazioni dicendo che «gli studenti veri stanno a casa a studiare, quelli in giro a protestare sono dei centri sociali e sono fuori corso». E quanto al ddl in discussione alla Camera ha spiegato che «quella in Parlamento è una buona riforma che favorisce gli studenti, i professori e più in generale tutto il mondo accademico e dunque deve passare se vogliamo finalmente ammodernare l'università». Quanto alle critiche arrivate da più parti, il capo del governo ha rilevato che «è stata discussa con tutte le parti in causa, modificata, migliorata e credo che meglio di così non si potesse proprio fare». Inoltre, ha aggiunto, «introduce maggiore meritocrazia ed è davvero un vantaggio per tutti».

FINI - Critico sulle manifestazioni anche il presidente della Camera Gian Franco Fini: «Gli estremisti che hanno bloccato Roma e causato gravi incidenti non hanno reso un buon servizio alla stragrande maggioranza di studenti scesi in piazza con motivazioni non totalmente condivisibili ma certamente animate da una positiva volontà di partecipazione e di miglioramento delle condizioni della nostra Università». «Per questo - conclude - esprimo la mia solidarietà alle forze di polizia, ai cittadini romani e ai tantissimi giovani in buona fede, la cui protesta è stata strumentalizzata».

SCHIFANI - «I gravi incidenti che oggi hanno paralizzato la città di Roma non hanno certamente giovato alla vita democratica e a chi voleva manifestare pacificamente» sostiene il presidente del Senato, Renato Schifani. «Gli attacchi alle forze dell'ordine - osserva Schifani - sono da condannare assieme ad ogni altra forma di violenza e di facile strumentalizzazione».

BERSANI - Di tutt'altro parere il leader del Pd Pier Luigi Bersani che spiega: «Mi pare che nella stragrande maggioranza studenti e ricercatori si sono mossi in modo pacifico. Ha impressionato la città militarizzata, mai vista Roma così, e se si è arrivati a questa tensione è per irresponsabilità del governo che ha perso la testa e la presa sui problemi del paese». Bersani attacca il governo sottolinendo che «non sarà in grado di portare a termine questa riforma nella sua applicazione». «Non riapriamo il tema di chi è fuori corso perchè creerebbe nella maggioranza più imbarazzi di quelli provocati da Wikileaks» ha aggiunto il segretario del Pd rispondendo ai giornalisti sulle affermazioni del premier Berlusconi sul fatto che i «bravi» studenti sono a casa a studiare e non in piazza.

POLEMICA SICUREZZA- Roma è stata «assediata da una vera e propria tenaglia militare, che ricorda altre epoche e altre capitali: Roma blindata e sequestrata come Santiago del Cile» ai tempi di Pinochet fa eco a Bersani Nichi Vendola, presidente di Sinistra ecologia libertà, sulla gestione dell'ordine pubblico da parte del ministro dell'Interno, Roberto Maroni.
E da quest'ultimo arriva immediata la replica alle accuse di Vendola: « «Io ho il compito di gestire l'ordine pubblico e evitare incidenti e l'assalto ai luoghi sacri della democrazia, come avvenuto la scorsa settimana in Senato. E mi pare che tutto sta avvenendo con grande responsabilità delle forze dell'ordine che hanno subito violenza e stanno gestendo una situazione molto complicata».

LA NORMA ANTI-PARENTOPOLI - Tra gli altri voti collegati al ddl di riforma universitaria va segnalato quello sulla norma cosiddetta «anti-parentopoli». La proposta del governo, concretizzata in un subemendamento della commissione, è passata con il voto favorevole di maggioranza e opposizione. A favore ha votato anche Fli, mentre dall'Idv è giunto un voto contrario. La nuova norma prevede che siano esclusi dalla chiamata candidati che siano parenti e affini «fino al quarto grado compreso, un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata; o con il rettore, il direttore generale o con un consigliere di amministrazione dell'ateneo». Contraria l'Idv, che pure ha presentato un emendamento anti-parentopoli perchè, come ha spiegato in aula Borghesi, «un professore, con una lettera di appena due righe può facilmente uscire da un dipartimento e il giorno stesso, con un altrettanto breve missiva, rientrarvi. Non va inoltre dimenticato che, secondo la Cassazione, nepotismo e familismo sono reati. Questo subemendamento che propone la nuova linea del governo, svuota di contenuto il nostro emendamento. Per questo non possiamo votarlo».

LIMITI PER I DOCENTI A CONTRATTO - Un altro emendamento, quello presentato dall'on Mazzarella del Pd, avrà invece come effetto lo stop alla proliferazione dei docenti a contratto nelle università. Il testo è stato appoggiato anche dalla maggioranza e prevede che «i contratti a titolo gratuito non possono superare nell'anno accademico il 5% dell'organico dei professori e ricercatori di ruolo in servizio presso l'ateneo». Inoltre, in base ad un emendamento a prima firma di Latteri, Gruppo Misto, i contratti di docenza (oggi spesso abusati per coprire i vuoti di organico) possono essere rinnovati per «un periodo massimo di cinque anni».

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